Il Mio Cavaliere Dalla Scintillante Non Mi Ricordo Cosa

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Era in giorni come questi che Addison si ricordava quanto odiasse vivere a Seattle, il che avveniva abbastanza spesso. Pioveva. Addison odiava la pioggia. Le ricordava quella notte con Mark a New York, Derek l'aveva buttata fuori di casa, sotto la pioggia, senza pensarci due volte.
Erano le sette di mattina, non aveva in programma nessun intervento nella giornata, ma Richard le aveva chiesto di venire di buon'ora in ospedale per seguire gli specializzandi della Bailey.
Miranda sarebbe rimasta a casa per seguire il figlio appena nato e lei avrebbe aiutato i suoi cinque stagisti in caso di bisogno.
Arrivò nel parcheggio dell'ospedale dopo quelle che le sembrarono ore, il traffico per le strade, dovuto alla pioggia, aveva contribuito a rovinare il suo umore già nero.
Possibile che con due gocce d'acqua nessuno sapesse più guidare?
Tirò il freno a mano e rimase per alcuni secondi a fissare con gli occhi i tergicristalli che spazzavano da una parte all'altre le gocce d'acqua dal vetro.
Continuò a seguire il loro movimento, quasi imbambolata.
Si mosse sul sedile lasciando cadere lo sguardo sul quadro del cruscotto: erano le 7.05
Sbuffò l'aria fuori dalla bocca che si addensò nella macchina andando a formare una nuvola di vapore.
Sfilò la chiave dal quadro spengendo il motore, che starnutendo gli ultimi colpi di benzina, si spense.
Rimase ancora a contemplare l'idea di fare retromarcia e tornare in hotel fingendosi malata, a breve i vetri si sarebbero appannati a causa della differenza di temperatura e nessuno avrebbe notato la sua presenza.
Proprio in quell'istante, in cui il suo desiderio stava prendendo forma, il suo cellulare lampeggiò segnalando l'arrivo di un messaggio. Prese quest'ultimo con la mano libera e lo sbloccò con un semplice gesto.
Il messaggio di Callie comparve sullo schermo:

Smettila di nasconderti in macchina e sbrigati ad entrare che ho delle novità. Novità interessanti.

Niente da fare, l'avevano beccata. I suoi piani di fuga erano andati in fumo.
Armata di santa pazienza e una buona dose di coraggio afferrò la borsa spingendola sotto il braccio per coprirla il più possibile con il cappotto e si preparò ad aprire lo sportello.
Corse dalla sua auto alle mura del Seattle Grace e,nonostante avesse percorso la distanza il più velocemente possibile, varcò la soglia dell'ospedale completamente bagnata. Le sue ciocche ramate erano gonfie d'acqua, il cappotto era completamente zuppo, come le sue scarpe d'altronde. Bagnata dalla testa ai piedi.
Se a causa della pioggia questa mattina il suo umore fosse cattivo, ora era decisamente pessimo.
Non c'era niente che odiava di più della pioggia. Niente.
Attraversò la hall dell'ospedale non rivolgendo la parola a nessuno, se solo gli sguardi avessero potuto bruciare, il Seattle Grace sarebbe andato a fuoco.
Sentì in lontananza il ding dell'ascensore che segnalava l'apertura delle sue porte.
L'ultima cosa che le serviva questa mattina sarebbe stato farsi cinque rampe di scale a piedi; affrettò il passo per raggiungere l'ascensore prima della chiusura delle sue porte.
Ce l'aveva fatta per un pelo!
Una volta dentro allungò il braccio per selezionare il piano e si accorse in quel momento che il pulsante sul quadro era già illuminato, segno inequivocabile che qualcun altro era in ascensore con lei. Qualcuno che per tutto questo tempo si era goduto la scena in religioso silenzio.
Si girò su se stessa pregando che non fosse Derek.
Le cose tra loro stavano andando bene ultimamente, i rapporti erano tornati a essere civili, se per civili si intendevano rapidi e fugaci saluti la mattina e la sera prima di andare via, o conversazioni puramente mediche qual'ora si trovassero a lavorare sullo stesso caso. Almeno in pubblico sembravano andare d'accordo come un tempo.
Questo però non toglieva il fatto che condividere con il suo ex-marito le corse in ascensore, completamente soli, non fosse una cosa piacevole.
Nel momento esatto in cui si girò, si scontrò in quel sorriso maledetto. Sorriso di chi sapeva benissimo quali tasti premere per far fare alle donne ciò che voleva. O almeno tutti quelli che doveva premere con lei.
L'ascensore era da sempre stato set di momenti imbarazzanti. Più di una volta si era ritrovata incastrata nell'abitacolo con Derek e Meredith, mentre alle sue spalle i due si scambiavano occhiate piene d'amore.
Aveva beccato suo marito, no ex-marito, annusare i capelli della sua stagista in una sorta di giochino erotico contorto.
Possibile che Derek non sapesse flirtare come un vero uomo?
Era dell'odore del suo shampoo ai chiodi di garofano che si era innamorato?
Fortunatamente per lei l'uomo che si ritrovò di fronte non era Derek. Non che condividere il piccolo spazio con Mark Sloan fosse piacevole, soprattutto dopo il loro ultimo incontro.
Poteva andarmi peggio, pensò. Curvò le labbra in un sorriso tirato e si girò nuovamente verso le porte dandogli le spalle.
Rimasero in silenzio in un primo momento, in attesa che l'ascensore riprendesse la sua corsa.

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