Un uomo semplice

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Corey Jeane era un bravo ragazzo, niente di speciale ma di lui nessuno aveva di che parlar male. Alto, atletico, appena ventenne, amava tutti gli sport che lo portassero a contatto con i ragazzi della sua età; non amava giudicare e non dava consigli se non richiesti. Aiutare il prossimo era una delle priorità che si era dato quando, all'età di sette anni, aveva visto in televisione quello che sarebbe diventato il suo idolo, anzi, l'idolo di tutti. 

Smoothie Jay era stato per tutti solo un tranquillo uomo di circa quarant'anni che amava aiutare gli altri nel suo piccolo, donando molte delle sue ore alle persone che più ne avevano bisogno, e con una stazza proporzionale alla sua goffaggine ma tutto improvvisamente era stato stravolto quando, nel mezzo di un devastante incendio aveva unito uno dei suoi peggiori difetti alla sua migliore virtù.

Quella sera era arrivato l'inferno nel suo quartiere; il panico si era impossessato di ogni anima di quel luogo, dal più anziano al più giovane cercavano una via d'uscita, di salvezza: mentre tutti cercavano di scappare, Smoothie Jay era inciampato perdendo una delle ciabatte con cui era uscito frettolosamente di casa. Nella concitazione del momento sembrava che nessuno notasse quel gigante rannicchiato su stesso per evitare di essere calpestato, aveva capito che più si fosse rialzato più lo avrebbe buttato giù, l'unica cosa sensata da fare era fermarsi e pregare che le fiamme non lo raggiungessero troppo presto, ma proprio lì, in quei momenti così drammatici aveva percepito un suono, un pigolio di parole che proveniva da una rimessa a circa venti metri da lui; le urla di terrore erano talmente alte da impedire di comprendere bene ciò che diceva, ma Smoothie riuscì comunque a capire che quella vocina chiedesse un aiuto. Si fece forza e decise di sfidare l'inferno che stava arrivando e che si era creato attorno a lui. Entrato nella rimessa come semplice uomo senza particolari pretese, ne uscì come un eroe popolare, il beniamino di tutti per aver salvato i tre bambini lì nascosti e per aver perso, purtroppo, nell'incendio le donne della sua vita ovvero la sua amata madre e la giovane moglie . Quando, circa dieci dopo, Corey seppe che sarebbe andato ad abitare nella casa accanto alla sua, lo prese come un segno del destino e come un invito a proseguire la sua missione salvifica nel mondo.

Palloncini, magliette, libri... la legge del merchandising si era messa in modo per assicurarsi un guadagno da quella bella storia, molti le voci che gridavano allo scandalo, ma Corey non aveva nulla da ridire, perché era il suo mito e ciò a cui avrebbe aspirato per il resto della vita. Doveva in qualche modo guadagnarsi da vivere, no? Essere un eroe non porta molto guadagno, soprattutto in un tempo come quello odierno dove più ci si mostrava disonesti e più si era un Signor qualcuno.

Smoothie, invece, con la sua simpatia, il suo sorriso su quelle smunte guanciotte coperte da una fitta peluria biondastra e, soprattutto, con la sua goffaggine aveva conquistato il cuore di molti, se non di tutti.

Famose erano le sue scivolate sui gradini del talk del giovedì sera, o la sua timidezza verso le donne: una volta, durante un'intervista da inviato, era caduto addirittura per sbaglio nel lago cittadino, scatenando orde di risa entusiaste. Ma lui non era mai arrabbiato, godeva nel vedere felici gli altri. Certo, c'era chi lo denigrava per la sua presunta troppa esposizione pubblica, ma come fare a trasmettere dei valori senza parlarne al pubblico? Corey ne era certo, la via nella vita sarebbe stata quella di essere un buon cittadino e un ottimo ragazzo. Da ben due anni faceva volontariato nell'ospedale del suo quartiere e aiutava animali indifesi del canile a passare i loro ultimi giorni nel miglior modo possibile. Per questo, quando dopo il suo mito e nuovo vicino di casa l'aveva invitato a prendere un the a casa sua dal quale poi non era più uscito e dopo che si era ritrovato rinchiuso in un antro segreto del seminterrato, si era sentito totalmente smarrito. La testa gli pulsava incredibilmente e dalla bocca gli usciva un fiotto continuo di saliva, dovuto probabilmente alla droga usata per stordirlo, messa nel the. Cercò di muovere un braccio, ma indietro gli ritornò un rumore di catene: era stato incatenato alla parete. Corey cercò di guardarsi intorno, ma era troppo buio persino per capire se fosse sdraiato per terra o su un letto rigido, l'unica cosa che sapeva era che fosse nudo e che nessuno sapeva dove fosse. Aveva sonno e freddo, tastando intorno a lui non trovò coperte, nemmeno uno straccio, nulla di nulla. Si addormentò rannicchiato su stesso, troppo spaventato per pensare.

Erano passate delle ore o pochi minuti quando sentì un rumore di strusciamento e improvvisamente della luce artificiale lo investì.

«Ben svegliato, mio buon amico» Smoothie lo guardava intensamente: l'uomo era sempre lo stesso, la sua aveva polo color malva, un paio di pantaloni di velluto a coste larghe; i suoi occhiali enormi erano sempre nella stessa posizione eppure Corey si disgustò nel notare per la prima volta che, quegli occhi considerasti così espressivi erano in realtà pervasi da una malizia, da un qualcosa di sordido ed indefinito al contempo. Questo era il vero Smoothie Jay Andersen, questo era l'uomo che Corey aveva preso per modello in tutto quel tempo.

«Tieni, mettiti questo» gli lanciò una busta, con all'interno una coperta ruvida e grezza; indicò a destra «Lì c'è il secchio dove farai i tuoi escrementi» indicò a sinistra «lì c'è in materasso, la luce ti sarà fornita solo se farai ciò che ti dirò e ti dimostrerai degno della mia fiducia».

«Cosa vuoi? Da me, cosa cazzo vuoi?» il ragazzo sbottò, urlando.

Uno sbuffo «Cos'è questo linguaggio? Non volevi essere come Smoothie, l'Imperfetto eroe cittadino?» Corey urlò disperato ma si accorse, guardandosi attorno che nessun suono avrebbe lasciato quel posto: tutto era stato insonorizzato in modo professionale, i muri erano completamente ricoperti per evitare che anche la sua voce lasciasse quel posto.

«Tranquillo, ho già in mente una compagna adatta a te», Smoothie uscì fuori dall'antro prima che la busta gettatagli contro da Corey lo prendesse in volto e, poi spostò la scarpiera che fungeva da porta per chiudere di nuovo la sua vittima dentro.

Passò una settimana in cui Corey poté vedere la luce soltanto durante l'orario dei pasti, cosa che lo stava distruggendo mentalmente più di quell'attesa snervante per ciò che sarebbe dovuto accadere di lì a poco. Poi, un giorno, non sapeva neanche più quale, si svegliò e con la mano sentì qualcosa di morbido e sodo al tempo stesso: ormai era abituato al buio, il senso del tatto era stato amplificato, riusciva a sentire l'umido delle pareti, il morbido bagnato del muschio, dei viscidi pavimenti. Ma quella cosa era nuova, non l'aveva mai sentita prima e, la cosa lo fece sobbalzare dal terrore: si muoveva! Si allontano di scatto dal suo letto e si gettò nel punto più lontano che la catena gli consentisse: cosa gli aveva portato quel pazzo? Un cane? Un gatto mezzo morto? Che cavolo era?

Sentì dei mugolii molto simili ad una voce femminile. Non avrà...

Luce, Smoothie entrò; nel suo sguardò un'aria trionfante.

«Corey, ti presento Charlotte» il ragazzo si girò e quello che vide fu una giovane ragazza, di circa la sua età; era nuda e i lunghi capelli ondulati ne coprivano a mala pena il petto. Si era svegliata e negli occhi, oltre al residuo di barbeturici, vi era paura. Tanta paura. Corey voleva avvinarsi per calmarla ma, appena ci provò, lei si ritrasse. La conosceva, era nella sua stessa scuola... non si erano mai parlati ma sapeva di vista chi fosse.


«Bene, bene...vedo che avete fatto amicizia. Da oggi vi dovrete considerare marito e moglie» Si sfregò le mani. 

«Potete cominciare a consumare il matrimonio.»


Note: prima storia su questo sito ma non in assoluto, ha una sua gemella su un altro sito anche se qui è stata molto sistemata... diciamo che era invecchiata molto male. Non so molto come funzioni da queste parti, spero che possa attirare un minimo di attenzione e niente, fatemi sapere cosa ne pensate



Un uomo sempliceWhere stories live. Discover now