Prologo

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•Prologo•

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Rever si ritrovó a digrignare i denti dal dolore, i palmi delle mani che premevano a terra insieme alle ginocchia che tremavano in modo incontrollabile. Quel dannatissimo portale gli aveva riaperto le ferite, non che in realtá si fossero chiuse durante quella notte, ma almeno non sanguinavano piú.

In quel momento invece si ritrovava la camicia bianca immacolata con varie macchie di sangue ormai secco sui polsini, e se girava il capo e posava gli occhi sulle sue spalle, poteva notare altre macchie anche lí. Era a causa di quei dannatissimi pezzi di vetro dello specchio della toeletta di quelle principessine viziate, sbriciolatosi non appena le due ce lo avevano scagliato contro, rivelandogli la posizione del libro.

Tch, due mocciose, senza alcuna ombra di dubbio.

Il corvino le disprezzava tanto quanto gli altri reali, qualsiasi famiglia reale di ogni singolo regno, a cominciare da quello dal quale lui proveniva. Lo avevano esiliato quando ancora era solo un bambino, aveva due anni quando era stato allontanato da sua madre e poi abbandonato su delle rocce che costeggiavano il mare.

Non ricordava molto di quel giorno, non ricordava nemmeno come fosse riuscito a sopravvivere, sapeva solo che di punto in bianco si era ritrovato in mezzo a un gruppo di ragazzi che rubava per vivere, i quali come lui non avevano né una casa, né una famiglia.

Imprecó mentalmente mentre si guardava intorno e usciva dalla solita trance alla quale si abbandonava ogni volta che usciva da un portale. Si trovava in una stanza avvolta nel buio, e attorno a lui non riconosceva nemmeno un arredo. Che poi, arredo... erano oggetti strani ai quali non riusciva nemmeno a dare un nome. Cominció con il guardare il pavimento sotto di lui, e ovviamente non era di pietra come quello delle segrete dove si trovava pochi istanti prima.

L'ultima cosa che aveva visto prima di venire risucchiati dal vortice luminoso, pieno di energia magica, erano quelle due stupide ragazzine che continuavano a infastidirlo.

In ogni caso, spostando lo sguardo riuscí a scorgere una grossa macchia scura sul pavimento, poco piú in lá. Non riusciva a distinguere il colore esatto, ma non ce ne fu bisogno perché ció che se ne stava sopra riuscí a spiazzarlo abbastanza da farlo rimanere per la prima volta nella sua vita senza parole.

Rever indietreggió di qualche passo, costretto a mandare giù un conato alla vista del ripugnante ammasso di carne maciullata grondante di sangue che gli stava davanti.

-Te la sei cercata tu, brutto coglione...- mormoró in quello che fu a mala pena un sussurro. Ne aveva visti di cadaveri, era addirittura lui ad uccidere qualcuno se serviva, ma non ne aveva mai visti di martoriati in quella maniera cosí tanto macabra.

La testa di Qênān era rivolta verso l'alto, gli occhi sbarrati e la bocca stirata in una lunga linea piatta. Poi Rever passó in rassegna il resto di quello che riusciva a vedere.

La testa era insieme al busto ovviamente, ma il resto del corpo non c'era. Il sangue proveniva appunto dal corpo diviso a metá e privato del bacino e delle lunghe gambe che avevano sempre contraddistinto il ragazzo, per le quali lui si prendeva spesso e volentieri la libertà di prendere in giro Rever per la sua bassa statura. Del corpo era rimasto un braccio tirato in avanti, che ora ricadeva in alto, le dita piegate come pronte ad afferrare qualcosa.

Anche Qênān era stato risucchiato dal portale, il problema era che era stato bloccato dalle sbarre e soltanto poche parti del suo corpo erano riuscite a passare. Quindi ora l'uomo si ritrovava un fottuto cadavere da far sparire, e anche alla svelta. Rever per la prima volta non aveva la piú pallida idea di dove era finito, e non poteva rischiare che in quella stanza dove si trovava lui entrasse qualcuno e lo vedesse intento a ripulire una pozza di sangue.

Somnum Exterreri Vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora