Capitolo Primo

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Non è da molto che mio padre si è risposato, cosa prevedibile in quanto la mancanza di mia madre si notava dal suo viso stanco e dalla casa silenziosa. Il giorno in cui mi presentò la sua nuova donna trasalì, era un po' più alta di lui e la sua pelle pallida e il suo portamento lasciavano intendere che proveniva dal nord, ma mi sbagliai.
Quelli del Nord erano conosciuti dai loro occhi scuri e dai loro lineamenti che erano rilassati come se non avessero preoccupazioni, lei invece aveva il viso così teso e gli occhi di un azzurro così glaciale che rabbrividì al primo contatto visivo, che durò solo pochi secondi, per mia fortuna.

«Senti Ada» mio padre mi spinse in cucina tenendomi dalle spalle con le sue mani fredde e ruvide «lo so che forse non è una delle notizie migliori, ma per favore sii gentile con lei» la sua voce era bassa, ma quando si voltò verso la donna che era lì immobile, divenne un sussurro, come se mi stesse confidando un segreto «non posso occuparmi di tutto da solo, capisci? Il mio nuovo lavoro mi tiene occupato quasi tutto il giorno e non posso badare a te, e tu devi studiare» io annuii. Gli avrei voluto dire che bastavo io, che mi sarei presa cura io della casa, ma non lo feci, perché in fondo sapevo che aveva ragione, non potevo occuparmi di tutto, e un'altra mano non avrebbe fatto male a nessuno, e chi lo sapeva forse potevamo diventare amiche, pensai, ma avevo torto.

Passarono un paio di anni da quando mio padre me la presentò, e da un bel pò di tempo mi aveva detto, quasi come se fosse mio obbligo, di chiamarla mamma, ma per me lei non si avvicinava minimamente alla figura materna. Era spesso assente, quando stava in casa cucinava per poi sedersi in silenzio davanti alla finestra origliando e spiando la vita di altre donne che vivevano accanto a noi mentre ricamava, era il suo passatempo preferito, e quando era fuori non sapevo proprio cosa stesse facendo ma sapevo solo che non faceva quello che aveva detto di fare. Quindi per me era solo un fantasma che viveva nella stanza accanto, una fantasma sconosciuto che non avrei mai riconosciuto come parte della famiglia ne parte di questa casa. Questa mia disinvoltura verso questa presenza mi venne facilitata perché non le stavo simpatica anche se non lo lasciava a vedere quando c'era mio padre, ma quando eravamo sole era un altro problema, mi evitava come io evitavo lei, mi parlava solo per impartire ordini o per avvisare che la cena era pronta. La situazione si complicò quando la mia lingua divenne più tagliente e iniziai a rispondere a volte disobbedendole e lei la prese come una fase della mia adolescenza, la fase della ribellione e varie cose che lei mise in testa a mio padre che accosentì al mio "addestramento" per essere una ragazzina per bene ed educata. Non serve che io dica che per me era solo una punizione, perchè è questa quello che era, una punizione. E così passai le mie giornate a passare lo strofinaccio in ogni angolo della casa, dovevo lavare e stendere tutti i panni sporchi, mi insegnò a cucinare e a cucire. La mia vita stava esplodendo o forse ero io quella che stava per esplodere, e quando sembrava che stessi per arrivare al limite della sopportazione, la matrigna annunciò, con mio dispiacere , di essere in dolce attesa. Questa scusa la rese pigra, così tanto pigra che divenni la sua schiavetta personale, le toglievo gli abiti da notte, le pettinavo i capelli e a volte le preparavo il bagno, e non era neanche passato un mese dalla gravidanza. Ero veramente esausta. Ma non potevo di certo lamentarmi.

Cosa avrebbe dovuto fare poi mio padre con lei? Abbandonarla? Che figura ci avrebbe fatto lui? Lo leggo già su tutti i giornali "Marcus Liroy abbandona la moglie in attesa per i capricci della figlia" e me lo immagino incatenato pronto per la sua esecuzione accusato di essere stato il marito peggiore al mondo, sempre se esiste questa condanna. Cacciai quei pensieri ridicoli e mi misi in marcia per il mercato di Città del Fiume, la capitale del Regno di Noscaaìsi, non lontana dalla periferia.

«Ada» un braccio mi circondò il collo, era Sylvia, la figlia del fioraio «anche io sto andando al mercato. Andiamoci insieme così chiacchieriamo. Spero non ti sei scordata che tra un paio di giorni è il mio compleanno»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 05 ⏰

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