Mi chiedo spesso se tu sei
Felice come me
Se poi ti basta quello che ci unisce
Un po' d'amore e poche regoleAlexander non poteva fare a meno di essere agitato mentre percorreva la strada che lo separava dall'amore della sua vita. A volte si chiedeva se fosse possibile essere così felice insieme a qualcuno come lui lo era con Magnus. E si chiedeva anche se Magnus fosse felice allo stesso modo. Magnus era un mistero persino per lui. Per tutta la vita aveva dovuto ricorrere a molte maschere dietro le quali nascondere i suoi sentimenti. C'era stato un periodo durante il quale Alec dubitava che il Magnus che conosceva non fosse altro che un'altra di quelle maschere. Oramai aveva smesso di pensarci. Magnus gli aveva regalato un pezzo della sua vita -un taccuino su cui aveva scritto alcuni suoi aneddoti- che Alec portava sempre con sè, anche in
quel momento. Nonostante questo Alexander faticava a credere che a Magnus potesse bastare amare una persona come lui. Alec si riteneva una persona ordinaria, sempre in secondo piano rispetto ai fratelli. Non che gli dispiacesse-oramai era abituato a vivere di luce riflessa ed a considerarsi solo un pezzo della coda della cometa che erano Jace e Isabelle- anzi, quasi non ci faceva caso.
Magnus non la pensava allo stesso modo. Lui lo faceva sentire la persona più importante del mondo, e questo per lui era strano, considerando che Magnus, al contrario di lui, brillava quasi come un sole. Letteralmente. Il suo modo di vestirsi, parlare, perfino di camminare, erano simboli del suo essere speciale. E ad Alec questo piaceva, ma non riusciva a capire come potesse piacere a questo sole che, da un anno a quella parte, illuminava la sua esistenza.
Allora saliremo sopra il cielo
A piedi nudi mano nella mano
Andiamo dritti fino al paradiso
Un po' più suQuel giorno era un giorno speciale. Era il loro anniversario. Magnus aveva preparato tutto fin nei minimi dettagli, ed ora aspettava l'arrivo del suo fidanzato seduto su una panchina di Central Park. Il cuore batteva forte e non riusciva a calmare il respiro. Non si era mai sentito così in tutta la sua lunga esistenza. Per calmarsi cercò di guardarsi intorno. A quell'ora della sera non c'era praticamente nessuno, tranne una coppietta che passeggiava mano nella mano. Di punto in bianco i due si bloccarono. Il ragazzo si girò in modo da avere la ragazza di fronte e s' inginocchiò. Magnus si concentrò sul cestino da picnic che aveva in grembo per evitare di andare in iperventilazione. Era così concentrato da non accorgersi
del ragazzo che l'aveva raggiunto.
"Magnus... scusa il ritardo"
Magnus alzò di scatto la testa e si ritrovò a fissare il suo angelo personale.
"Finalmente sei arrivato, fiorellino"
"Nonchiamarmicosì" borbottò lui mentre diventava color pomodoro. Magnus rise. Ogni volta che lo vedeva arrossire si sconvolgeva. Era così tanto abituato a fare da sfondo ai fratelli che qualsiasi attenzione lo metteva a disagio. Magnus sapeva che Alec credeva di essere soltanto un pezzo della coda di una cometa ed era totalmente contrario a questa linea di pensiero. Secondo lui Alec era una nebulosa, che può sembrare insignificante se vista da lontano, ma che, se ci si avvicina, diventa uno spettacolo straordinario.
Magnus si alzò e prese la mano del suo ragazzo. Lo guidò fino ad un punto così isolato del parco da sembrare un luogo a sè stante. Aprì il cestino e tirò fuori una coperta che stese a terra. Si sedette su
di essa trascinando Alec con sè e si stese. Sentì Alec che si accoccolava al suo fianco, come un micetto bisognoso di attenzione.
"Stanotte il cielo è bellissimo" disse Alec.