~ Prologo ~

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Ogni volta che chiudevo gli occhi quelle maledette immagini si ripetevano nella mia testa senza sosta: una stanza buia, dei passi in lontananza e, infine, quell'uomo che mi picchiava fino allo sfinimento.

I ricordi erano rimasti intatti. Sentivo ancora il dolore per ogni pugno che mi aveva sferrato allo stomaco e il sapore ferroso del sangue in bocca.

Ogni volta che staccavo la musica, unica via di salvezza dalla mia stessa e atroce memoria, la voce di quel lurido bastardo diventava sempre più vivida. Continuava a gridare contro la mamma con una cattiveria disumana, parole atroci di cui all'epoca ignoravo persino il significato ma che, crescendo, avevo imparato a conoscere e odiare.

L'ultimo episodio era stato tra i più terribili: avevo intuito fin da subito che non sarebbe riuscito a stoppare la sua ira e sarebbe finita nel peggiore dei modi.

Quella sera ero sotto il letto con le orecchie tappate mentre trattenevo il pianto. Sapevo di non avere scampo, che in ogni caso sarebbe arrivato il mio turno.
Non potevo fare nulla per fuggire dalla sua furia.

Capitava spesso che si ubriacasse e tante volte la mamma riusciva a proteggermi, a destarlo dal picchiarmi, ma c'erano dei giorni in cui nemmeno a lei veniva risparmiata la brutalità di quell'animale.

Quella notte non avrei potuto salvarmi nemmeno io.

Avevo sentito ogni schiaffo inferto sul viso di mamma e, quando aveva raggiunto il limite di sopportazione e si era chiusa nel mutismo più assoluto, avevo sentito chiaramente i passi di quel mostro farsi strada e raggiungermi nella camera da letto, pronto a tirarmi fuori dal mio nascondiglio e pestarmi finché non si fosse esaurita tutta la sua rabbia.

La porta si era aperta lentamente e il rumore dei tacchi consumati incombeva su di me.
Come una volpe raggomitolata su se stessa, avevo ridotto il mio corpo a una minuscola palla impaurita, ma in un secondo le sue dita avevano raggiunto la mia caviglia tirandomi per portarmi allo scoperto.
Penzolavo dalla sua mano come un topolino issato per la coda e, alla fine, non riuscii a trattenere le lacrime che caddero copiose sulla fronte spinte dalla forza di gravità.

«Non puoi nasconderti da me!» esclamò prima di ridere maleficamente e iniziare a scagliare dei colpi che mi fecero mancare l'aria più e più volte.

Per ogni ceffone che ricevevo, il dolore si faceva sempre più intenso.
Infine, con un ultimo colpo secco sul mio piccolo stomaco, scivolai a terra, dove rimasi inerme.

«Che hai fatto, bastardo?! Come hai potuto ferire una creatura innocente? Tesoro, tesoro...» la voce della mamma mi raggiunse a malapena, stavo per crollare. Non riuscii a proferire parola per il timore di prenderne ancora, restai immobile tra le braccia della donna che mi cullava disperatamente.

«Tu, sporca schifosa, non immischiarti» le afferrò i capelli tirandole la testa indietro. «Quell'abominio non merita di vivere e nemmeno tu!» la scaraventò verso la sedia della scrivania, facendola collassare a terra, mentre una pozza rosso cremisi cresceva a dismisura, raggiungendo anche me.
«M-mamma...» sussurrai, mentre i miei occhi guizzavano da lei a mio padre, che aveva lo sguardo perso e iniettato di sangue. Rise di nuovo e, voltandosi nella mia direzione, mi fissò e mi colpì con una forza tale da farmi precipitare nell'oscurità.

Quella notte mi risvegliai in ospedale, senza comprendere chi mi avesse portato in quel luogo sicuro.

Iniziai a piangere.

Avevo solo nove anni e volevo la mia mamma, ma lei non c'era e, al suo posto, l'unica donna che incontrai fu l'assistente sociale che mi fece qualche domanda, a cui io risposi con titubanza e che, qualche giorno dopo, mi condusse in orfanotrofio.

Ero alla deriva e col tempo crebbe in me un odio smisurato verso quelle persone che mi avevano gettato come spazzatura.

Mi sentii tale per tutti gli anni a venire, per ogni famiglia che arrivava e che sceglieva ogni volta un bambino diverso da adottare, per tutte le case in cui avevo vissuto e che, puntualmente, dovevo cambiare per il mio atteggiamento scontroso e irascibile.

Ero immondizia, lo sapevo, e col trascorrere della mia adolescenza capii di dover attendere l'arrivo di una giusta opportunità per farmi strada nel mondo con le mie sole forze.

Quando finalmente giunse il giorno in cui mi liberai da quella gabbia, quello in cui divenni maggiorenne, seguii l'unica via con cui, sapevo, avrei intravisto la luce in fondo al tunnel.

*****
Spazio AUTRICE:
Ciao a tutti! 🌟
Grazie per essere arrivati alla fine del prologo che segna l'inizio della storia.
Spero di avervi incuriositi e che possiate amare la mia nuova fanfiction.
Volevo pubblicare il 30 Dicembre, per omaggiare Taehyung e fargli tanti cari auguri, ma non sono riuscita nel mio intento.. ☹️
In ogni caso ne approfitto per farli lo stesso, anche se in ritardo.. 💓

30/12/2023 🌟

HAPPY BIRTHDAY 🎉
KIM TAEHYUNG 🐻
♥️I purple you ♥️

HAPPY BIRTHDAY 🎉 KIM TAEHYUNG 🐻♥️I purple you ♥️

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Resta l'uomo meraviglioso che sei 💓

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Resta l'uomo meraviglioso
che sei 💓

Auguro a tutti un felice e sereno anno nuovo.. 🎊

A presto..
Kim Eh Na 😊😊

Blue Soul •{Kim Taehyung}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora