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la osservo in ogni instante, sempre.

che stia dormendo o studiando, i miei occhi sono fissi su di lei.

osservo lei che, con quei suoi occhi grigi e vispi, si guarda in giro circospetta mentre cerca, invano, di aprire la porta di casa.

apre finalmente la serratura e varca velocemente la soglia.

la seguo.

avanzo a passo sicuro, infilando una mano in tasca e aggiustando con l'altra un ciuffo ribelle dei miei capelli corvini.

sale i gradini due alla volta, canticchiando in modo quasi inudibile una vecchia canzone.

saluta la mamma, lancia lo zaino sul letto e va in bagno.

la seguo.

porta i capelli dietro le orecchie e guarda la sua figura riflessa allo specchio.

si osserva per un lungo arco di tempo per poi sospirare sconsolata.

si spoglia degli indumenti utilizzati a scuola e indossa qualcosa di più comodo.

la guardo, bramando la sua figura con gli occhi.

osservo ogni sua curva, ogni suo lineamento.

sospiro, frustrato e amareggiato.

improvvisamente volta il capo nella mia direzione, aggrottando le sopracciglia.

osserva il punto in cui mi trovo assottigliando gli occhi, in un rigoroso silenzio, quasi si aspettasse di veder comparire qualcosa.

compresa l'assurdità dell'evento scuote la testa confusa, dandosi dell'idiota.

abbozzo un sorriso amaro e sussurro al vuoto:
«presto potrai vedermi.»

esamino la sua figura un'ultima volta, per poi vederla trapassarmi.

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