«Everytime I close my eyes
It's like a dark paradise.»
Lana Del Rey, Dark Paradise.Credo che nessuno di noi sia stato rinchiuso qui in uno stato di reale pazzia.
É stesso questo posto a far perdere la testa.
I passi lenti, le urla, il suono metallico delle sbarre che sbattono, tutto rimbomba qui dentro, e fa fottutamente male tanto che arrivo a dover chiudere gli occhi e a trasportarmi con la mente in un altro mondo per avere un po' di sollievo, per entrare nel mio piccolo paradiso.
Ora é notte, sono stesa nel letto sudicio con le mani e i piedi stretti nella morsa delle cinghie.
Harry è affianco a me, nella mia stessa situazione, anche lui con gli arti di un colore anomalo per la mancanza di una normale circolazione sanguigna.
Il suo viso è rilassato, sembra dormire tranquillamente.
Le sue labbra sono gonfie e rosee mentre rilasciano piccoli e dolci sbuffi.Sembra un angelo capitato nel posto sbagliato.
Scuoto la testa in modo che i miei capelli si spostino su una sola spalla e possa osservare meglio la bellissima creatura accanto a me.
Cerco di farmi trasmettere quella serenità che dimostra e decido di stendermi, ma ad un tratto un urlo, che proviene proprio da quelle dolci labbra, squarcia il silenzio teso della notte.
Mi giro di scatto e mi ritrovo davanti la figura tremolante di Harry, liberata dalle cinghie, con il viso aggrottato, i pugni stretti e le vene gonfie.Calde lacrime solcano il suo viso pallido.
«Harry.» dico cercando di attirare la sua attenzione.
Ci riesco, tanto che, singhiozzante, si avvicina a me, mi libera dalle cinghie e si butta tra le mie braccia, come se fosse un bimbo innocente.
Il cuore mi tamburella nel petto mentre lui incastra il viso nell'incavo del mio collo continuando a singhiozzare.«Io non volevo, davvero non volevo.»
A queste parole gli prendo il mento fra le dita e faccio in modo che i suoi occhi puntino dritti nei miei.
«Cosa Harry, cosa non volevi?» domando.
«Non volevo ucciderli, non é colpa mia, é colpa loro, non é stata volontà di Harry ma volontà loro.» sussurra tremolante.
A quel punto capisco, si riferisce alle voci.
«Ehi ehi, ascoltami, io so che non sei stato tu, tranquillo, siamo sulla stessa barca e lo supereremo insieme.» lo rassicuro accarezzandogli una guancia.
Non ho mai avuto contatti così dolci e..veri con qualcuno.
Lui annuisce e prende le mie mani fra le sue.
Le accarezza e nota tutte le mie cicatrici e i tagli ancora freschi.«C-cos'hai fatto?» chiede in un sussurro.
«A volte credo di essere morta, insomma non c'é differenza fra la morte e questa vita, non sento il mio respiro, non sento il battito del mio cuore, e l'unico modo per capire se sono viva é quello di provare dolore.
Mi graffio con un chiodo per capire se riesco ancora a percepire dolore.
E sai cosa mi preoccupa?
Io neanche il dolore percepisco più.»Spazio Autrice.
Buonasera a tutti i lettori di questa storia, sento di dovervi chiedere immensamente scusa perché sono una frana con gli aggiornamenti veloci.
Pur avendo i capitoli pronti non riesco mai a trovare il tempo, scusatemi ancora.
Spero che non vi abbia deluso dopo tutta quest'attesa, fatemi sapere, magari con un bel commento o se vi é piaciuto il capitolo con un voto, mi farebbe molto piacere!
Se qualcosa non vi é chiaro sono a disposizione per dare spiegazioni o altro.
Alla prossima, spero presto, un bacione.
Ila.
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Asylum - hs
HorrorLondra. L'ospedale psichiatrico gestito da Suor Mary non si potrebbe definire un luogo in cui si guarisce seguendo le orme di Dio, come non si potrebbe dire che di gente nuova, qui, se ne vede tutti i giorni. In quel luogo se ne vedono di cotte e d...