Capitolo V

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<Il mio nome è Jimin.>, disse,< Prospero in questa casa da quando sono nato, mi prendo cura di mio fratello Joel.>

<I tuoi cari dove stanno Jimin?>

<Sono stati battuti dalla vecchia invasione dei bizantini.>, disse, con sguardo basso.

<Oh, mi dispiace, non volevo toccare un tuo punto dolente. Dimmi, quanti anni hai Jimin?>

<Ne ho ben venti, anche se può non sembrare, e il mio caro fratellino Joel appena dieci.>

<Oh, sei più grande di me caro Jimin di ben due anni. Ahh, siete così ospitali, voi buon cuore, posso donare la mia protezione.>

Jungkook fece mezzo inchino di fronte al ragazzo snello, lui sorrise grato, formando agli occhi due lunette e il naso che s'allargava.

<Bé, io devo cuocere la minestra. Cavaliere aiutami a tagliare i trucioli.> Gli diede un ciocco d'abete asciugato per bene sul focolare, e un coltello.

<Il mio nome è Jungkook, Jeon Jungkook.>

Jimin sorrise appena e annuì.

Jungkook gli tagliò trucioli quanti ne volle e stette a guardare, mentre egli li metteva nella cenere e si chinava sopra e s'affannava a soffiare, finché prendevano fuoco; poi accastò secondo un suo ordine segreto e preciso legni d'abete e di faggio, e il fuoco divampò luminoso sul focolare aperto, egli mise sulle fiamme una grande pentola nera, che, appesa a una catena fuligginosa, penzolava dalla cappa del camino.

Jungkook, dietro suo ordine, andò ad attingere acqua alla fontana, spannò la scodella del latte, sedette di nuovo nella penombra fumosa e stette a guardare il gioco delle fiamme, sopra le quali appariva e spariva nel rosso bagliore il viso di Jimin; intanto udiva dietro un assisto la mucca che frugava e tirava colpi nella greppia. Gli piaceva molto. Il tiglio, la fontana, il guizzar delle fiamme sotto la pentola, lo sbuffare e il ruminare della mucca e i suoi colpi contro la parete, la stanza semibuia con la tavola e la panca, l'affacendarsi del ragazzo, tutto questo era bello e buono, sapeva di cibo e di pace, di esseri umani e di calore, di patria.

Anche due capre c'erano, e Jimin gli disse che dietro avevano anche un porcile; Jungkook domandò se poteva rimanere fino all'indomani e dormire sotto il loro tetto, egli gli diede il permesso, prendendo paglia dal cancelletto grezzo delle caprette della paglia e poggiandola ai piedi della cucina.

Jimin si dileguò con il suo fratellino a riposare ne divanetto, mentre Jungkook attese che si misero apposto e spense le torce alle pareti.

L'indomani dopo mangiato, il contadino s'affacendò nella stalla; Jungkook era uscito dalla casa, s'era lavato le mani alla fontana e sedeva sul bordo basso, rinfrescandosi e ascoltando l'acqua. Il contadino ritornò con un secchio colmo di latte, lo appoggiò sul tavolino di fuori alla casa, e sedette pulendo con pazienza il latte; Jungkook vedendolo impegnato volle aiutare, essendo ospite.

<Posso fare qualcosa per accorciare il tuo tempo in lavoro Jimin?>

<Saresti nobile se andassi a pulire i miei due cavalli>

Jungkook andò in stalla e si sistemo per pulire con cura i due cavalli, amò stare in compania con quegli animali, gli ricordò il suo destriero Samael che lo accudì da quando era un piccolo puledro, gli mancava. Quando ebbe finito pulì anche le stalle, le richiuse e uscì; al di là delle capanne trovò un'altra casetta vicino ad un bel boschetto, un gruppo di forti querce annose, sotto le quali l'erba era bassa. Rimase lì all'ombra, passeggiando in su e in giù fra i grossi tronchi. Strana cosa, pensava, era l'amore; non avevano bisogno davvero di parole.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 27, 2022 ⏰

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IL CAVALIERE E IL VAGABONDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora