Incontro

549 30 0
                                    

Ero seduta nella panchina del parco. Quella panchina solitaria vicino all'albero che permetteva di farti arrivare il sole solo in determinate ore della giornata. Era là che andavo sempre ogni pomeriggio. Non si sedeva mai nessuno su quella panchina solamente perché aveva alcune assi leggermente piegate. Perciò era molto tranquilla per poter leggere un buon libro in santa pace.

Adoravo leggere. Quando tenevo un libro tra le mani e gli occhi immersi tra le righe delle varie pagine, niente e nessuno poteva riuscire a distrarmi. In quel momento ci sarebbe potuto essere un terremoto ed io non me ne sarei nemmeno accorta.

Ma quella mattina accadde qualcosa di inaspettato.

Era una fredda mattina d'inverno e i rami degli alberi erano spogli e secchi. Quel giorno mi sentivo un po' come loro: presente, ma priva di vita.

Era un giorno abbastanza triste, ma in quel momento non m'importava dei miei problemi.

Prima di iniziare a leggere, osservai la gente che passeggiava intorno a me. Non lo avevo mai fatto prima d'allora.

C'erano signore anziane con i loro cagnolini, bambini che si divertivano con i loro giochi, coppiette che camminavano abbracciate come se niente e nessuno potesse mai saperarli.

Anche la panchina di fronte alla mia era perennemente vuota. Non vi erano alberi là intorno e le persone non amavano il contatto diretto con il sole, soprattutto le signore di una certa età.

Ma quel giorno un ragazzo si sedette su quella panchina solitaria.

Non riuscivo a vederlo bene in faccia, perché i suoi capelli neri coprivano gran parte della fronte e la sciarpa riscaldava la parte inferiore del viso.

Osservava la gente, proprio come stavo facendo io. Scrutava persona per persona come alla ricerca di qualche indizio.

Non era uno di quei ragazzi che si vedono al giorno d'oggi, quelli con i jeans calati, i capellini della NY e le Vans. Era un ragazzo semplice, lo si vedeva dal suo comportamento.

Si mise la mano nella tasca ed estrasse i suoi auricolari. Non appena se li mise nelle orecchie, sembrò che il mondo attorno a lui fosse cambiato. Guardava le persone in modo diverso, con più interesse. Quando finiva di guardare una persona, prima di passare ad un'altra, annuiva leggermente come se avesse capito qualcosa.

Era un comportamento molto strano ed io ero curiosa di sapere cosa passasse nella mente di quel ragazzo.

Due persone, un solo cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora