Qualcosa cambia

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Stranamente arrivò prima di me quel giorno. Era da un mese che ogni pomeriggio osservavo quel ragazzo. Ormai era diventata una routine.

Quel giorno, però stava piangendo. Si vedeva perfettamente, anche a grandi distanze. I capelli gli ricadevano sulla fronte, coprendo gran parte dei suoi occhi rossi e gonfi.

Era da un mese che non riuscivo a finire di leggere un libro. Mi distraevo in continuazione, lui mi distraeva.

Quel giorno non osservò la gente, come era suo solito fare. Guardava il cielo, il prato, la terra,... guardava la natura.

In quel momento provai compassione nei suoi confronti. Non so nemmeno io il motivo.

Chiusi il libro e mi alzai andando verso di lui. Appena occupai il resto della panchina sulla quale era seduto, mi guardò. Una lacrima scese lungo il suo viso, quasi come l'ultima goccia del vaso.

Continuai a leggere ignorando il suo sguardo penetrante.

Mi avvicinai di più a lui, sfiorando la sua mano con la mia coscia.

"Perché piangi?" chiesi in modo innocente.

Lui mi osservò e aprì le labbra come per parlare.

"Perché ognuna di queste persone ha una propria storia. Io, invece, non ho nulla."

Aveva la voce roca e triste. Mi faceva pena quel ragazzo.

"Nemmeno io ho una storia." dissi sicura di quelle parole.

"Invece sì, io lo so. Te la si legge in faccia."

Avevo veramente una storia? Era questo che pensava di me? Era a questo che pensava quando scrutava la gente?

Non sapevo cosa rispondere. Mi aveva spiazzata con una sola semplice frase.

"I tuoi genitori non approvano la vita che conduci. Ami leggere e passeresti tutta la vita a farlo, solo che te lo impediscono. Non hai molti amici e quindi ti rifugi qui per passare i pomeriggi. Ti siedi sempre su quella panchina perché non si siede mai nessuno. So che ti piace essere tranquilla quando leggi. Non sei molto curiosa. Non t'importa di chi ti passa davanti, t'importa solamente del libro che tieni tra le mani."

Quel ragazzo iniziava a farmi paura. Mi conosceva come nessun'altro ed era bastato solamente uno sguardo.

"Ho ragione, vero?" chiese con timidezza.

Annuii leggermente, giusto per fargli capire il mio stupore.

"È bello osservare la gente. Scoprire le loro vite."

"Ma io non ho una vita." dissi a mia discolpa.

"Già. Infatti, tu ne hai più di una. La tua e quelle delle persone presenti nei libri che leggi."

Mi accigliai, non capendo cosa stesse dicendo. Lui notò la mia espressione perplessa e continuò. "Chi non legge vive solo una vita: la propria. Chi legge tanto, invece, vive mille vite: la sua e quelle dei personaggi dei libri. Perché quando una come te legge un libro, si immedesima in ogni personaggio, provando le sue stesse identiche emozioni."

Quel ragazzo mi capiva. Mi capiva veramente.

Mi avvicinai ancora di più, incollandomi a lui.

Lui mi guardò e mi abbracciò.

"Cosa stai facendo?" dissi sorridendo.

"Quando due persone si abbracciano, i loro cuori si sincronizzano, pulsando alla stessa identica velocità."

"Quindi è come avere un cuore diviso in due persone?"

Sorrise. "Sì, è esattamente così. Due persone, un solo cuore."

Due persone, un solo cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora