2. ...e ammaliato!

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Dopo quella passeggiata al fresco della sera, Ginevra tornò dentro la villa, cercando un bagno.

La leccata fino all'orgasmo era stata favolosa, ma allo stesso tempo le aveva procurato un certo stimolo.

Fu sommersa dalla folla e nel tragitto ebbe modo di salutare altri partecipanti, con cui brindò, perdendo qualche minuto. Appena riacquistò la libertà, raggiunse la stanza privata, chiudendosi a chiave.

Esplicò i suoi bisogni con leggerezza, sentendo ancora il dolce formicolio della lingua che l'aveva fatta godere poco prima e ne vide i risultati piacevoli anche sul viso, leggermente disordinato dall'emozione. Andò canticchiando davanti al lavandino per darsi una sciacquata e rinnovò un po' il trucco, tornando ancora più in forma.

«Uh, direi che il moretto è promosso, vero?» si esaltò osservandosi nello specchio e finendo con un bacio a schiocco, sicura di aver fatto centro.

Scosse un po' il corpo in un brivido d'entusiasmo e quando uscì, si accorse che il corridoio era vuoto. Il rumore della festa era diventato un brusio di sottofondo e molto lontano.

Lamenti provenivano dai piani superiori e sicuramente erano di ex compagni di classe che si divertivano in amplessi improvvisati.

Comprese di aver fatto bene a partecipare e ancora più vogliosa stava per tornare nella bolgia, in cerca di altre tentazioni.

A un tratto, però, percepì provenire dalla direzione opposta una voce soave che cantava, accompagnata dalla chitarra.

Incuriosita si morse un'unghia tra i denti e provò a seguirla. Le apparve davanti una veranda illuminata da alcune candele.

Le fiamme sfumavano nel buio, descrivendo a stento dei divanetti in vimini, un tavolino di cristallo e piante decorative.

Si avvicinò con cautela e vide un ragazzo dai lunghi capelli biondi e una barbetta incolta.

Teneva lo sguardo concentrato sulle corde che pizzicava e le labbra, in parte secche, aspiravano il fumo dallo spinello emettendo in cambio meravigliose melodie.

Era davvero bello e il suo fisico aitante stava nascosto sotto una maglietta sportiva e un paio di jeans strappati.

Ascoltò interessata le parole, capaci di emanare un senso di malinconia misto a ribellione, utilizzando versi poetici.

La poltrona su cui stava seduto lo conteneva malaccio, in quella posizione disordinata e gli osservò le mani, ruvide e forti, capaci di accarezzare come di colpire.

Doveva essere un artigiano, o qualcosa di simile. La seta dei capelli nascondeva in parte il viso e i filamenti s'illuminavano a ogni movimento, nascondendo espressioni d'estasi.

«Ciao» esordì veloce e il giovane si accorse di lei, fermando ogni azione. Spense la sigaretta nel posacenere e restò seduto, esaminandola dall'alto al basso.

L'ultima boccata si espanse nell'aria, coprendo in parte lo sguardo scuro e meravigliato: il fisico leggiadro di lei, avvolto in quella veste semitrasparente, gli entrò nella mente elettrizzando le parti sensibili.

«Ciao a te... bella fata» rispose annusando il profumo leggero che piano aleggiò verso di lui, avvolgendolo nel torpore.

«Ginevra Tolomei, sezione C... e tu?» «Ah, io ero nella B. Non credo che ci conosciamo, sono...» disse con un filo di voce, ma la donna lo interruppe, sedendosi sulle sue cosce a gambe divaricate e gli appoggiò i seni floridi sul viso, invitandolo a servirsi.

Il giovane non si tirò indietro e con entrambe le mani afferrò quei due morbidi doni, portandoseli alla bocca. Lo sguardo della ragazza lo ammiccava inebriato, alla pari delle labbra appena aperte che mostravano denti bianchissimi attraverso il rossetto luminoso. Il tessuto leggero non riusciva a coprire bene le sue anatomie, lasciandogli il gusto di immaginarle un po' alla volta, sempre attraverso l'umidità della saliva che si scioglieva sulle parti curvilinee, evidenziandole.

BIANCO NERO ROSSO [ESTRATTO] (pubblicazione completa su AMAZON)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora