Capitolo 3 - Dea

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Non ho chiuso occhio, o meglio, a letto non mi ci sono proprio sdraiata. Sono stata al computer tutta la notte a cercare di buttare giù almeno qualche capitolo decente e l'ho fatto. Ne ho completati due, ma in realtà ho solo descritto la serata al locale di Trent, arricchita di particolari che però non sono realmente accaduti. Mi sono descritta più disinvolta, sfacciata e spigliata, quella che forse avrei voluto essere davvero, ma che non ho avuto il coraggio. Mi sentivo addosso il peso del giudizio semmai le mie amiche mi avessero vista civettare con Trent. Insomma, cosa avrebbero pensato? Che sono una poco di buono, certo! E cosa avrebbe pensato Trent? Che sono una moglie ingrata che fa restare suo marito da solo a casa per filtrare in giro con altri uomini? No, non voglio dare questa immagine di me. Ci tengo troppo alla mia reputazione e odio che mi si etichetti per quella che non sono, che sia cornuta o infedele. Ma forse... sono solo io che mi faccio troppe paranoie e in realtà nessuno si fa dei pensieri strani su di me.
Ma da quando sono diventata così?

Mi passo le mani nei capelli e scuoto la testa infastidita. Non sono mai stata una persona così paranoica e insicura, che dubita di tutto, perfino di se stessa. Questa è la donna che John mi ha fatta diventare, ma non sono io. Dove diavolo è finita la vera Demetra? Perché non riesco più a tirarla fuori? Perché non riesco più ad essere me stessa?
Vorrei scoppiare a piangere, perché mi rendo conto di non essere più in grado di camminare. Mi sento sola, bloccata e ho paura. Paura di cosa poi?

Spengo il pc e prima che John si alzi per andare a lavoro, io esco di casa. Mi fermo a comprare due enormi caffè e poi raggiungo mia madre.
So già che è sveglia a quest'ora di primo mattino, specie quando la luce del sole è tenue. Lei ama queste mattine così, un po' pigre e un po' serene, perché le fanno una sensazione di beatitudine e che il tempo si fermi prima che il sole sorga completamente. E, ovviamente, non perde l'occasione di dipingere sotto questa luce gradevole.

Varco l'ampio portone di legno e ferro battuto dell'antico palazzo in cui vive. Il portiere mi saluta con un un ampio sorriso e mi apre gentilente l'ascensore. All'entrata dell'appartamento invece mi accoglie la fedele domestica di mia madre e subito mi avvisa che è già sveglia a dipingere nel suo studio.

Mi sfugge un sorriso e la raggiungo in punta di piedi, perdendomi nella miriade di quadri che adornano ogni lussuosa parete. I soffitti sono alti e il parquet è scuro, le tende pesanti e lussureggianti, e tutto l'arredamento segue uno stile classico con toni caldi e antichi.

Mia madre è sempre stata un po' snob ed eccentrica, ma mai da risultare una donna antipatica. Le piace solo essere diversa, originale, visionaria, tutte caratteristiche che si trovano in un'artista, ed ha anche un cuore grandissimo. Mette tutta se stessa in ogni cosa, che sia famiglia, amicizia, amore o lavoro. Non dà mai piccole parti di sé e l'ammiro per come affronta i problemi e le delusioni senza mai sgretolarsi in piccoli pezzi. Anzi, sembra uscirne ogni volta più forte di prima.

Avanzo verso il salotto, dove un grande pianoforte se ne sta maestoso al centro della stanza, circondato da varie poltrone e due ampi divani in broccato verde. Le pareti sono alternate da quadri, librerie e qualche pezzo costoso di antiquariato. Sul pianoforte penzola un vistoso lampadario. Il camino alto è spento e una delle due tende pesanti è chiusa. Ma dall'altra entra un leggero fascio di luce che illumina appena il quadro più prezioso della stanza.

Mi incanto a guardarlo e ricordo come se fosse ieri tutte le volte che io e mia madre ci sedevamo qui, soprattutto in inverno, col camino acceso e scoppiettante. Io le suonavo qualche melodia al pianoforte e lei sorseggiava un tè, con gli occhi malinconici rivolti al quadro.

È stato un regalo di mio padre, il giorno del loro matrimonio, e lei amava ricordare quel momento e raccontarmi tutti i dettagli. Aveva diciannove anni ed era già in attesa di due mesi. E mi ha sempre raccontato che con mio padre è stato colpo di fulmine, anche se aveva diciott'anni più di lei e.

Dirty Notes // Incompleta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora