Parte 18

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Stavo mangiando con gusto la mia carbonara quando, mi avvicina la sua forchetta con un boccone del suo primo e una mano sotto di esso per non farlo colare sulla tovaglia,
<vuoi assaggiare piccola?> mi chiede con la sua solita gentilezza, annuisco timidamente e mi avvicino, prendo il boccone e ritorno composta sulla sedia,
<allora? Buono?>, si avvicina e con il pollice mi pulisce le labbra dalla piccola gocciolina del sughetto che era caduto, un po' in imbarazzo per il suo tocco così delicato gli rispondo,
<si sono veramente buoni, tieni>, avvolgo anche io un po' di pasta intorno alla forchetta e lo avvicino alle sua labbra, lo mangia e il suo sguardo quasi si illumina,
<cavolo é davvero buona, quasi quasi mi sono pentito di non averla presa>,
<ne vuoi ancora?>
<no tranquilla piccola, la prossima volta magari ci possiamo ritornare e la prendo>, mi sorride e continuiamo a cenare tra una chiacchiera e l'altra.

Durante la cena avevamo parlato di molte cose, del nostro futuro, di quello che disideravamo diventare una volta terminati gli studi universitari, insomma, le solite chiacchierate che due semplici persone possono fare d'avanti a un piatto di buon cibo.
Peró io in tutto ció continuavo a pensare ai suoi gesti dolci e quel piccola, quel nomignolo mi piaceva tanto, era tenero.
Finiamo di cenare e dopo aver preso anche il dolce, ed esserci riposati un po',
<Tae vado un attimo in bagno, aspettami per pagare>,
vado in bagno e quando torno lo trovo al bancone che sta pagando, mi avvicino dubbiosa cercando di bloccarlo, ma era tutto inutile, non si fermava.
Quando finalmente finisce lo guardo, quasi arrabbiata,
<cosa c'é?> quasi mi fa un ghigno, sapendo che non avrei voluto pagasse da solo, <hai pagato di nuovo tutto tu...>

<ti ho invitata io, era ovvio pagassi io, no?>
<la prossima volta faccio in modo di nasconderti il portafogli...non puoi pagare sempre tu>
<vedremo>, lo dice sorridendo, intenerito dal mio broncio, che a parer suo era dolce, porta la giacca sulle sue spalle.
Usciamo dal locale e andiamo in macchina,
<cosa vuoi fare ora?> mi chiede,
<mh il mare é vicino, potremmo andare lì>
<ottima idea> mette in moto e parte.
Dopo circa qualche minuto, subito dopo aver cambiato marcia, allunga la mano e gentilmente la poggia sulla mia coscia, più in direzione del ginocchio, poi mi guarda e sorride, ricambio, per fortuna l'auto era buia quindi le mie guancie che stavano cambiando colore velocemente erano impercettibili.

Arriviamo al mare, parcheggia e scendiamo dall'auto, Tae si siede sullo scalino di pietra e si toglie le scarpe, lo guardo indecisa sul da farsi,
<dovresti toglierle anche tu, non credo riuscirai a camminare con i tacchi sulla sabbia>,
<hai ragione> mi siedo anche io e le tolgo, poggio i piedi nella sabbia ed era gelida
<é congelata> ritiro i piedi per il freddo, poggiandoli sul muretto in pietra, altrettanto freddo, e vedo un sorriso sul volto di Tae,
<non sei mai venuta al mare d'inverno?>, mi chiede, mentre mi guarda,

<si ma di solito vado su quel pontile di legno, mi piace sedermi li e guardare il mare>,
<allora dopo ci andiamo, voglio vedere questo posto, ma ora...>
si alza e mi prende la mano per aiutarmi ad alzare,
<vieni> gli afferro anche io la mano e mi alzo, rimango per qualche secondo a guardare il suo viso al chiaro di luna, perfetto, come sempre e mi "sveglio" solo quando mi sento leggermente tirare,
<andiamo?>
<si, arrivo>,
ancora con le mani intrecciate tra di loro, ci muoviamo e andiamo a riva dove cominciamo a camminare, nel silenzio totale, avevamo solo il rumore delle onde che ci accompagnava e della brezza invernale che si muova tra i capelli.

Dancing with your ghost Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora