Rivelazioni

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18 Aprile
18.30 PM

La lezione di Hip Hop passa veloce, troppo per i miei gusti. Dopo meno di mezz'ora passata a muovere braccia e gambe sono gia' accasciato all'angolo a deglutire mezza bottiglietta d'acqua. Il sudore mi solca la fronte, rendendola lucida e brillante, per poi scontrarsi sulle sopracciglia folte e castane. Respiravo con affanno. Dentro di me sento le ossa scontrarsi con i muscoli che chiedono riposo. Accanto a me Sharon guarda il telefono. Sharon ed io abbiamo fatto amicizia alla fine del primo anno di danza, due anni antecedenti. E' una ragazza brillante, con un naso piccolo e all'insu' che le da' un'aria francesina. Lunghi capelli biondi le cadono come una cascata dorata sulla schiena e gli occhi, di un marrone intenso, brillano. Le mie gambe sono lunghe, e con un movimento dei piedi gioco con le stringhe. Manca ancora un'ora alla fine della lezione, o meglio, a rivedere Mattia. Em ci richiama alla lezione fischiando. Mi alzo porgendo una mano a Sharon per aiutarla e ci avviamo all'isolotto di cristallo all'angolo della stanza. La musica riprende a rimbombarmi nelle orecchie, forte. Ci mettiamo in due file e davanti a noi Em, l'insegnante nero. Riprendo a ballare, a muovermi, a sbloccarmi, a liberarmi, a sudare. Ogni volta che ballo e' come se le preoccupazioni scivolano via dalla mia pelle come un fiume trasparente. I capelli, di un biondo scuro, iniziano a sollevarsi dalla testa, a ritmo del mio corpo. Dovrei tagliarli. La lezione di Brek Dance scivola via pure quella veloce. Appena finita, mi alzo e applaudo le mani al saluto «Merci' e Bon Soir.» di Irina. Sfrego le mani lasciando scivolare minuscoli trucioli di sporco nero, simili a quelli che le gomme lasciavano sul foglio quando si cancella. Sharon mi guarda e sorride chiedendo di aspettarla. «Ti aspetto fuori.» dico. Mi avvio fuori prendendo il mio zaino. Una volta fuori i miei polmoni si riempiono di aria primaverile, fredda e mite allo stesso tempo. Necessito di fumare: la mia gola supplica di ingerire fumo. Volto lo sguardo: eccolo li', in tutta la sua bellezza. Mattia. Inizio a respirare affannosamente, cercando di estrarre una sigaretta dal pacchetto all'interno della tasca del giubbotto. Non mi piace fumare davanti ai "grandi" nonostante avessero appena due o tre anni piu' di me. Mi riempie di fastidio avere tutti i loro occhi puntati su di me e sulla sigaretta. Mi volto appoggiandomi al miretto che dava sui campi, ormai avvolti dal buio della sera. L'accendino azzurro scocca una scintilla, dando fuoco al tabacco della sigaretta, rendendolo arancione e scintillante. Il fumo scende nella gola, accontentando la sua supplica. Ispiro e seguo con lo sguardo la nuvola grigiastra librarsi nell'aria disperdendosi in volute ampie. Mi sento osservato. La pancia inizia a premermi sui muscoli. Qualcuno ha notato che sto fumando. Faccio per girarmi ma Sharon mi appare davanti: «Non ce la facevo più, sto pezzando»
«Sai non sei l'unica ad avere delle ghiandole sudoripare in corpo.» incalzo. Mi rivolge uno sguardo severo e allo stesso tempo divertito. Affondo la mano sinistra nella tasca per il freddo. «Lasciami due sbecchi.» pretende. Mi volto e la guardo con gli occhi a punto interrogativo. Lei sa che se sto fumando non bisogna chiedermi dei residui della mia sigaretta. Mi guarda ridendo, mentre si fa una coda di cavallo sulla nuca. «Per favore.» al suono di quelle parole mi addolcisco. Va bene, sono solo due sbecchi. Tiro l'ultima boccata e poi la passo a Sharon che l'afferra tra l'indice e il medio. Mi volto e guardo il gruppetto dei grandi. Alessandra parla con Martina, e mentre parlano Mattia le ascolta distaccato da loro. Indossa un giubbino grigio a cordini neri, dei pantaloni di tuta grigia e delle scarpe porpora. Trattengo il respiro mentre lo guardo. Non so nemmeno che aspetto ho dopo due ore e mezza di danza, molto probabilmente la mia pelle odora di sudore, mischiato al mio profumo che tutti descrivevano come un odore forte e dolce, vanigliato. Mattia era staccato da Martina, nonostante fosse la sua fidanzata. Da quando ci parlai due anni prima sapevo che un qualcosa in lui non provava attrazione verso i soggetti femminili ed i loro apparati, ma allo stesso tempo stava con una ragazza. "Perche' gli sta lontano?" aggrotto la fronte senza staccare occhio da lui. Sharon nota il mio sguardo interessato e si volta seguendo il mio sguardo: «Da chi sei stato rapito?»
«Da nessuno..» mento «...sto solo guardando come e' vestita Marty.»
Sharon fa spallucce e getta il mozzicone di sigaretta ormai consumata nel cestino. «Vuoi un passaggio per casa?» mi chiede. Scuoto la testa: «Mia mamma arriva per le 8.» «Ah, va bene, aspetto qui con te la mia allora.» Non e' che mi dava fastidio la sua presenza, anzi, tutto il contrario, ma non volevo che si ponesse delle domande sul perche' guardavo il gruppetto con tanto interesse. Fortunatamente la macchina nera di Sharon arriva dopo meno di cinque minuti, e salutandola, sollevato, la guardo essere ingoiata dalla macchina e sparire giu' dalla discesa e perdersi tra le macchine dell'autostrada. A quel punto mi giro verso Mattia, e i suoi occhi puntati verso di me mi presero alla sprovvista. Abbasso lo sguardo sentendo le guance divampare: molto probabilmente sono diventate di un rosso intenso. Alzo gli occhi e vedo che sorride guardando per terra. Mi ha fatto arrossire. Lo diverte questa cosa? Prendo il telefono che vibrava, accendo il display e leggo:
"Pimpie.
Hai finito danza? 💕"
Pimpie e' il mio migliore amico. Il suo nome vero e' Dave. Scorro il messaggio verso destra e sblocco il telefono inserendo il codice a quattro numeri. Gli rispondo con uno schietto "si". Torno a guardare Mattia stringendo il telefono. Non voglio essere disturbato ora, ma guardo il display e vedo che Matteo mi ha scritto. Matteo e' un ragazzo che ho conosciuto a Febbraio, ed e' pure un vecchio compagno di classe di Mattia. Leggo il messaggio che recita solamente "Ehi, hai finito danza?". Non ho nessuna intenzione di rispondergli, almeno per adesso. Ero troppo preso da guardare Mattia. Mi stringo nel cappotto di lana corta rossa aspettando mamma. Dopo una manciata di minuti arriva a bordo della sua Suzuki rossa. Si ferma in fondo al piazzale. "Oh no", per arrivare da lei devo passare davanti ai grandi, e soprattutto, davanti a Mattia. Stringo i pugni e serro la mascella iniziando ad incamminarmi verso la macchina. Passo in parte al gruppo che si volta ed una ad una mi salutano sorridendo. Tranne Martina, che dice con un filo di voce «Ciao.» con un sorriso malinconico. E poi, per ultimo, mi saluta lui. «Ciao Fil!» un sorriso enorme si apre sul suo viso e la sua voce giunge alle mie orecchie dolce. Sento una fitta in pancia, e le guance bruciare. Alzo una mano per risposta. Accellero la camminata, mentre Mattia mi segue (ancora) con lo sguardo. Monto in macchina, saluto mamma e mi allaccio la cintura.

L'acqua scivola lenta sulla pelle.
Mi appiattisce i capelli sugli occhi. Lo stress e la stanchezza scivolano accompagnati dall'acqua nelle fessure di scarico della doccia. Mi accarezzo i fianchi riempiendoli di sapone: e se un giorno fosse stato Mattia a farmelo? Esco dalla doccia e mi avvolgo nell'accappatoio.

Cosa faccio?
Gli scrivo o non gli scrivo? La mia mente continua a frullare. Non potevo. Non volevo. Scorro lo sblocco dell'iPhone sbloccandolo. Una lampadina si accende nel cervello. E se avessi fatto un tramite con Matteo? "Non e' corretto" dice la vocina dentro di me "lo sfrutteresti e basta." Non e' sfruttare. Il telefono vibra.
Lo guardo: "Fil ho parlato con Mattia! Sono saltate fuori cose assurde sul suo orientamento sessuale!" Era Matteo. Il respiro mi si blocca in gola. "Cosa?!" Era come se Matteo mi avesse letto la mente. Lo afferro e con velocità gli rispondo: "Cosa?! Raccontami tutto!"
"Perché non gli scrivi tu?"
"Ho paura."
"E se facessi da tramite?"
Ok. Matteo mi ha letto sul serio la mente. Gli rispondo di si e subito dopo lui mi manda gli screenshot della chat con Mattia. Leggo respirando affannosamente: Matteo ha detto di conoscermi, e gli ha parlato del mio orientamento sessuale. Mi si stringe il cuore. "Bastardo ahaha a me non lo ha detto!" dice Mattia. Io? Bastardo? Spero stia scherzando. Continuo a leggere la loro conversazione: Mattia era un mischio tra perplessità e serietà. La testa inizia a girarmi e sgrano gli occhi nello stesso istante in cui leggo l'ultimo messaggio: "Dopo gli scrivo!"
Alt. Cosa?!
Mattia mi avrebbe scritto? Quando? Era serio?
Esco dalla conversazione di Matteo ed apro whatsapp: ho solo due messaggi ma sono troppo nervoso per leggerli ed interessarmi del contenuto. Apro la rubrica e cerco il suo contatto: eccolo li'. La scritta grigia, sotto il suo nome, segna che e' online.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 04, 2015 ⏰

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