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Beep beep beep.

Questo suono incessante non mi permette di dormire, maledetta sveglia! Allungo il braccio per spegnerla. Vuoto; Non riesco a trovare il comodino.

Il suono aumenta di velocità diventando insopportabile. Sono costretta ad aprire gli occhi, ma una luce abbagliante mi fa pentire di averlo fatto, mi sarò scordata di chiudere le tende. Un fastidioso prurito al braccio sinistro mi riporta completamente alla realtà. Provo a grattarmelo ma sento qualcosa che me lo impedisce. Focalizzo lo sguardo su di esso e realizzo di avere delle bende a coprirmelo fino al gomito.

Cazzo! 

mi alzo di scatto mentre quel fottuto beep aumenta a dismisura allertando una donna vestita di bianco che corre nella mia direzione. 

- Stai tranquilla, va tutto bene. Avviso i tuoi genitori che sei sveglia. - 

Non presto attenzione alle sue parole, concentrandomi di più sul posto in cui mi trovo. Ho ricordi confusi di quello che è successo ieri sera. La verità mi colpisce in pieno viso realizzando di essere in un ospedale. Sgrano gli occhi osservando ancora una volta le bende che mi coprono il braccio. 

Come ho fatto ad arrivare fino a qua?

Il cigolio della porta mi distoglie dai miei pensieri, concentrandomi sull'ingresso dei miei genitori che si avvicinano al mio capezzale. I loro sguardi mi trasmettono tutta la loro preoccupazione ma anche un senso di delusione per le mie azioni. Non riesco a sostenere il peso di quegli occhi, mi concentro di più sulle mie mani che iniziano a tremare per il nervosismo.

- Perché ci hai fatto questo! Non ti abbiamo fatto mancare niente! Che cosa volevi dimostrare! - Le parole di mia madre sprizzano d'odio per me. Non mi potevo aspettare altro da lei. La sento scoppiare in un pianto isterico reggendosi a mio padre. Lui invece continua a rimanere in silenzio ma sento il suo sguardo pesante su di me.

- Che cosa è successo ieri sera?- chiedo in un sussurro raccogliendo quel poco coraggio che mi resta per affrontare la questione.

- Come fai a non ricordare? Ti abbiamo trovata priva di sensi nel bagno. Eri ricoperta di sangue e avevi una lametta a pochi passi da te. Come hai potuto farlo! - Urla mia madre probabilmente rivivendo le scene della sera precedente. Subito dopo la voce dura di mio padre riempie la stanza paralizzandomi sul posto.

- Quando uscirai da qui, andrai da uno psicologo. Che tu lo voglia o no. Devi essere curata! - 

Pensa che io sia malata, che abbia bisogno di cure. Non capisce un cazzo! io non ho bisogno di uno strizza-cervelli. E' la mia vita e non voglio render conto a nessuno.

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Oggi finalmente mi lasciano tornare a casa dopo avermi tenuta rinchiusa in quella stanza asettica per più di una settimana. Mio padre ancora si rifiuta di rivolgermi la parola mentre mia madre si limita a chiedermi come sto, ma mai più di quello.

L'unica persona con cui ho parlato in questo periodo è stato il mio migliore amico Spencer che mi ha aiutato a passare le giornate noiose raccontandomi le sue conquiste fallite e criticando i suoi ex.

Quello che non ha ancora capito è che non può provarci con ogni essere vivente mentre è fidanzato, ma questo me lo tengo per me. Infondo amo la sua puttanaggine.

Adesso sono in macchina, i miei non mi hanno ancora rivolto la parola oggi. Cazzeggio su wattpad notando che la mia autrice preferita ha pubblicato una nuova storia. Aspettavo da molto questa notizia. Non faccio in tempo a leggerla che mio padre parcheggia davanti a casa nostra, che palle penso tra me e me.

Scendo velocemente dalla macchina e mi dirigo dritta verso il cancello di casa nostra per fuggire da quella situazione.
Apro velocemente la porta di casa e corro su per le scale sbattendo la porta della mia camera. Non voglio che mi scassino le ovaie. Accendo la radio per evitare di sentirli e proprio in quel momento parte "under pressure" dei Queen. Alzo il volume al massimo ignorando le lamentele dei miei e mi sdraio sul letto pensando alla mia inutile vita.

Non mi rendo conto del tempo che passa fino a quando mia madre non apre la porta di camera mia per avvisarmi che è quasi pronta la cena. Svogliata rotolo giù dal mio morbidissimo letto e scendo in cucina dove i miei sono già ai loro posti.
Mi siedo osservando il mio piatto ripieno di carbonara. Quando sto per iniziare a mangiare mio padre mi blocca dicendomi la prima frase della giornata.

- Domani vai dallo psicologo! Non voglio obbiezioni. -

Sbatto la forchetta sul piatto allontanandomi dal tavolo con la sedia provocando un suono stridulo.

Perché non lasciano la mia cazzo di vita in pace!

Mi alzo dalla sedia riservando un occhiata piena d'odio e di sdegno ad entrambi per poi scappare con passi pesanti in camera e chiedermi a chiave.

Non ho intenzione di farmi analizzare da uno strizza-cervelli.

..Questo era quello che pensavo prima di incontrare lui, il dottor Styles...

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 25, 2021 ⏰

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