The epilogue of banana fish

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Oggi Eiji sarebbe tornato in Giappone e io non ero neanche andato a salutarlo, ero seduto a un tavolo nella grande biblioteca di Manhattan, sfogliando un libro che non avevo assolutamente intenzione di leggere, la mia mente continuava a mostrarmi Eiji dove l'avevo incontrato l'ultima volta, sul letto di ospedale, a rischio di vita, per colpa mia, non avevo fatto altro che procurarti guai e metterti in pericolo, fin dal primo istante. Eppure, non riuscivo ad accettare l'idea che non ti avrei mai più visto sorridere. Lo stomaco mi si contorceva mentre aspettavo che il tuo aereo decollasse. Sento dei passi dietro di me, mi volto velocemente, ammetto di aver sperato che fossi tu. Era Sing, aveva il fiatone, era palesemente venuto qui correndo.
"Perché non sei andato a salutarlo?!" Mi urla con le guance arrossate e gli occhi lucidi "lo sai che il suo aereo sta per partire?!"
"Kzz" stringo i denti e distolgono sguardo. Pensa che non lo so? Che non ci stia di merda pure io?
Sing allora tende la mano e mi passa una busta di carta chiusa "voleva dartela di persona, ma visto che non c'è riuscito te la do io" mi dice, poi si volta e corre via, probabilmente sta tornando all'aeroporto per salutarti.
Mi risiedo al tavolo e apro la lettera, inizio a leggere parola per parola cercando di immaginare che sia la tua voce a pronunciarle."non ho mai avuto paura di te fin dal primo momento in cui ti ho visto mi hai sempre ispirato fiducia, mi hai sempre protetto e non ti dimenticherò mai per questo" queste sono le tue parole. Non importa quante volte ho messo a rischio la tua vita, tu mi vuoi bene e non esigi niente in cambio. Hai scritto anche che ti sei pentito di avermi insegnato la parola Sayōnara perché significa addio ed è l'unica parola che sono riuscito a dirti nella tua lingua.
Mi manchi già Eiji, sei l'unica persona con cui riuscivo essere un normale adolescente senza farmi sommergere dalla merda che questo mondo di adulti mi costringe a subire. Odio gli adulti voglio essere un ragazzo libero, come te. Finisco di leggere la lettera, ho le lacrime agli occhi, poi uno strato di carta più dura attira la mia attenzione, è un biglietto aereo mille emozioni e pensieri contrastanti passano nella mia testa simultaneamente. Avevo deciso di non incontrarti mai più, non volevo farti soffrire ancora, eppure qualcosa mi disse che perdendo quell'aereo ti avrei fatto soffrire ulteriormente. E poi che vita pensavo di condurre qua in America? Non ho più voglia di essere un boss, anche se so che sono portato per esserlo non voglio più mettermi in situazioni simili. Per un secondo immagino come potrebbe essere la mia vita se venissi in Giappone con te. Lì non sono nemmeno legali le armi, passeremo la maggior parte del tempo a divertirci e tu mi faresti assaggiare la cucina tradizionale del tuo paese, con tutti quei piatti puzzolenti. Sorrido immaginandomi tutto ciò. Forse sono egoista perché al pensiero di averti vicino mi si riempie il cuore di felicità e le mie gambe iniziano a muoversi senza che possa opporre resistenza, ti sto raggiungendo Eiji, sto correndo da te. Non ti abbandonerò mai più.
Sto correndo sul marciapiede quando un uomo incappucciato si avvicina dal lato opposto. Non lo riconosco subito ma il mio istinto di sopravvivenza non può fallire proprio ora. Mi rendo conto che sta sta impugnando una lama, sta puntando ai miei organi. Quando l'uomo si butta su di me lo riconosco, è Lau, maledetto. Che cazzo di problemi ha con me?
Blocco la sua mano armata prima che possa ferirmi gravemente e facendo pressione lo taglio con il suo stesso coltello, lo spingo sul lato della strada, non è una ferita mortale, si rialzerà, lo sento blaterare qualcosa ma non mi importa niente, sto pensando solo a te Eiji. Non voglio più essere circondato da violenza e armi, voglio essere libero, con te.
Mi fermo al lato della strada ed entro nel primo taxi che si accosta a me.
"All'aeroporto" dico e il tassista inizia a sfrecciare nel traffico di New York, dominandolo.
Arrivo all'aeroporto, per fortuna sono ancora in tempo, entro correndo e mi dirigo al gate, cercandoti intanto tra i passeggeri in attesa. Non ti vedo, però in compenso vedo i nostri amici sbirri avvicinarsi all'uscita, faccio attenzione a non essere visto. Dietro di alcune colonne vedo i miei compagni di gang, probabilmente anche loro erano qui per salutarti. Ma non posso perdere altro tempo, li saluto velocemente senza dar loro il tempo di raggiungermi o fermarmi. Non ho preparato nessuna valigia, solo gli abiti che ho indosso, butto la pistola che ho sempre in tasca in un bidone a caso, non voglio più toccare armi. Arrivo davanti al gate e mi rendo conto di essere tra gli ultimi passeggeri che si stanno imbarcando e per un momento penso a Lau, a come per un secondo il suo folle gesto poteva rovinare la mia vita, ma no non gliel'avrei permesso, non dopo tutto quello che ho passato, e dopo tutto quello che ho fatto passare a te.





Sono seduto in aereo tra Ibe-San e un sedile vuoto, l'aereo ci sta mettendo un po' a decollare e nel frattempo penso a te e Ash Lynx, a quanto vorrei che anche tu fossi qui, non te l'ho mai detto a parole, ma ti amo, sono innamorato di te dal momento in cui Skipper mi ha detto che non avevi mai fatto toccare a nessuno la tua pistola, mentre con me, anche senza conoscermi, sei stato subito così gentile. Ero l'unico almeno penso, con cui ti comportavi come un ragazzo della tua età e non come un pluriomicida boss mafioso. Devo ammettere che forse è per questo che non ho mai avuto paura di te ma al contrario sentivo di doverti proteggere, anche se in fin dei conti tu mi hai salvato la vita molto più di quanto non l'abbia fatto io. Ti penso Ash, mentre sono seduto su quest'aereo che presto mi porterà a migliaia di chilometri da te, spero davvero di poterti rivedere un giorno. Poi sento una mano sulle mie spalle. "Posso sedermi qui?" Non posso non riconoscere la tua voce. Mi volto e ci sei tu, stai sorridendo e prendi posto accanto a me. Non riesco a contenere le mie emozioni scoppio a piangere e ti abbraccio, anche Ibe-San sembra felice di vederti ma non vuole rovinare il nostro momento quindi sorride semplicemente guardandoci e dice "Sono felice che tu sia qui Ash".
Mentre ti abbraccio mi rendo conto che anche tu stai piangendo, hai anche la maglia sporca di sangue e non sembra tu abbia con te nessun bagaglio. Scommetto che non avevi intenzione di raggiungermi all'inizio pensavi che stare lontano da me mi avrebbe tenuto al sicuro ma io non voglio essere al sicuro, io voglio te. Continuiamo ad abbracciarsi. Non voglio allentare la presa fino a che non sento l'aereo staccarsi da terra perché voglio essere sicuro che ciò che sta succedendo sia reale.
Tu sembri leggermi nel pensiero perché mi stringi ancora di più a te e mi sussurri che questa volta non mi lascerai e poi tra le lacrime mi dissi quella stessa cosa di quella notte "Non ti chiedo di stare insieme a me per sempre ma almeno per adesso non lasciarmi"
Lo sai Ash che non potrei lasciarti. Tu mi hai insegnato a lottare sempre per la propria libertà ma la libertà non mi interessa se non posso condividerla con te. Il nostro abbraccio si allenta solo quando entrambi percepiamo che l'aereo è decollato e siamo in volo. In quel momento prendi il mio viso tra le tue mani e mi dai un bacio pieno di passione simile a quello che mi diedi quella volta in cui ti venni a trovare in carcere, ma questa volta non c'era nessun secondo fine, nessun messaggio nascosto in una pillola, nessun boss mafioso da cui scappare, nessun guaio, solo noi due e un bacio, finalmente. Avrei voluto che quel bacio non finisse più, ci dividemmo solo quando sentimmo il bisogno di riprendere aria. In realtà l'unica cosa che mi convinse a interrompere quel bacio era il pensiero che ce ne sarebbero stati altri.
Ti vedo sorridere , è raro, ma è bellissimo, non riesco a staccarti gli occhi di dosso.
"Adesso che sto venendo con te in Giappone dovrai insegnarmi altre parole" mi dici sorridendo "Mi sono permesso di imparare un'espressione da autodidatta, dimmi se la pronuncio bene"
Ti sorrido a mia volta e tu te ne esci con "愛してる" ti guardo con gli occhi spalancati, persino Ibe-San ti guarda, sorpreso delle parole che hai appena pronunciato. Non mi aspettavo proprio che mi dicessi una cosa del genere. In giapponese ci sono tre modi per dichiarare il proprio amore a qualcuno e tu hai dovuto usare il termine che indica l'amore più intenso e profondo che si possa provare per qualcuno. Altre lacrime iniziarono a scendere dai miei occhi.
"Che c'è? L'ho pronunciato male?" mi chiedi.
Beh di certo non l'hai pronunciato bene ma non è questo il punto. Sorrido e ti bacio di nuovo, ricambi con altrettanta passione.
"愛してる" ti sussurro a mia volta con una pronuncia molto più corretta "non lasciarmi più" ti chiedo ancora mentre mi crogiolo nel tuo abbraccio, sotto di noi iniziano a intravedersi le coste del Giappone, siamo quasi a casa.
"Non ho intenzione di lasciarti più Eiji, adesso siamo liberi" mi rispondi e per la prima volta sono sicuro che andrà tutto bene.

Non so esattamente chi avesse bisogno di questo capitolo, io di certo avevo bisogno di scriverlo perché da quando ho finito l'anime mi sentivo un buco allo stomaco manco fossi stata io a morire. Io di solito sono il tipo che ama i finali tragici e mi piace anche scriverne di ancora più tragici ma questa volta proprio non ho resistito. 24 episodi di agonia e nemmeno una gioia. Spero di aver portato un po' di pace interiore anche a voi, fatemi sapere cosa ne pensate 🥰❤️🍌🐟

Come doveva veramente finire BANANA FISH Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora