꧁☬ 2.7 ☬꧂

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-''A questo punto invece, va spinto orizzontalmente''
La Nidua le stava spiegando come utilizzare il suo pugnale oramai da qualche ora. Ogni gesto che lei mostrava, Séla tentava di copiarlo nel modo più preciso possibile. Quando la lama ruotava, il suo polso faceva altrettanto. Il polso doveva restare sempre dritto a meno che la lama non dovesse essere spinta verso l'alto, allora poteva leggermente piegarlo. Il corpo doveva seguire i movimenti della mano, cosicché il peso spingesse la lama del pugnale dentro la carne. Séla non era abituata a combattere e non aveva dunque la forza necessaria per spingere consciamente un'arma nel corpo di qualcuno, ma usando il suo peso corporeo come spinta le sarebbe risultato più facile.
I piedi erano importanti; i movimenti dovevano essere agili e leggeri, mai pesanti e incatenati al terreno.
-'' Se il tuo avversario riesce a schivare il colpo mi raccomando non ti paralizzare sul posto''
-''Va bene''
Kela le si avvicinò spingendola da dietro. Séla fece qualche passo traballante in avanti tentando di mantenere l'equilibrio evitando a malapena di inciampare sui propri piedi.
-''No. Così sei instabile e diventi un bersaglio facile. Non appena il tuo avversario si sposta da davanti a te, pianta i piedi a terra e voltati il più velocemente possibile''.
Con la mano la obbligò a voltarsi e a prendere il pugnale con una presa ferrea.
-''Se sarai abbastanza veloce, riuscirai a schivare eventuali colpi. Altrimenti abbassati se la lama del tuo avversario viene spinta sopra la tua testa, o rotola a terra allontanandoti''
-''Perché dovrebbe mirare alla testa?''
Chiese Séla confusa.
-'' Il suo obbiettivo non sarà ovviamente la testa, ma il tuo collo. Per quello ti devo abbassare. A meno che non sia troppo vicino, allora scansati indietro con tutto il corpo più agile di un Bildo.''

Séla sospirò, stanca, coperta di sudore. Si asciugò la fronte con il palmo della mano prima di posare il pugnale a terra. Aprì dolorosamente il palmo della mano e lo richiuse varie volte.
-'' hai stretto troppo, ma tranquilla, ti abituerai.''
-'' Tu non tieni la lama stretta Kela. La muovi agile nel palmo della mano, la ruoti, la lanci, sembra quasi che a malapena tu trattenga l'elsa.''
-''Si tratta di un'illusione. In realtà la mia presa è più salda di quello che può sembrare. Il trucco sta nell'essere agili così da distrarre l'avversario''.
-'' Non è facile come sembra''
-'' Cosa lo è?''
Kela le sorrise per poi guardarsi attorno. Oramai stava quasi per calare il sole. Erano già passate delle ore dalla partenza dei loro compagni e si avvicinava il momento di tornare a dormire.
Séla intuì i pensieri dell'amica e così decise di alzarsi. Si stiracchiò e ripose il pugnale vicino alle rune.
-''Conviene andare a controllare le trappole''
-'' Già, prima andiamo prima saremo di ritorno''
-''Acqua?''- chiese Séla guardando le loro sacche.
-''La mia è piena a metà, per stanotte basterà.''
-''Anche la mia. A quella possiamo pensare domani allora''

Affaticata Séla fece ruotare i polsi varie volte. Era come se fossero diventati di legno talmente erano rigidi e le sue spalle erano contratte a tal punto da farle male se provava a piegare il collo in avanti.
Silenziosa, visto che non voleva lamentarsi, si diresse con Kela oltre dei cespugli.
-'' Controllo la trappola di Kover, tu controlli Irden?''- le chiese la Nidua.
-''Va bene''.

Si separarono. Non era un caso che Kela avesse voluto occuparsi della trappola di Kover, era il suo modo per non farla pensare a lui. Le faceva bene effettivamente staccare la mente dal resto e da tutte quelle strane vicissitudini che ultimamente sembravano circondarla. Se Kover aveva un problema con lei, per quella sera si sarebbe concessa di non pensarci.
Si voltò un secondo, ma di Kela a malapena si intravedeva una lontana figura che si allontanava, così decise di lasciar perdere.; l'avrebbe ringraziata più tardi.
Vide il cespuglio dietro il quale si trovava la trappola posta da Irden. Si avvicinò per poi bloccarsi improvvisamente quando lo vide muoversi svariate volte. Qualcosa era nascosto tra le foglie, che tremavano visibilmente.
oh cielo no
Pensó.

Se l'animale nella trappola era ancora vivo le toccava ucciderlo, e non era proprio pronta ad usare immediatamente il pugnale. Un conto era difendersi dal nemico, un conto era uccidere un animale. Per quanto sapesse dentro di sé che era sbagliato e che le sarebbe servito molto coraggio, sapeva anche che dovevano mangiare. Deglutì nervosamente e lentamente si avvicinò ulteriormente. Prese il pugnale in mano e con l'altra spostò delle foglie. Pronta a colpire, si preparò ad essere fulminea.
Ma un piccolo verso la bloccò, assieme alla vista di un soffice manto bianco.
Confusa, si avvicinò cautamente col volto.
Nella trappola di Irden non si trovava un roditore. Due bellissime orecchie a punta ruotarono verso di lei, ampie, mentre due occhi neri, profondi e spaventati, la fissavano nervosamente. La dentatura, piccola ma affilata, scoperta in segno di difesa; una piccole volpe dal manto bianco.
Séla rimase a bocca aperta osservando l'animale, notando vicino ad esso un piccolo roditore morto.
Guardò infine la trappola: la volpe aveva una zampa incastrata ed il filo era entrato leggermente nella carne, ferendola.
Provò ad avvicinare la mano ma la volpe si mosse improvvisa obbligandola a ritrarla.
-'' Devi stare ferma, voglio aiutarti''
La volpe le rispose ringhiando.
-'' Se ti muovi il filo si incastrerà di più nella pelle. Resta ferma, fammelo tagliare..''
Provò di nuovo ad avvicinarsi e la volpe si mosse un po', mostrando i denti.
-''...ferma..da brava..''
Delicatamente pose la lama sotto il filo, e stando attenta prese con due dita l'altra estremità. Ogni tanto lanciava occhiate alla volpe, temendo che l'avrebbe morsa.
-'' Non voglio te, ma il roditore che hai ucciso. Mi dispiace che sei caduta tu nella trappola''
Tirò il filo e l'animale provò a morderla; Séla si scansò. Il cuore che le batteva in gola, spaventata.
-''Ferma, o non ti posso liberare''
Si avvicinò di nuovo e tese il filo senza spostare la zampa. Con la lama lo tagliò e l'animale scattò in piedi. Nascose la coda tra le zampe, nascondendosi lontano nel cespuglio. Il filo era caduto dalla zampa ma l'animale era ancora ferito. Voleva aiutarlo, ma non aveva idea di come fare. Non poteva di certo prenderlo il braccio e guardare da vicino la ferita. Così prese la sua borraccia. La aprì e fece cadere lentamente dall'alto dell'acqua sulla zampa.
L'animale si scansò di scatto ma come vide che si trattava di acqua si mise a bere avidamente. Ogni tanto Séla spostava l'acqua così da farla cadere sulla ferita e ripulirla; la volpe ogni volta si voltava per bere. Sembrava una buffa caccia che la volpe non sembrava comprendere appieno.

Alla fine, soddisfatta, Sèla si alzò e la volpe spaventata dal movimento repentino corse via, fermandosi solo una volta per guardare indietro.
Séla rise notando come la stesse osservando; sembrava quasi che la paura nei suoi occhi fosse stata sostituita da curiosità.
-''Ciao! E stai attenta a dove vai la prossima volta!''

Prese il roditore e se ne andò contenta di aver fatto una buona azione.

TRE PICCHI

Corse verso casa, spingendosi nelle profondità delle montagne. Solo una volta si voltò indietro per osservare in lontananza la piana sotto di sé. Una volta entrato al sicuro, raggiunse le profondità della grotta davanti a sé, superando un ruscello sotterraneo. Lo seguì agilmente fino a che non risalì di nuovo in superfice. Nascosto, nella valle interna dei tre Picchi, il Clan dei Ter si mostrò in tutta la sua bellezza. Sulle montagne e i pendii innevati, le case in legno riccamente decorate da tetti bianchi  si stagliavano immensi. All'interno ogni famiglia di Ter conduceva la propria vita in pace e lontani dal resto del mondo, con il quale raramente si mescolavano.
Superò alcuni membri del clan, che lo osservarono sorpresi di vederlo in quello stato, tant'è che lo seguirono preoccupati.
Non si curò di rispondere a nessuna delle loro domande. Andò rapidamente verso la sua dimora, quella costruita più in alto fra tutte, e li si trasformò.
La sua pelliccia bianca scomparve, rivelando un corpo maschile. Un'ancella gli corse incontro offrendoli dei vestiti. Zoppicando leggermente si avvicinò al suo tavolo, posto nel giardino principale della casa.
-''Mio signore, la sua gamba..''
-'' Vai, non te ne preoccupare''
L'ancella senza controbattere si allontanò inchinandosi tre volte.
Era stato uno sciocco a spingersi così lontano, preda dei suoi istinti animali, un errore che non commetteva da tempo.

Da un cassetto del suo tavolo, tirò fuori un piccolo specchio. Non si trattava del Riflesso principale, che invece era ben nascosto a occhi estranei al Clan, ma sarebbe bastato per osservare ancora.
Nello specchio, comparvero due donne, una dalla pelle scura, e una dalla pelle chiara con sottili linee argentee sulle braccia, che riconobbe immediatamente.
-''Chi sei tu, e cosa ci fai sui tre Picchi?''

I FIGLI DEL SOLE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora