Una chiamata interminabile

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L'aver passato l'intera mattinata fra mille scartoffie burocratiche e le prediche del mio capo, mi era bastato a mandarmi in pappa il cervello. 
Come se non bastasse, trovare i lavori lungo la strada di ritorno, avevano dato il colpo di grazia alla mia già agognata emicrania.
Il suono dei clacson delle vetture bloccate nel traffico, così come le urla di quello stronzo in macchina dietro la mia, mi stavano dando sui nervi.
Ancora un secondo e sarei scesa dall'auto per andargli a spaccare la faccia.
 
Venire a vivere nel pieno centro di Berlino era stata una di quelle pessime decisioni che avevo preso spesso durante la mia vita.
Eppure, quando mi era stata offerta la grandiosa opportunità di lavorare in una delle aziende più prestigiose della capitale tedesca, non avevo dato la minima importanza a questo genere di cose.
In tutta onestà, non ci avevo pensato affatto.

Casa mia era sita in uno degli innumerevoli palazzi fatti a schiera che dava su una delle poche strade tranquille della caotica capitale.
Un piccolo pezzo di paradiso, per quanto potesse esserlo in mezzo alla bolgia frenetica della vita urbana: un vialetto alberato, marciapiedi abbastanza larghi, vicini quantomeno silenziosi.. e non un buco per posteggiare la macchina.
Perfetto.
Era stata un'altra delle mie fantastiche idee, quella di non prendermi un garage nel pieno centro del caos.
Per lo meno l'appartamento era decisamente meglio di ciò che la casa sembrava in apparenza dall'esterno: moderno, piuttosto minimal, arredato come piaceva a me.

Quando infilai finalmente le chiavi nella toppa, notai con stranezza che per aprire avevo dovuto dare una sola mandata. 
Non era da me. In genere chiudevo la porta di casa fino in fondo.
Chissà che non ci avessi fatto caso, mentre stavo aprendo?
D'altronde il mio unico pensiero in quel momento era di mollare la borsa da qualche parte e togliermi quei dolorosi tacchi dai piedi.

Se solo questo dannato telefono smettesse di squillare.

Era sempre così.
Tutte le volte che avevo da lavorare in ufficio solo mezza giornata, per l'altra metà mi cercavano continuamente al cellulare. 
Senza nemmeno guardarne lo schermo, lo gettai sul divano nel passare per la sala, liberando il primo bottone della mia camicetta bianca quando percorsi il corridoio, dirigendomi dritta dritta verso il bagno.
Avevo bisogno di una bella doccia rinfrescante, anche per lenire quel mal di testa che non mi dava pace.
E quando stavo finalmente per liberarmi di quella stretta gonna a tubino nera, qualcosa mi bloccò.

Quella suoneria.

Non avevo fatto in tempo a togliermi manco i tacchi -così come il resto degli indumenti-, che schizzai di nuovo in sala per agguantare il cellulare al volo.
Quasi caddi.

Quella suoneria personalizzata significava solo una cosa, codice rosso:

"Ma non hai visto tutte le chiamate che ti ho lasciato?! Mi stanno tartassando qui in sala riunioni, ho bisogno di te!"

La voce di Mina diventava sempre così squillante ed acuta ogni qualvolta ch'era presa dall'ansia.
Con un tono pressoché intorno ai cento decibel, mi costrinse ad allontanare il cellulare dall'orecchio, onde evitare di intensificare la già tanto odiata emicrania.
Se solo fossi caduta per davvero, svenendo magicamente a terra, per evitare di rispondere a quella chiamata..

"Avevo il silenzioso."

Bugiarda.

"E poi possibile che non sei ancora in grado di gestire la situazione? Dai, dimmi. Sei in conferenza?"

E addio anche alla doccia rinfrescante. 
Se avessi dovuto raccontare a qualche nuovo collega d'essere stata assunta dopo di Mina, non mi avrebbero creduto.
Le sue capacità gestionali avevano ancora delle lacune, nonostante fosse stata lei a seguirmi durante il mio periodo di prova.
Non era in grado di fare tutte quelle serie di cose ch'io facevo quasi di prassi ormai.
In effetti, a pensarci bene, tutti i lavori che richiedevano calma e sangue freddo li appioppavano a me.
Sospirai nel sentirla agitata ed impanicata.
Le volevo bene, a modo mio. 
Era la mia più cara amica, e lasciarla nella merda -per quanto avrei preferito- non era un'opzione da considerare.

Damn Idiot || Mikannie ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora