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<Uh- ehm sì certo, certo> rispose frettolosamente.

Non poteva crederci: era davvero lui.
Choi Beomgyu, il vero figlio del capo.
Colui che avrebbe risolto i suoi problemi, riportato la sua vita alla normalità.
Un ragazzo qualunque, probabilmente ignaro di ciò che gli stava per accadere; delle intenzioni di chi aveva davanti.
Stava quasi per lasciare il suo lato sensibile provare pena per lui, ma poi si frenò: non aveva tempo per questo, non doveva distrarsi, non doveva farsi abbindolare dalla compassione.

<Grazie> disse intanto il ragazzo, che aveva preso posto.

Così vicino, era così vicino.
Tanto che le loro ginocchia si sfioravano.

Tanto che poteva vedere il bianco dei suoi occhi da sotto i ciuffi scuri dei capelli.

Quegli occhi che guardavano con distacco il mondo allontanarsi dal finestrino, mentre i suoi invece erano impegnati a studiarlo; a prendere mentalmente nota di ogni suo particolare fisico.

Dai lunghi capelli che gli accarezzavano il collo a come le ciglia parevano quelle perfette di una bambola.

Ogni tanto distoglieva lo sguardo, giusto per non essere scoperto a fissarlo così palesemente.

Ora cosa avrebbe fatto?
Lo avrebbe sicuramente seguito, su questo non c'era dubbio.
Magari avrebbe anche scoperto dove stava invece che in casa sua.

Sorrise tra sé e sé: finalmente la fortuna era dalla sua parte.

Mise una mano nell'abbondante capienza della tasca della giacca, giusto per assicurarsi che il teaser fosse lì.
Sì, perché dopo ciò che era successo l'ultima volta, Jungkook si era rifiutato di dargli un'arma mortale.

Il tempo continuava a passare, e il ragazzo non era ancora sceso; continuava a guardare fuori, senza mai voltare la testa, come perso in un qualche pensiero.
Iniziava a preoccuparsi.
Era diretto ad una destinazione precisa? O stava solamente seguendo la scia dell'autobus?

Non ne aveva idea, lui intanto provava ad imprimersi nella memoria tutte le svolte che stavano percorrendo, giusto in caso di bisogno.

Beomgyu nel mentre era assorto nei suoi pensieri, sì, ma tutti convogliavano allo stesso fuoco.
Che guarda caso era il ragazzo biondo seduto proprio di fronte a lui.
Poteva avvertire il suo sguardo penetrante su di lui; non osava girare la testa, però, per paura che i loro occhi potessero trovarsi.

L'aveva riconosciuto, era il ragazzo che gli era andato contro l'altro giorno. Era così curioso di sapere perché stava correndo, come aveva fatto a non notarlo e soprattutto perché avesse quel non so chè di febbricitante negli occhi.

Ma dopotutto non erano affari suoi, e probabilmente non era nemmeno stato riconosciuto da quel tipo.
Era scappato via senza nemmeno scusarsi, pensò che probabilmente andava di fretta.

A Beomgyu non dava fastidio, ognuno ha una propria storia dietro ogni azione, proprie motivazioni che nessun altro potrebbe comprendere. Quindi non lo aveva giudicato più di tanto.
Ognuno può fare qualcosa che, visto da un occhio esterno, può sembrare incomprensibile.

Ma perché continua a fissarmi?

Ecco cosa si stava chiedendo, per quella che sarà stata la decima volta.

Ad un certo punto lasciò perdere i punti interrogativi che lo stavano tormentando, e appoggiò la testa al freddo vetro del finestrino, perdendosi a guardare il cielo diventare sempre più scuro.

Non mancava molto, presto sarebbe sceso.
Presto sarebbe tornato a casa.
Non vedeva l'ora di sprofondare nel letto, tra il confortante calore delle coperte.

Mancava poco, doveva solo rimanere sveglio per qualche altro minuto.

Taehyun nel frattempo era diventato ancora più irrequieto.
L'idea che quel Beomgyu potesse non essere diretto da nessuna parte lo irritava.
Aveva iniziato a temburellare le dita sulle ginocchia, mentre puntualmente lanciava qualche occhiata fuori dal finestrino per capire dove fossero.

Il cielo era ormai scuro, sul mezzo erano rimasti praticamente solo loro.

L'autobus si fermò ancora una volta.
Taehyun era pronto ad aspettare che ripartisse per poi ritornare ad attendere il momento in cui il ragazzo sarebbe sceso, quando Beomgyu tutto d'un tratto si alzò da dov'era seduto, prendendolo alla sprovvista.

Subito lui fece lo stesso, e lo seguì fin fuori dal mezzo.

Fortunatamente il ragazzo che stava pedinando non sembrava averci fatto caso.

Fece quindi finta di andare nella direzione opposta di quella che gli aveva visto prendere, per poi poco dopo ritornare sui suoi passi ed osservarlo da lontano.

C'era molta gente nelle strade, com'è ovvio che sia a quell'ora, quando la gente esce a "divertirsi".

Ciò era un bene per Taehyun: significava che poteva compiere il suo dovere ancora più facilmente, confondendosi in mezzo a tutte quelle persone, sempre senza perdere di vista Beomgyu che invece continuava per la sua strada.

Camminava spedito, con le mani nelle tasche e la testa che ogni tanto faceva girare per guardarsi attorno.

Lo sapevo, quello mi sta proprio seguendo.

Pensò dopo essersi assicurato che fosse il ragazzo dell'autobus.

Che vuole da me? Accidenti.

Stava iniziando ad innervosirsi, e non c'era da biasimarlo: uno sconosciuto lo stava seguendo, e per di più l'aveva fissato per tutto il tempo della corsa.

Svoltò l'angolo, approfittandone per vedere con la coda dell'occhio se il biondino gli era ancora dietro.

E infatti, effettivamente era ancora lì, a poco più di una decina di metri di distanza.

Dopo pochi passi decise di fermarsi.
Voleva mettere le cose in chiaro con quel tipo: non poteva certo seguirlo senza un motivo, e lui era determinato conoscerlo.
E poi non aveva paura di lui.

Si appoggiò al muro di un edifico e incrociò le braccia, mentre aspettava la comparsa di quel ragazzo.

Tempo dieci secondi, ed eccolo lì, bloccatosi a pochi metri da lui, con gli occhi sgranati dalla sorpresa.

Beomgyu sorrise.
<Allora mi stavi seguendo, eh?>

Ma visto che l'altro non rispondeva si avvicinò ancora di più, fino a che la distanza tra i loro nasi non fu che di pochi centimetri.

<Quindi?>

Taehyun era preso dal panico.
Si era fatto scoprire, cazzo, non poteva andare peggio di così.
Lo sapeva che non era quello giusto per questo lavoro, lo sapeva che era meglio se sceglievano qualcun altro.

Ma no, dovevano farlo fare a lui, a lui che non aveva una minima esperienza di questo genere di compiti.

Sapeva che ormai aveva fallito, ma doveva portare a termine la cosa, non avrebbe lasciato andare tutto in fumo, non sarebbe tornato a mani vuote dal suo capo.

Fece scivolare una mano in tasca mentre Beomgyu continuava a guardarlo fisso negli occhi.

Non gli faccio del male, non gli farò del male.

Estrasse velocemente il teaser.
Con mani tremanti lo puntò verso il ragazzo, che strabuzzò gli occhi alla vista.

<No ehi- fermo!>

Durò una frazione di secondo, poi Beomgyu cadde a terra.
Gli occhi iniziarono a chiugerglisi.

Il dolore, un attimo prima tremendo iniziava a sfocare, come se d'un tratto fosse stato immerso in una bolla.
I suoni si attutivano, il volto del ragazzo che si era chinato su di lui diventava sempre più privo di forma.

<Mi dispiace>

Una voce lontana.

<ma c'è in gioco la mia vita>

Sempre più distante.

<e io voglio vivere>.

°•Shot Out°• [Taegyu~●]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora