me ne vado

26 1 0
                                    

Avevo  finalmente preso la mia decisione , dovevo andarmene da lì per il bene di tutti.

Senza dirlo a nessuno avevo prenotato il primo treno per New York, il treno doveva partire alle 14:55  dalla stazione ma... riflettendoci non potevo lasciare tutto senza dare nessuna spiegazione ad anima viva quindi scrissi una lettera.Non sono brava con gli addii quindi lasciai che la penna lo facesse al posto mio.

Uscii da camera mia e appoggiai la lettera sul tavolo della cucina ancora sporco della colazione per poi sgattaiolare fuori dalla roulotte con valigia  e borsone. Per una volta mi ero ricordata di vestirmi comoda per viaggiare in treno : avevo un maglietta a maniche corte nera , un pao di jeans strappati neri e le mia doctor martnes rigorosamente nere. Decisi di andare a piedi fino alla stazione perché se avessi preso la moto poi avrei dovuto lasciarla lì e non sapevo se o quando sarei tornata.

Per fortuna per strada non c'era nessuno , sennò avrebbero cominciato a farmi milioni di domande del tipo : Dove vai?Perché hai una valigia?Stai partendo? ecc... 

Ero un po scomoda seduta sulla mia valigia nera, ma andava bene tanto mancava poco all'arrivo del treno. Sentii un leggero brontolino proveniente da quel buco senza fine chiamato stomaco ,  non avevo pranzato che cretina avrei potuto prendere un hamburger da portar via. Mi diedi una leggera sberla in testa per non averci pensato prima. Ma i miei pensieri vennero interrotti dal suono del treno che sfrecciava nella mia direzione stranamente puntuale.

La stazione era deserta quindi fui l'unica a salire se quel treno. Vagando fra i vagoni trovai un posto libero e mi ci sedetti infilando velocemente i miei auricolari cliccando play sulla prima canzone della mia playlist : Smell Like Teen Spirit , dei Nirvana.

Il tempo passò abbastanza velocemente devo dire niente che  niente è meglio della musica per passare il tempo velocemente. Uscii dal treno sperando di non aver dimenticato nulla e mi diressi verso l'uscita. Appena misi piede nella mia nuova città sentii il rumore assordante delle macchine invadere la mia testa e l'odore dello smog fare altrettanto con le mie narici. Sentii una certa sensazione di vita avvolgere il mio corpo e restai imbambolata a osservare i palazzi e le persone oltrepassarmi con frenesia.

Non sapevo bene dove sarei a stare ma per ora mi bastava un gran bel hamburger. Iniziando a camminare senza sapere bene dove andare mi ritrovai davanti ad un locale, di conseguenza ci entrai e mi sedetti ad un tavolo 

Il locale aveva delle luci calde, dei tavoli di legno con dei sgabelli un po alti ed il tutto decorato secondo uno stile un po grunge.

Dopo un po vedetti avvicinarsi a me un ragazzo alto con occhi nocciola ed un ciuffo castano che portava un grembiule quindi ne dedussi fosse  un cameriere 

"Allora bellezza cosa posso servirti?"mi chiese lui molto calmo 

"Punto uno non chiamarmi bellezza , punto due un hamburger con patatine dei nuggets e un frullato alla fragola"gli risposi altrettanto calma.

"Uhuhuhuhu che caratterino arriva subito signorina" non sopporto quando le persone mi chiamano in quel modo o robe simili.

Un paio di minuti dopo arrivò il mio amato cibo, divorai tutto ad una velocità soprannaturale e quando stavo per andarmene un uomo che avrà avuto una cinquantina danni si avvicinò pericolosamente a me.

"Hey tesoro vieni con me che ci divertiamo"aveva cinquanta anni e io diciannove. Non lo lasciai neanche finire che gli diedi un pugno sul naso con una mano e lasciai la mancia con l'altra.L'uomo si accontento di sibilare di dolore e mettersi una mano sul naso per comprimere il sangue che gli stava colando sul labbro superiore. Anche a New York non potetti fare a meno di farmi degli amici ovviamente. Una volta uscita dal locale decisi di fare una passeggiata e che avrei trovato un posto dove alloggiare per strada. Stranamente non mi era venuto l'impulso di mettermi gli auricolari , forse era meglio così guardare ciò che succede attorno me non poteva certo farmi del male. Dopo un paio di kilometri mi ritrovai davanti ad un lussuosissimo hotel , il Plaza Hotel il più costoso e bello di New York non avrei mai potuto alloggiarci anche solo per una notte mi sarebbe costato 5000 dollari. Rimasi incantata davanti a quel mastodontico insieme di luci ancora un paio di minuti e poi continuai per il mio cammino.

Quella città era davvero stupenda.

Dopo un'ora che camminavo nell'intento di uscire da Manhattan e arrivare nel Bronx,  un quartiere decisamente più approcciabile con i prezzi trovai la mia meta. Non serviva essere un genio per capire che ero decisamente arrivata. I grattaceli diventavano semplici palazzi che raggiungevano massimo i dieci piani, non c'erano più negozi di lusso qua e là e le persone si atteggiavo in modo diverso.

Dopo cinquanta metri mi ritrovai davanti ad un hotel : aveva una stella e attraverso la  vetrata d'ingresso si potevano osservare un divanetto orrendo con due poltrone che lo affiancavano ed infine il bancone con un uomo alto e magrolino che non sembrava molto felice di essere lì. Aveva degli occhi marroni scuro,una bocca sottile,un ciuffo castano chiaro ed una mascella ben demarcata.

Scrutai con attenzione le mie possibilità ed entrai con sicurezza trascinando la mia valigia su ruote dietro di me.

"Buonasera"si era ormai fatto tardi , anche per questo mi convinsi di entrare in quel posto che puzzava di naftlalina.

"buonasera"mi rispose l'uomo dietro il bancone sollevando i suoi occhi dal cruciverba che stava facendo "come posso aiutarla?"

"avete una camera libera per questa notte?" la risposta era abbastanza ovvia

"certamente è solo per questa notte?" come volevasi dimostrare

"non ne sono certa ma per il momento si" domani avrei sicuramente cercato un lavoro e chiesto di mia madre nonostante non volessi un solo centesimo da lei. 

"bene ecco la sua stanza sono cinquanta dollari a notte" disse porgendomi le chiavi della mia stanza che erano ornate da un portachiavi in legno con inciso il numero dodici. Estrassi dal borsone il mio portafogli in pelle e ne tirai fuori un biglietto da cinquanta dollari. Feci per salire le scale che mi avrebbero portata alla mi acamera ma venni interrotta dal commesso

 "Oh quasi dimenticavo non c'è acqua calda"

"Bhè fantastico! piuttosto non avete delle locandine di richieste di lavoro?"

"si, quello si" si porse e aprì un cassetto dal quale estrasse una cartellina blu

"Ecco, la può portare in camera con lei se vuole"disse porgendomela con sorriso stampato in faccia. Non risposi, la presi, mi girai e salii le scale fatte di legno cigolante. 

Quando entrai nella camera sinceramente mi aspettavo di peggio: era abbastanza piccola, il letto era ad una piazza ed era posizionato a destra della porta, il copriletto era a strisce marroni e bianco latte, il cuscino era decorato allo stesso modo, non c'erano finestre ma una lampadina appesa ad un filo elettrico al centro del soffitto. Il pavimento era fatto da della moquette beige, oltre al letto l'unico mobile che c'era era un piccolo tavolino di legno al lato opposto della stanza con sopra un telefono fisso per chiamare la reception.

Sistemai me mie cose e mi buttai a peso morto sul letto con il telefono, ero piena di messaggi e di chiamate dalla mia famiglia e da i miei amici ma decisi di ignorali. Presi il mio computer e mi guardi un episodio di  Lucifer su Netflix mangiando un amburger che avevo preso da portar  via al bar in cui avevo pranzato. Poi mi addormentai sul copriletto senza neanche mettermi il pigiama per la stanchezza.

**********************************************************

Buongiorno questo re il primo capitolo della storia, spero vi sia piaciuto.

Lasciate una stellina e alla prossima ;) kiss kiss

Sei come la droga\\Dylan O'Brien\\Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora