La notte di Natale.

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Più i giorni passavano, più lo sentivo lontano da me. Quell’incidente era stato orribile. Cristo, come potevo non essere andato con lui quella sera? Sarebbe dovuto andare da sua madre a prendere dei vestiti nuovi, e poi saremmo dovuti uscire. Mi ero proposto di accompagnarlo io, ma lui mi aveva detto semplicemente di aspettare a casa e prepararmi, perché quella sera sarebbe stata unica. Dovevo chiedergli di sposarmi. Stavamo insieme da almeno due anni, e io vivevo di lui ogni giorno. Lo amavo dal primo momento che avevo incontrato il suo sguardo, quello sguardo che mi aveva ipnotizzato, reso felice solamente con questo. Ricordo che rimasi immobile, in mezzo alle strisce. Lui stava venendo verso di me, dalla parte opposta, semplicemente stava attraversando la strada. E in teoria era quello che stavo facendo anche io, ma non appena lo avevo visto, mi ero bloccato, come se non riuscissi più a muovermi. Non sentivo nemmeno le macchine che mi passavano a fianco e altre che suonavano. Ricordo bene che mi prese e mi trascinò fino al marciapiede.
– Hai intenzione di farti investire? – Le prime parole che mi rivolse. Io ancora lo guardavo negli occhi, non riuscivo a parlare, ero semplicemente incantato da lui, diamine. Mi pareva la cosa più bella del mondo, una creatura che si vedeva solamente dei film di fantascienza. Eppure ero sicuro che fosse reale, perché ti teneva fra le braccia, e potevo sentire il suo buon profumo che mi invadeva le narici.
– Che cosa? – riuscii solamente a dire, e dalle sue labbra uscì una risata dolce, soave, che avrei voluto sentire per il resto della mia vita. – Stavi per essere investito, bello. – Parlò ancora, e avrei tanto voluto dirgli di farlo per sempre, perché aveva una voce splendida. Solo poco dopo, riuscii a capire appieno le parole che mi aveva detto. Mi misi in posizione eretta, e mi guardai attorno, notando che ero sul marciapiede. Probabilmente mi ci aveva portato lui. – Scusami ero.. cioè.. guardavo qualcos’altro invece di guardare la strada. – disse, cercando di sembrare innocente come pochi, ma l’altro scoppiò di nuovo a ridere.
– In realtà mi stavi mangiando con gli occhi. – Perspicace. Mi ritrovai a pensare. In effetti lo era. Lasciai che una piccola risata uscisse dalle mie labbra, senza alzarla troppo di voce. – Sono Harry, piacere. – Si presentò subito a me, porgendomi la mano che qualche momento prima stava tenendo la mia vita. Così gli sorrisi, i miei soliti sorrisi con la lingua che passava fra i denti perfetti. – Zayn. – dissi semplicemente, stringendogli la mano. Ed eccoli: quei brividi che mi fecero tremare. Quei brividi che mi resero così felice da farmi sorridere come un ebete davanti a lui. Iniziò tutto così. Andammo in un bar a prenderci un caffè, gli dissi grazie un sacco di volte per aver evitato che le macchine mi investissero. Cominciammo a parlare del più e del meno: avevamo così tante cose in comune, che quasi sembrava impossibile. Eravamo praticamente uguali. Poi scoprii perché non l’avevo mai visto prima: si era trasferito a Londra da pochissimo, solamente una settimana. Sarebbe stato interessante incontrarlo prima. Mi ritrovai a pensare a quel giorno, ma subito dopo mi corressi, pensando che tutto iniziava da quel momento. Mi aveva fatto un effetto strano, ero quasi certo di .. essermene innamorato. Un colpo di fulmine. Cupido mi aveva beccato davvero dritto al cuore. E con una freccia enorme, mi aveva letteralmente oltrepassato il petto. Ma non aveva fatto male, no. Era stato il piacere più splendido dell’universo, come se mi sentissi leggero, come se fossi un adolescente alla sua prima cotta. E non volevo davvero smetterla di parlare. Uscimmo da quel bar alle nove di sera, fu il pomeriggio migliore della mia vita. Ci scambiammo i numeri. E due minuti dopo che ci salutammo, già stavo per scrivergli un messaggio. Poi decisi di non farlo: ero il solito possessivo, il tipo che stava troppo appiccicato alle persone, e non volevo opprimerlo.
Cazzo, ci conoscevamo da solamente qualche ora, e pensavo fosse già la mia vita. I giorni passavano, ci vedevamo praticamente sempre, tra un’uscita e l’altra. Tre settimane dopo cominciammo a vederci a casa mia, poi alternavamo, da casa mia alla sua, e così via, giorni, settimane, mesi. Dopo nove mesi di conoscenza, ci fu il nostro primo bacio. Non potrei mai dimenticarlo. Eravamo in casa, era la notte di natale. Eravamo davanti al camino, sotto ad una coperta, con le schiene appoggiato al divano, a stringerci. No, non ci eravamo mai baciati, ma ci coccolavamo oramai da mesi, ma nessuno aveva mai osato fare un passo falso, probabilmente per paura di rovinare qualcosa. Ma poi lo guardai negli occhi, quegli occhi che per nove mesi mi avevano fatto innamorare sempre di più di lui. Ci avvicinammo, ci sfiorammo… e boom. Lo baciai. Le sue labbra avevano un sapore buonissimo, proprio come me l’ero immaginate. Dolci e piccanti allo stesso tempo. Quella sera ci lasciammo andare alla passione, all’amore che provavamo l’uno per l’altro, amore che nascondevamo da così troppo tempo e che, finalmente, veniva a galla. Fu la serata migliore della mia vita, seriamente. E poi cominciammo a frequentarci. Ero sicuro di non essermi mai sentito così felice. Ero sempre stato convinto del fatto che stare da soli fosse la risposta migliore, la via perfetta, ma da quando avevo incontrato il suo sguardo, tutto era cambiato. Ed ero sempre più convinto che senza di lui non potessi più vivere, continuare a respirare. Ed è proprio come mi sentì quella sera. Quando seppi che aveva avuto quello scontro con una macchina.
Mi chiamarono quando era già all’ospedale, in condizioni gravissime. Lo sentivo così lontano da me. Non mi parlava, non mi sentiva, nonostante praticamente urlassi dentro quella camera d’ospedale. I giorni passavano, e lui non si svegliava. Ero così stanco di combattere, volevo lasciarmi andare con lui. Tutti mi dicevano di rimanere calmo, che prima o poi si sarebbe svegliato, ma io non volevo aspettare. Ogni giorno mi ritrovavo vicino a lui, a tenergli la mano stretta fra le mie, continuando a ripetergli che lo amavo. Ma nulla, nemmeno un movimento. Non volevo vivere, ne respirare. Non lo sentivo più accanto a me. Non volevo nemmeno dormire, ne sognare, ne chiudere gli occhi per paura che tutto potesse cambiare. Odiavo vivere senza di lui, senza le sue parole, senza i suoi gesti. Ed era quasi natale. Cioè esattamente due anni dal primo bacio che ci eravamo dati. E lui non si svegliava. Restavo immobile, sulla poltrona, gli occhi socchiusi. Era un mese che stava in quelle condizioni, io non ce la facevo più, stavo morendo, con lui. Non riuscivo a respirare, come se un grande masso fosse sul mio petto. Decisi. Mi alzai: non potevo più aspettare. Mi avvicinai al macchinario che lo teneva ancora in vita. – Se non puoi tornare .. da me, verrò io da te. – Quelle parole furono sussurrate, balbettate, tremanti, uscirono dalla mia bocca in quel modo. Sentivo che stavo per piangere, ma l’unico modo per vivere davvero.. era morire insieme a lui.
– H-Hai.. intenzione di.. di farti investire? – quelle parole. Il mio cuore si fermò di colpo. Sbarrai gli occhi. Rimasi in silenzio, immobile, mentre abbassavo leggermente lo sguardo. – D-Dovresti.. r-rispondermi.. ora.. – Ancora. No, cazzo, non stavo sognando, no. Guardai l’orologio: mezzanotte. Era Natale. – Amore mio. – Le mie parole non erano mai state così vive come in quel momento , mi abbassai arrivando al suo viso. – Sei il regalo più bello del mondo. -  Sussurrai, prima di far scontrare le nostre labbra, proprio come quella notte di due anni prima, quando lasciai che il mio amore prendesse il sopravvento.

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