T A R A N T O

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Taranto è una città uccisa dalla diossina , dalla povertà , e da tanti altri problemi che forse, non verranno mai risolti

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Taranto è una città uccisa dalla diossina , dalla povertà , e da tanti altri problemi che forse, non verranno mai risolti.

L'aria opprimente , il caldo che si appiccica addosso anche se ci sono soltanto 24 gradi.
La gente, il dialetto stretto stretto , quello che anche se non senti più da tanti anni, lo capisci perfettamente , perché resta dentro , nella pelle e nelle ossa e non va mai via.
Perche si è tutti un po' una famiglia.
Dove i nonni, anche se non sono davvero tuoi nonni, ti chiamano ' amore ' e lo pensano sul serio, dove la gente è buona, anche se un po' retrograda, e per spiegare loro un concetto a volte un po'  ' complicato ' è difficile quasi quanto un'interrogazione di matematica ( ho l'incubo ) , e a volte bisogna arrendersi, dar loro ragione, fingere un sorriso e far finta di nulla.
Dove il mare è bello all'alba, a mezzogiorno , al tramonto e pure di notte.
Taranto è la città dove non puoi camminare tranquillamente , perché tutti guidano a caso, dove in motorino spesso si va in tre, senza casco, a sgommare per via Leonida , imboccando Corso Italia , senza fermarsi ai semafori.
Taranto è bella da amare, ma a volte si arriva ad odiarla.

L'ho guardata come si guarda il mare alla fine dell'estate.
Ho camminato a caso, senza logica, un po' triste , a sopportare il sole bollente sulla pelle, nonostante l'ora tarda del pomeriggio.
L'ho studiata a fondo, sono addirittura passata davanti a scuola di Ary, come se lei fosse qui, come se avessi potuto chiederle ' insegnami ad amare ' .
Non mi sono mai persa, eppure Taranto è grande.
Mi sono seduta su una panchina, a fissare dei bambini giocare sulle giostrine.
Le mamme ad urlare come dannate, loro che cadevano, si sbucciavano le ginocchia, si sporcavano le mani.
I rimproveri  severi, le buste della spesa pesanti, e il troppo caldo.
Su quella panchina ho pubblicato il capitolo precedente , con la canzone dei Pinguini.
Mi sono ricordata una me giovane, durante un giorno di sega a scuola.
Dovevo saltare l'interrogazione di psicologia, perché cavolo, non avevo studiato.
Dovevo andare dal fidanzatino, e Dio, ma quanto ero imbecille ?
Io su quelle panchine ci sono cresciuta, e un po' mi veniva da piangere , perché non riavrò mai più quei tempi indietro.
Sono cresciuta, forse tanto, forse poco, non lo so.
Non sono più quella ragazzina che ha lasciato Taranto a 19 anni.
Ora è tutto diverso.
Io sono diversa.

In quelle vie povere, dalle mura scrostate , dalle finestre con gli infissi vecchi, con le scritte ' Principessa ti amo ' ormai sbiadite da un amore che forse non esiste neanche più.
In quelle vie dai balconi piccoli, che cadono a pezzi, dalle macchina parcheggiate in seconda fila, dove hai paura ad attraversare , e dove nessuno si ferma anche se sei sulle strisce pedonali.
Dove la frutta costa poco, l'odore della focaccia appena sfornata ti riempie le narici e ti viene voglia di mangiarla anche alle cinque del pomeriggio.

A Taranto impari a vivere davvero.

Ma Taranto non potrebbe più essere casa mia.
Per quello che amo, per come vivo, per le mie scelte.
Taranto non è ancora pronta a questo.
Lo percepisco dallo sguardo della gente , dai ragionamenti che vanno un po' stretti, scomodi.

Taranto forse non sarà mai pronta.
Peró è casa mia.
È casa di Ary e di Sabri.
Loro sono una piccola debole luce.
L'illusione di un amore, che si spera, di trovare almeno una volta nella vita.
Tutti meritiamo una Sabri o un'Ary , dipende dai punti di vista.

Vi chiederete ... Nessa in chi si rivede ?
A volte in Sabri, altre volte in Ary.
Ma questo non ve lo svelerò mai.
Lo capisce e lo sa soltanto chi mi conosce sul serio.

Peró so di amare la mia città così come l'ama Sabrina.
So di non volerla mai lasciare , ma che devo farlo.
Per il mio bene.

Volevo solo portarvi un po' a casa con me , lo so che state aspettando i capitoli.
Lo so che vi mancano.
Peró Taranto è reale.
Dovevo portarvici, farvela vivere attraverso le mie parole.
Spero di esserci riuscita.

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