28/04/2008
Aveva solo sei anni quando Greta lo conobbe. Stavamo giocando con la sabbia nel giardino pubblico dove tutti i bambini potevano divertirsi e fare baldoria. Urla, risate, parole sconnesse riempivano il silenzio inesistente, che vi assordava una volta varcato quel cancello di metallo che aveva bisogno di essere lubrificato.
Ogni volta che veniva aperto o chiuso, era un assordante cigolio.
Quella mattina di fine Aprile il cielo sereno non era ostacolato da nessuna nuvola bianca o grigiastra; faceva caldo, forse un po' troppo per quel periodo. Io stavo davanti a lei a cercare di capire qual'era il modo migliore di mettere la sabbia dentro il secchiello blu dalla forma di un castello. Lei, invece, ne aveva già costruiti 3, uno più bello dell'altro. Provai invidia.
Capelli rosso fuoco cadevano sulle piccole e delicate spalle, gli occhi avevano una tonalità di marrone che andava a sfumarsi sul verde. La parte delle guance e il tenero nasino all'insù era ricoperta da varie lentiggini arancioni, il viso a punta era reso piè bello dal suo sorriso.
Indossava un vestitino giallo che cadeva fino al ginocchio e, ai piedi un paio di sandali argentati. La madre, alta, snella e dai capelli biondi (un po' crespi), teneva in mano degli occhiali da sole che Greta era solita indossare; se li toglieva quando giocava e se li rimetteva quando finiva.
Greta era un un cucciolo di leone: solare, vivace e amichevole. Iperattiva e con tanta vogli di fare, Ma anche logorroica, prepotente ed egocentrica; se non era al centro dell'attenzione lo diventata con le forze. Forse facendo qualche battuta, o facendo qualcosa di stupido ma che agli altri faceva ridere. Era un capo, era destinata a guidare un gruppo; era un lider nato.
Io invece, ero l'opposto: timida, riservata e taciturna...o almeno così ero.
Parlo al passato perché il mio carattere è mutato nel corso degli anni, si è creato una fortezza che allontana tutti: chi prima e chi dopo.
Indossavo un paio di pantaloni corti verdi e una canottiera rosa, in testa portavo il cappello che nascondeva i corti capelli color quercia. Occhi castani, naso in aria e labbra non tanto carnose. La stavo ad osservare mentre si vantava del suo "capolavoro", che con un po' d'acqua sarebbe crollato.
Solo adesso mi rendo conto della mia ingenuità.
Gli andavo dietro come le falene erano attratte dalla luce, ma almeno ero me stessa. Con lei ero schietta, furba (a volte) e parlavo e parlavo di ciò che succedeva attorno a me e di come mi sentivo. Con lei non avevo una maschera e alle volte mi capitava di condurla nei peggio casini. Avevamo sempre qualcosa da fare, qualcosa da imparare e qualcosa da insegnare.
E restavo ad ascoltare le sue storie inventate su suo fratello che uccideva un drago in sogno, sul fatto che avesse visto una fata posarsi sul davanzale della sua camera, su come mamma e papà avessero sconfitto un ragno gigante padrone del lavandino del bagno.
Aveva una gran bella fantasia.
Io l'ascoltavo senza dire una parola, ero affascinata nel suo modo di raccontare e di atteggiarsi...dalle sue manie di protagonismo.
Non capivo che era un problema.
Ero troppo piccola per capire che ciò ci avrebbe portato alla rovina.
La sabbia in mezzo alle dita dei piedi formicolava facendole strusciare fra loro. Il sole in alto picchiava e il berretto non sembrava sufficiente nel proteggermi. Non c'era un filo di vento, e mentre io combattevo con gli inizi giramenti di testa, tu continuavi a costruire castelli dove tu avresti governato.
Sorrisi nel vedere il tuo sorriso.
Ero troppo piccola per capire quello strano sentimento.
A un certo punto un bambino, dalla pelle leggermente abbronzata della nostra e dai folti capelli castani, si avvicinò a noi sedendosi.
Restò in silenzio.
Noi lo guardammo incuriosite e piene di domande; non volevamo che un maschio si unisse a noi. Noi eravamo già perfette.
Prese una paletta (la mia) e iniziò a scavare una buca non tanto profonda, ma che alla vista dei bambini sembrava.
"Che stai facendo?" osò chiedere Greta dopo uno scambio di sguardi. Il bambino non risposte e continuò l'azione.
"Sei sordo per caso?" Ribatté insistente.
"Sto scavando." Rispose secco e con un tono simile a quello dei robot: nullo. Vi era strana quella scena, nessun bambino o bambina ci aveva mai infastidito... ma lui non era normale.
"Io sono Greta." Continuò.
"Io Giulio." Sempre lo stesso schema.
"Ho sei anni te?"
Non rispose. La guardai per dirle di smetterla e che forse lo stava mettendo a disagio. alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
Ecco un'altra sua qualità: Testardaggine.
"Anche io ho sei anni."
"Anche noi abbiamo la tua erà! Hai sentito Benedetta?! Un nuovo amico!"
Nuovo amico. Queste parole mi suonavano nuove. Perché un "nuovo" ? Non bastavamo noi due?
"E perché stai scavando una buca?"
"Per cercare l'acqua." questa volta rispose subito.
"Wow!" Era entusiasta. "E fra quanto troverai l'acqua?"
"Non lo so, bisogna scavare tanto...Ieri al mare l'ho trovata."
"E quanto hai dovuto scavare?"
Ci fu un distacco di qualche secondo dalla domanda alla risposta. "Circa 50 kilometri."
I suoi occhi si illuminarono. Io ancora non avevo proferito parola. Quando tornò nel mondo dei vivi aveva la testa ricoperta di sabbia, come la bocca e il naso, ci scrutò attentamente: Greta lo osservava divertita, io restavo a testa bassa.
"Tu come ti chiami?" Chiese.
"Benedetta" Risposti sottovoce, in modo quasi impercettibile.
"Bel nome Benedetta." Poi sorrise e tornò dentro il fosso con la speranza di trovare il liquido trasparente e salato.
A canto a me adesso c'è Giulio che mi stringe la mano.
"Trovato qualcosa?" Chiese qualche minuto dopo Greta.
"Niente" Gridò lui "Solo un pezzo più duro degli altri...non si vuole staccare!"
"Prova a romperlo!"
"Credo che sia il terreno...Uffa, volevo trovare l'acqua!"
Restammo così ancora per qualche minuto, prima che la mia creatrice mi venne a chiamare per tornare a casa. Si era fatto tardi e, per la prima volta, non feci storie. Salutai Greta, a Giulio li accennai un sorriso tanto per essere carina.
Spazio me
Hey hey hey! Okay, mi piace.
Una roba veloce e poi non rompo più: la copertina non è definitiva.
Ora passiamo alle domande.
VI è piaciuto il capitolo?
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Come un gioco
RomanceAmicizia, amore, tradimento: sono le parole chiavi di questa storia. 3 amici, 1 amante, 2 fidanzati. Perché comunque cos'è l'amore senza un pò di passione?