Costanza. Oggi

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Costanza combina casini.

Casini grossi, come camion che trasportano altri camion. Scusi tanto prof., non dirò più casini. Lo so che non è opportuno e neppure indicato. Caos. Bellissima parola. Qual è la teoria del caos? Ah sì... un battito d'ali di una farfalla in Giappone può provocare un terremoto in America. Ho sbagliato stati, forse. Chi se ne importa. Va' dove ti porta la vita. E dove mi porta caro Babbo Natale? Alla stazione stupida di questa città, davanti alle rotaie lucenti parallele. Sono parallele, ma se io adesso mi ci stendo sopra e le misuro con il corpo sono sicura di trovare almeno un paio di millimetri di differenza tra il chilometro 1 e il chilometro 2. Sicura. Mentono tutti. Ora ci provo. Mi stendo e dormo. Mentono quando dicono che diciassette anni è l'età benedetta dagli dèi. Mentono quando dicono che il tempo riesce ad aggiustare tutto. Mentono quando dicono che il peggio è passato e mentono quando affermano con tanta saccenza che d'amore non si muore. Anche nelle canzoni mettono le menzogne. E non mi stendo affatto. Sta' a vedere che questi umani indifferenti a tutto per paura di partire in ritardo, vengono a salvare proprio me. Perchè lo lascio andare via? Perché? Lui è là, sull'altra rotaia parallela anche lei, e se ne va. Per colpa mia. E io sto qui, dovrei stare a scuola stamattina che poi mi sembra sera e io mi sembro vecchia con i ricordi di cento anni e lo lascio andare via. Lui è sempre là, con il biglietto in mano. Devi obliterarlo. Cavolo. Uscita tutta d'un botto, prof., la parola giusta. Convalidarlo, devi forare il maledetto biglietto altrimenti ti fanno la multa. Mi nascondo dietro a una fioriera. C'è una formica su una foglia. La tocco. Non scappa. Meno male. Devo essere felice. La formica non scappa. Lui sì. Tre fermate ed è a casa. Solo tre fermate, che sarà mai. Lo rivedrò domani e chiarirò, magari mi metterò ai suoi piedi e farò la supplica. Ma se parte lo so, non torna. Non torna da me. Rimane nella sua scuola tecnica a imparare a fare le rotaie parallele. La voce gracchiante di una femmina rauca annuncia che il treno sul binario 12 sta arrivando in perfetto orario. Anche lui è attento. Vedo gli occhi, nocciola. Le nocciole. Si schiaccia il guscio e quelle rotolano via. Quando mai un treno arriva in perfetto orario? Un altro po' di tempo. Magari trovano una borsa sospetta e chiamano gli artificieri; magari un passeggero distratto infila la mano nel freno di emergenza. Potrebbe capitare, perché non ora? Magari, magari. Finalmente un po' di vento, così asciuga queste maledette lacrime. Le femmine piangono più dei maschi. Questo è vero. Perché lui non piange. È così arrabbiato, ma che dico. Dolente. Sì, prof., ho ripassato il capitolo di Dante. La città dolente. Inferno: composto da 33 canti; Dante lo vede a forma di imbuto suddiviso in cerchi. Io lo vedo come una stazione poco affollata dove il dolore va e viene a suo piacimento senza guardare in che binario si deve fermare. Il vento fa scappare la formica. Diavolo d'un vento. I capelli si allungano in avanti, si arricciano verso l'alto e poi mi coprono la faccia. Asciugano il pianto dai capelli. Questa è ancora più bella. Pure il Vangelo entra dentro la testa, stamattina. Il vento si gonfia. Anche la sua giacca a vento si gonfia mentre guarda il treno che arriva. Ha il muso di un uccello preistorico. Ha gli occhi di un predatore. E poi vedo che lui è felice di andare via. Sì, lo è. Aggiusta sulle spalle lo zaino, sposta il piede in avanti e lasciarla quasi argento macchiata di caffelatte si scoprire sta lì tutto il dolore. Nella scarpe, nella macchia. Sta proprio dentro fino al calzino. E nel sollevarsi chissà come il biglietto gli sfugge di mano. Lo porta il vento, ci pensa lui a convalidarlo. Non preoccuparti, amore. Per un attimo il vento lo respinge e poi lo innalza e infine, stufo del gioco, lo lascia cadere. È qui il tuo biglietto, vorrei dirgli. Ha solo sbagliato binario. Non posso farlo salire senza. La multa, il controllore, le balle sugli studenti che cercano sempre di approfittare, sui giovani che credono di poter avere tutto. Sarebbe troppo per lui stamattina. Vado io. Sta proprio tra le parallele. Così approfitto e le misuro. Sta su una traversina piena di fazzoletti sporchi, con la ghiaia come contorno. Sta qui, non preoccuparti. Lo vedo bene, è così luminoso, il tuo biglietto. Chissà perché è diventato luminoso. Forse perché lo hai toccato tu. Devi avere le mani piene di fluoro.

Perché adesso tutto questo rumore, perché? C'è il sibilo, fortissimo.

Una caffetteria che esplode. Le urla e le grida. Stride qualcosa. Cavolo, un attimo solo, devo prendere il biglietto. Ma che avete tutti? Non capite? Il biglietto è del mio amore che se ne va, se ne va da me. Abbiate un po' di rispetto. In fin dei conti un amore non è mai come un altro. È una sorpresa che ti coglie che strizza e che produce. Il caos. Ora lui vuole il biglietto. Anche questo è amore. Deve andarsene. Per colpa mia. Costanza che com

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