IL DIARIO NERO

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Quando avevo la tenera età di 17 anni, credevo di essere pazza, perchè quando ero sola in casa, ad essere sincera, vedevo i miei amici in casa che mi guardavano e ridevano, così un giorno, a scuola, dopo la lezione di psicologia, decisi di mettermi un po' a parlare con la mia professoressa di psicologia di allora, che a mia insaputa, era anche una psicologa. Quella giornata mi sentii talmente ascoltata che il mio sfogarmi con lei dopo le lezioni, anche 5 minuti, erano diventati un vizio, una dipendenza; Cosicchè un giorno, mi disse che era disponibile un posto per uno sportello d'ascolto in modo tale che i miei 5 minuti potessero diventare 60. Era molto gentile con me, sapeva ascoltare ed è stata una delle prime donne della mia vita che posso reputare "La mia salvezza". Passavano i mesi in quello sportello d'ascolto e un giorno, lei decise di farmi comprare un diario su cui scrivere tutti i miei pensieri. Da piccola lo avevo, ma ci scrivevo stronzate tipo "Oggi sono andata a vedere il film di Titeuf al cinema", non pensavo che di quel diario non ne avrei potuto piu' fare a meno. Su quel diario inizialmente mi faceva fare degli esercizi che ad essere sincera mi piacevano molto, in un esercizio ad esempio dovevo scrivere le parole che più mi erano rimaste impresse nella seduta; poi, a lungo andare, quel diario è diventato uno sfogo vero e proprio. Il primo diario lo chiamai il diario nero, ovvero il diario della profondità, perchè in quel diario ci avevo messo tutta me stessa. Ed ecco a voi, il mio primo pensiero scritto sul diario.

07.12.17

Emulare, scegliere, puntare in alto, poco di buono, pretendere, essere ascoltate. Perchè pretendere di essere ascoltate? Da una persona che non ti capirebbe nemmeno poi... mi sento una stupida, forse mi fa rabbia il fatto che quando lei stava male per qualcuno o qualcosa io l'ascoltavo, eccome se l'ascoltavo.

15.12.17

Oggi sono stata spavalda, il che è una cosa che volevo migliorare. A litigare con mia mamma non sto litigando più, ma mi fa male quella cosa che anche se devo dire "Oddio mamma ho preso 7 in tot materia" oppure "Oddio mamma guarda cosa facciamo nell'aula di grafica" lei non mi ascolta. Mi manca quell'affetto che mi dava quando ero bambina anche se mi è difficile ammetterlo.

17.12.17

Solo ieri ho litigato con i miei genitori, e non me l'aspettavo, ma ho agito in maniera diversa dal solito. Ho incominciato a spiegargli lo schema dell'agire, sentire e volere, ed è incredibile, hanno ragionato insieme a me, mi hanno capita, ed hanno ammesso, anche se con fatica, di essere persone frustrate, ma senza riuscire a capire il perchè. Ho provato allora a dargli degli spunti per farli sfogare diversamente per non arrivare all'aggressione. Loro però hanno rifiutato dicendo che pensano troppo a noi figli e non hanno tempo per sfogarsi senza nemmeno sapere il vero motivo della loro frustrazione.

Prima di passare alle prossime pagine, volevo dirvi che all'inizio non ci capirete nulla, ma se non mi abbandonate e continuate a leggere scoprirete cose che nemmeno voi sapevate di aver bisogno.
Esempio: voi lo sapete cos'è lo schema dell'agire, sentire e volere? Io adesso lo so e la mia vita ormai si basa solo su quello schema. Lo schema dell'agire, sentire e volere me lo spiegò sempre la mia ex psicologa durante una seduta ed è una logica secondo il quale se io faccio quello che sento e quello che voglio mi sento bene e non ho motivo di essere frustrata. Lo stesso vale se io non faccio quello che non sento e quello che non voglio, non ho ugualmente motivo di essere frustrata. Il problema nasce se io: Faccio quello che non sento e quello che non voglio (Esempio banalissimo lavare i piatti) oppure quando NON FACCIO quello che sento e quello che voglio (Altro esempio banale, dire ad una persona "ti voglio bene").
La frustrazione ha 3 stadi: Frustrazione leggera, in cui ce la prendiamo con le persone più in alto di noi (Esempio pratico bestemmiare). Frustrazione media, in cui ce la prendiamo con chi ci sta intorno, che può essere un'amica oppure un genitore. Frustrazione alta, la più importante, in cui ce la prediamo con la persona più vicina a noi. "E chi è la persona più vicina a me?" mi domandavo... La persona più vicina a me sono io. E' da qui che nasce il cosiddetto autolesionismo, dalla frustrazione. L'autolesionismo si può manifestare in tanti modi, non solo con i tagli, anche con i sensi di colpa, con l'alcool, ogni comportamento che non rispetta correttamente lo schema dell'agire, sentire e volere è detto "comportamento autolesionistico". Siete pronte, potete proseguire a leggere il diario nero.

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