• Capitolo 1 •

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Avete mai provato a contare quante sono le coppie che in strada si mostrano innamorati? No?
Beh sarebbe impossibile, ma vi assicuro che contare le coppie che si sono lasciate è ancora più impossibile.
Non ho mai creduto nell'amore. Mai.
Chi cazzo ha inventato la parola "amore" se poi hanno inventato la parola "odio"?
Perché per ogni sentimento buono ci sono altrettanti sentimenti cattivi? E perché io ho provato solo dei sentimenti cattivi?

Un giorno mi chiesero:

"Ti sei mai innamorata?"
"Intendi cadere in quella fossa senza uscita e che ti uccide lentamente? Allora si, ma non cadrò mai più."

Ed ecco perché al mondo vince l'odio.

Ero seduta sul tetto. Quasi come ogni giorno. Le macchine passavano veloci per le strade di New York e la gente sembrava sempre andare di fretta. Anche se erano le 3 del mattino.

Che cazzo avevano di così importante?

Alzai la testa e vidi poche stelle. Le iniziai a contare ma neanche dopo 3 minuti mi stufai. Sospirai e feci un altro tiro di sigaretta.

Sentii il freddo percorrermi tutto il corpo,così mi avvolsi stretta intorno alla mia felpa.

Il vento iniziò a soffiare ancora di più e per un momento sperai che fosse abbastanza forte da buttarmi di sotto. Mettendo fine a queste agonie.

Mi alzai in piedi sul cornicione. Non so neanche io il perchè l'avessi fatto. Appoggiai per bene i piedi per terra e distesi le braccia lungo i fianchi.

Indossavo una felpa nera abbastanza lunga con il cappuccio e dei pantaloni grigi. Guardai di nuovo il cielo e le stelle se ne erano sparite tutte. Lasciando la luna completamente sola,avvolta solamente dall'oscurità del cielo.

D'un tratto mi sentii presa saldamente dalla mano e con una grande forza, qualcosa o meglio qualcuno, mi girò violentemente facendomi cadere sul pavimento. Non mi ci volle molto a capire che non ero sul pavimento ma mi trovavo sopra a qualcuno.

"Che caz-" dissi tutta confusa cercando di metaboliizare il tutto. Mi provai ad alzare ma senza successo. Ricaddi così sopra al corpo che si trovava sotto di me.

Non mi mossi. Rimasi lì ferma. Impotente.

Era come se stare tra le braccia di quell'uomo mi facesse sentire al sicuro.

Mi ricomposi e trovai la forza o forse il coraggio di rialzarmi.

Mi pulii i pantaloni e mi sistemai le maniche della felpa. Abbassai poi lo sguardo e lo vidi. Vidi la persona che mi aveva appena scaraventata per terra.

Era un uomo, dai capelli neri e due occhi verdi smeraldo, talmente belli che è impossibile descriverli. Era molto alto circa 1,93 ed era di musculatura normale. Nè grasso nè magro. Semplicemente normale.

Indossava dei cargo jeans beige e una felpa nera. I ricci un pò bagnati gli cadevano sulla fronte, creando un contrasto perfetto tra il nero scuro dei suoi capelli e i suoi meravigliosi occhi verdi.

Non credo che fosse più grande di me, forse solamente qualche anno o addirittura qualche mese.

Si appoggiò sui gomiti intento a rialzarsi e fu allora che mi guardò anche lui.

Sentii una strana sensazione dentro di me, come se improvvisamente una scarica elettrica sia passata attraverso tutto il mio corpo. Ci guardammo per quelli che dovevano essere pochi secondi ma che invece, a me sembrò un'eternità.

Scossi la testa, come per ricompormi.

"Che cazzo di problemi hai?" Gli dissi tutta incazzata.

Lui si alzò lentamente, mettendosi una mano sulle ginocchia per darsi forza.

Quando si mise completamente in piedi notai la sua altezza.

Cazzo. Era molto più alto di me.

Poi improvvisamente iniziò ad urlarmi contro.

"Io che cazzo di problemi ho?! Io?! Sei te la pazza tra i due, cazzo! Te!"

Che cazzo?

"Ti saresti buttata?! Eh?! Avresti lasciato i tuoi cari?! Avresti lasciato tua madre piangere sulla tua tomba?! Avresti lasciato tuo padre piangere la sua piccola principessa?!Avresti lasciato i tuoi amici con il rimorso per il resto della vita?! Eh?!Cazzo se sei stupida."

Stava urlando talmente forte che potevo intravedere le vene sul collo.

Feci un passo indietro, non perché fossi intimorita ma perché quella reazione mi prese alla sprovvista.

Lui mi guardò negli occhi. Potevo vedere un grande mix di emozioni: tristezza,stupore ma soprattutto rabbia.

Poi come se niente fosse successo si ricompose.

"Perché?" Fu tutto quello che gli uscì dalle labbra.

Un sussurro come se avesse paura di sapere la risposta.

"Io" iniziai, "non volevo saltare, o almeno credo. Non so perché ma mi è semplicemente venuta l'idea di-"

Feci per continuare ma ben presto mi resi conto di quanto sarebbe stato strano e imbarazzante dirlo ad alta voce.

"L'idea di?" Chiese impaziente.

"Di contare le stelle." Risposi sussurrando pentendomi immediatamente delle mie parole.

Sbuffò incredulo.

Cambió d'un tratto di nuovo atteggiamento.

Questo ragazzo hai seri problemi di personalità.

Si mise le mani in tasca e mi iniziò a guardare con aria straffottente da tutta la sua grandezza.

Mi avvicinai a lui e lui non si smosse, anzi continuò a fissarmi con aria di superiorità.

Si avvicinò ancora e in questo momento stava proprio torreggiando sopra di me.

Mi guardò ancora e potei sentire i suoi occhi penetrarmi l'anima.

"Te invece che ci facevi qui?" Chiesi volendo mettere fine a sulla strana situazione.

"Vengo molto spesso qui." Disse abbassando gli occhi.

"Perché?"

Scrollò le spalle.

"Mi rilassa."

Lo guardai. Mi guardò.

"Ora devo andare." Dissi

"Spero di rivederti."

"Perché? Tranquillo non cercherò di ammazzarmi."

"Non è di quello che ho paura" rispose.

"E di cosa allora?" Chiesi stranita.

"Che rieschierai di cadere cercando di contare le stelle."

Mi lasciai scappare una leggera risata.

"E quindi cosa vorresti fare?" Chiesi.

"Ti insegneró a contarle."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 25, 2023 ⏰

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