Pioveva, come sempre. A Gotham pioveva per la metà dell'anno.
Jason odiava quel posto con tutto se stesso, ma era ancora lì. Si chiedeva come mai non fosse già scappato a gambe levate da quel buco di città.
Dopo quella missione avrebbe avuto bisogno di un fottuto psicologo. Bruce aveva esagerato un' altra volta. Non aveva scuse.
Ma come al solito aveva il culo parato in qualche maniera. E a Jason non stava bene alla fine quelli che uscivano con le ossa rotte erano sempre gli altri. Lui era lindo e pulito, non era mai dalla parte del torto. Maledetto stronzo.
Aveva in mano il Joker, era ad un passo dal fare ciò che andava fatto. Ciò che il patrigno non era in grado di fare. Ucciderlo. Una volta per sempre, soprattutto dopo quello che gli aveva fatto. Ma per il patrigno neppure quello era sufficiente. La sua morte era come un elefante in una cristalleria, eppure piuttosto che ammettere gli sbagli di un passato così straziante Bruce preferiva girarsi dall'altra parte.
Per Jason era insopportabile, gli aveva spezzato il cuore una volta di troppo. Era arrabbiato perchè ci era cascato un'altra volta, sperava di poter davvero riallacciare quel rapporto, ma in quella maniera era davvero impossibile; e con il suo carattere era improbabile che si piegasse a seguire quelle regole.
Perchè per quello stronzo di Bruce era più importante che quel maledetto pagliaccio rimanesse in giro; in modo da giocarci a chiapparella. Chissenefrega se poi qualcun altro ci rimetteva, non erano affari di Bruce.
Lui era l'esempio più lampante.
La sigaretta bruciava lenta tra le sue labbra, spaccate da un pugno. Era furioso con tutti in quel momento. Neppure i suoi fratelli riuscivano a capirlo, facevano quadrato intorno al padre piuttosto.
Se ne era andato dalla bat caverna senza neppure farsi curare, la spalla era maciullata; Il proiettile che il Joker gli aveva sparato era arrivato in profondità nel muscolo, distruggendolo. Il sangue intorno al foro di entrata si era coagulato, ma non aveva smesso di uscire. La pelle era lacerata e assomigliava ad una poltiglia rossastra. Non era un bello spettacolo.
La bruciatura della canna aveva lasciato un bel segno sulla pelle sana che avrebbe fatto molta fatica a sparire, gli aveva sparato dalla breve distanza, quasi a bruciapelo. Faceva un male terribile.
Non avrebbe sparato dritto per almeno i prossimi sei mesi o peggio.
Il dolore in quel momento però era secondario, la rabbia che gli stava macerando il fegato era peggiore.
Voleva fare una sola cosa, aveva le mani che tremavano per il nervoso.
Per una volta che aveva il maledetto sotto tiro, bastava un colpo solo, alla testa. Sarebbe stato facile e soprattutto liberatorio.
Avrebbe smesso di far soffrire le persone, ma il patrigno come al solito era intervenuto. Perchè si ostinava a far respirare quel verme?! Davvero non riusciva a comprendere cosa gli passasse nel cervello. Eppure Bruce non era stupido, ma quello scudo morale che ogni tanto tirava in ballo lo mandava in bestia. Lo tirava in ballo solo quando gli faceva comodo, per lavarsi la coscienza.
Faceva il bello e il cattivo tempo, come gli andava. Per Jason era semplicemente ipocrisia.
La stessa che aveva tenuto con lui per anni, lo chiamava quando le cose diventavano difficili o aveva bisogno di due braccia in più.
Cominciava a detestarlo e a detestarsi, era come un cagnolino scodinzolante che gli andava dietro.
E lui non voleva esserlo! Lui non era Dick, non era neppure Damian o Tim. Non centravano niente con lui.
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Restless heart syndrome (Jaydick, pre slash)
Fanfiction"Questa storia partecipa a "A una parola da te- challenge" indetta dal gruppo facebook Il giardino di Efp "Dopo una missione ad alto rischio, in cui Jason rimane ferito, lui e Dick hanno una violenta discussione. Parole sopite da anni che riesplodon...