Visita allo zoo

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La sveglia suonò puntuale, come ogni mattina, e, come ogni mattina, era estremamente irritante. Prima o poi l'avrebbe cambiata, pensò Louis, mentre si alzava svogliatamente dal letto e si preparava per andare al lavoro. Quella mattina il cielo era plumbeo e l'umidità appiccicosa, ma d'altronde era risaputo che il clima in Inghilterra non fosse dei migliori. Quando arrivò al famoso zoo di Londra, il ZSL London Zoo, entrò nell'area riservata ai dipendenti per indossare la propria uniforme, ignorando totalmente le persone al suo interno.

«Lo sai che salutare è una consuetudine che distingue le persone dagli animali?». Louis, senza neanche girarsi a guardare il suo interlocutore, rispose: «Scusa, Liam, ma oggi devo lavare gli ippopotami e ho bisogno di prepararmi psicologicamente. Non so se ricordi cosa è successo l'ultima volta...». Liam sbuffò e aggiunse: «Almeno Zayn mi saluta quando entra»

«Già, Zayn è l'uomo perfetto, a quando le nozze?»

«Cretino» disse il moro, tirandogli uno scappellotto.

«Ciao a tutti!» esclamò il ragazzo pakistano appena entrato, subito identificato da entrambi come Zayn. Liam guardò Louis con un'espressione trionfante sul viso, e quest'ultimo uscì dalla stanza mormorando qualcosa di incomprensibile.



Louis, anche se non lo avrebbe mai ammesso, amava stare a contatto con gli animali e questo poteva essere riscontrato facilmente dal fatto che assegnasse ad ognuno di loro un nome, come se fossero figli suoi. I nomi riportati sui cartelli informativi dello zoo, però, non corrispondevano a quelli che lui aveva in mente, perché per lui i nomi avevano un significato speciale, unico. Amava analizzare anche i nomi delle persone, trovare un collegamento con il loro carattere e il loro aspetto fisico, interesse che incuriosiva alcuni e inquietava altri.

«Nicolas e Tobia, state fermi! Lo sapete che oggi vi tocca il bagno!» disse Louis spazientito.

«Non sembra per niente facile» commentò un visitatore. Louis si girò e vide un ragazzo, probabilmente un suo coetaneo, che lo guardava interessato. Era alto e riccio, aveva gli occhi verde mare e un sorriso smagliante sulle labbra.

«Per niente» rispose riprendendo il suo lavoro.

«E come mai li hai chiamati Nicolas e Tobia? Sul cartello c'è scritto che si chiamano Thug e Nicky» insistette il ragazzo.

«Perché mi piace chiamarli così» disse secco Louis. Se c'era una cosa che odiava, erano proprio quelle persone che si rivolgevano a lui usando la seconda persona senza che lo conoscessero.

«Oh, capisco. Posso fare una foto mentre lavi gli ippopotami?» Louis alzò gli occhi al cielo ma poi annuì, aspettando che il ragazzo scattasse la foto e se ne andasse. Tirò fuori dallo zainetto che aveva in spalla una macchina fotografica che Louis avrebbe potuto comprare con lo stipendio di tre mesi interi e scattò qualcosa come venti foto, sempre sorridendo in maniera irritante.

«Grazie mille, non vedo l'ora di farle vedere a mia sorella» esclamò entusiasta, quasi fosse un bambino che ha ricevuto una caramella.

Louis tornò a lavare gli ippopotami, e fu enormemente sollevato quando vide il ragazzo riccio allontanarsi.



Dopo aver faticato come un mulo tutta la mattina, arrivò la pausa pranzo e si diresse verso il solito ristorante dello zoo, dove mangiava sempre in compagnia di Zayn e Liam.

«Allora Lou, com'è stato lavare gli ippopotami?» lo interpellò Liam, vedendolo arrivare sporco di fango e con i capelli appiccicati al viso. Louis lo fulminò con lo sguardo, sedendosi al tavolo con il vassoio traboccante di cibo.

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