capitolo due: un po' too much

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⚠️ Hoooooolaaaa! Eccoci qui con la seconda parte della storia, devo dire che non sono troppo convinta, in generale, però voglio impegnarmi per cercare di finirla. Come al solito ho aggiornato in ritardo, avevo detto che l'avrei pubblicato ieri ma non sono riuscita a finirlo (so' un disastro). Ci tenevo a dire come sempre che tutto ciò che leggerete è frutto della mia immaginazione e che il carattere dei personaggi NON corrisponde alla realtà (lo ripeto sempre perché non voglio che si fraintenda in alcun modo). Fatemi sapere che cosa ne pensate con una stellina e un commento, mi fa sempre tanto piacere conoscere i vostri pareri 🥺 Vi lascio alla storia, a presto!
ps: guardate il ps a fine capitolo, è importante!
pps: potete trovarmi su twitter, il mio nickname è @/sangiullarae ⚠️









































Giulia riconobbe immediatamente la melodia della canzone con cui Sangio si sarebbe esibito. D'altronde, le note di Forever young, indipendentemente dalla sua ossessione per quel brano in particolare, erano inconfondibili.
La musica risuonava per tutta la stanza, amplificata da una cassa all'angolo, di fronte a lei, che utilizzavano, solitamente, per provare le coreografie.
Ora che ci pensava, non aveva idea di come sarebbe stato possibile ospitare in Accademia i ragazzi della Fancy Label: non avevano gli strumenti adatti, non avevano sale di registrazione, non avevano quegli impianti enormi, con tutti quei tasti colorati che a lei sembravano tutti uguali. Scacciò velocemente il pensiero: era certa che, in un modo o nell'altro, Cassandra e Mario sarebbero riusciti a rendere agevole quella collaborazione.
La voce di Sangiovanni la distrasse da ogni sua riflessione e la catturò completamente.
Quel ragazzo sembrava magnetico e Giulia faticava a distogliere lo sguardo dalla sua figura al centro della sala: ora però, per fortuna, aveva una giustificazione al fatto che lo stesse guardando così intensamente, senza il rischio di sembrare una squilibrata. Si stava esibendo per loro e lei non voleva sembrare maleducata o scortese e mostrare indifferenza, motivo per cui non sfruttò l'occasione per liberarsi di quei vestiti bagnati.
Il suo timbro graffiato metteva in risalto ogni parola, ogni verso, e trascinava la ballerina in una dimensione parallela. Le sembrava di fluttuare attraverso la voce di Sangiovanni, si sentiva più leggera mentre l'osservava muoversi lungo il cerchio umano costruito dai suoi amici e dai compagni di Giulia. Rimase sorpresa quando il cantante cominciò a intonare parole in italiano, parole sue, cucite addosso a quella canzone che aveva più del doppio dei suoi anni: si immerse in quella storia che, al pari di un aedo che si accinge a cantare l'ira del Pelide Achille, sembrava nascondere segreti taciuti, misteri mai svelati, amori tormentati. Di colpo, avvertì la necessità di informarsi scrupolosamente sulla sua discografia, scavare a fondo in ogni sua canzone, nel desiderio di ricreare quella sensazione di tranquillità, morbidezza, che mai aveva provato dinnanzi a una canzone. Certo, la musica le aveva sempre permesso di evadere, ma con Sangiovanni era diverso, e lei l'aveva capito subito: mentre lo seguiva e canticchiava tra sé il ritornello della canzone degli Alphaville, dimenticò tutto il resto. C'era solo il cantante, c'era solo la sua voce — impeccabile nelle sue occasionali imprecisioni.
Giulia avrebbe voluto sentirlo cantare per sempre. Razionalmente, non poté non ammettere a se stessa che, in altre circostanze, se lei fosse stata ancor più giovane, non avrebbe impiegato meno di due minuti ad innamorarsi follemente — e platonicamente, certo — di quel ragazzo, futura popstar della sua generazione, o almeno glielo augurava.
S'incantò nell'osservare i movimenti di lui che si accorse in ritardo di ciò che le stava accadendo intorno: un applauso fragoroso era esploso mentre il ragazzo con la bandana blu ancora intonava le ultime parole della canzone. Giulia si aggiunse subito dopo, senza riuscire a nascondere un sorriso sincero — Sangiovanni era riuscito ad azzerare il tempo e lo spazio. Quel suo potere le incuteva quasi paura.
«Luigi, noi non potremmo desiderare un compagno d'avventure migliore di te» Mario sfoderò un sorriso a trentadue denti. Guardava Sangiovanni con lo stesso sguardo che avrebbe riservato a un giocatore della Roma dopo aver vinto il Derby — Mario era uno di quei tifosi che considerano la propria squadra come una seconda famiglia —  e Giulia, a malincuore, non se la sentiva di biasimarlo. Cassandra attese che il cantante tornasse al suo posto, tra i compagni ancora esultanti, per riprendere la parola: «per questo, per una giusta accoglienza, anche noi abbiamo preparato qualcosina da farvi vedere».
Giulia notò con la coda dell'occhio — stava seguendo passo dopo passo i movimenti di Sangiovanni che, dopo essersi inchinato di fronte al mini-pubblico, si era seduto nuovamente a terra  — che Rosa, Samuele, Riccardo e Martina si erano alzati e iniziavano a disporsi lungo il perimetro della stanza, fortunatamente abbastanza spaziosa da permettergli di ballare pur con degli spettatori seduti ai loro piedi: Cassandra doveva averli messi al corrente prima del previsto di ciò che sarebbe accaduto. In ogni caso, la ragazza decise di cogliere la palla al balzo per sgusciare via e darsi finalmente una sistemata. Prima di abbandonare la sala, però, rivolse un'ultima occhiata a Sangiovanni: era accerchiato dai suoi amici, mentre godeva dei loro complimenti e delle loro attenzioni.
Continuò a pensare a lui anche mentre si spogliava e indossava top e calzoncini neri, adatti per le prove. Per la prima volta da quando frequentava l'Accademia, non aspettava altro di tornare a casa ed entrare nuovamente nel mondo Sangiovanni.

LUNA PIENA - Sangiulia's AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora