Fiamme alte quanto un palazzo. La mia schiena era avvolta dalle luci blu e rosse delle sirene. Ero troppo preso da quel momento per badare alla polizia; il calore mi scaldava il viso e asciugava le lacrime sulle guance. Niente aveva più senso per me in quel momento. Nemmeno quando mi buttarono a terra e mi misero le manette. L'unica cosa che aveva senso era quella vecchia casa che poco a poco veniva divorata dalle fiamme.
La cauzione l'aveva pagata mia zia. Ero minorenne e sotto la cura di uno psicologo, quindi tutto si risolse con un costo salato e una diagnosi di disturbo da stress post-traumatico a mio favore. Ovviamente, ciò che mi colpì di più fu la lavata di capo di mia zia e quel qualcosa nei suoi occhi che credo fosse delusione.
Non so quanto tempo fosse passato da quell'episodio, una o due settimane. Ma c'era ancora una cosa in sospeso. Il mio affidamento.
Ero seduto nella sala d'attesa del tribunale. Fuori dall'ampia vetrata, il vento batteva forte. Ero assorto nei miei pensieri guardando le foglie degli alberi. Non mi resi conto che mia zia mi stava chiamando da già da un po'.
Sentii il calore della sua mano sulla mia spalla e la guardai per un istante senza realizzare che fosse lei. In quel momento sentii che il mio cuore si fermò, così come il suo. Mi strinse forte a sé, fra le lacrime. Non ne parlammo. Ora che ci penso, non c'era bisogno. Io avevo perso i genitori e lei una sorella ed un cognato che considerava come un fratello. Erano amici di vecchia data, credo dalle superiori. Infatti i miei si conobbero grazie alla zia.
In macchina me ne stavo seduto con la testa appoggiata al braccio che era penzoloni fuori dal finestrino. Fino a casa, la mia nuova casa, mancava ancora una mezz'ora abbondante. La zia propose di fermarci ad una stazione di servizio per prendere qualche schifezza da mangiare e da bere. E poi avevo anche bisogno di andare in bagno.
Scesi dalla macchina e sentivo le gambe pensanti, come se non avessi camminato da giorni, il vento era alquanto forte e nello stiracchiarmi quasi persi l'equilibrio. Mi piacevano le giornate così. "Vado veloce al bagno" dissi alla zia. Lei mi fece un cenno con la testa. Poi aggiunse: "Aspetta! Cosa vuoi da bere?" mi rivolse un lieve sorriso. Io non avevo molta voglia di roba gassata. Il mio stomaco era lì per lì a ribellarsi solo al pensiero. "Mi va bene un po' d'acqua" risposi.
Dentro il bagno, l'unica cosa che mi impediva di perdermi nei miei pensieri era quel odore pungente. Per un momento ero felice di sentire qualcosa. Anche quello era mille volte più sopportabile, pensai tra me e me. Ma uscito dal bagno, i miei polmoni erano nuovamente invasi da quell'aria boschiva, fresca e gelida. Mi sembrava come se un nuovo inizio fosse appena... beh, iniziato. Entrai di fretta nel negozio della stazione di servizio e dissi alla zia di prendere anche del thè al limone, patatine, barrette di cioccolato, noccioline e tante altre cose che ora non ricordo, ma ricordo che uscimmo da lì entrambi con le braccia piene di sacchetti ricolmi di ogni genere di cose.
La località dove abitavano i miei zii mi piaceva parecchio. È vero, era una piccola cittadina e i pettegolezzi girano in modo spaventoso, ma era circondata da boschi, immense distese di foreste e tutta quell'atmosfera poteva solo farmi bene. Un tempo c'era un'impresa di taglialegna che si arricchirono con tutti quegli alberi, la zia mi disse che chiusero tempo fa e ora lo stabilimento dove portavano i tronchi per tagliarli è abbandonato, se non fosse per... Come diceva la zia: 'i tossici che ci girano attorno'. Non lo nego, sarebbe bello vedere un posto simile, abbandonato, dove la natura si sarà ripresa nuovamente quello che è suo. Ma c'erano i tossici. E comunque era troppo fuori città e non ci sarei potuto andare senza una macchina, o meglio senza la patente. Avevo la patente, ma non in quel preciso momento, ecco! Mettiamola così.
Il sole stava tramontando, la strada principale si apriva su una grande vallata. Lì c'era Soft Town. Il cielo andava tingendosi di un rosa caldo e tutte le case circondate dai pini erano immersi in questa luce onirica. Quasi non credevo a quanto potesse essere bella una vista simile. Seguivo con lo sguardo i fili dei tralicci, grovigli di fili che si snodavano prima verso l'altro, poi verso il basso e la macchina svoltava ora a destra, poco più avanti a sinistra. Gli zii abitavano in una zona residenziale molto tranquilla e poco trafficata. La loro casa aveva due piani ma sembrava comunque bassa e piccola, a me dava comunque un senso di accoglienza. Gli zii avevano sempre voluto adottare un adolescente problematico a cui badare, con me hanno avuto la strada spianata. Ora che ci penso questa cosa mi fa sorridere, ai tempi ero troppo cupo per riderci sopra.
Quella prima cena con i miei zii era molto silenziosa, da parte mia per lo meno. Non che io non volessi parlare con loro, volevo rispondere alle loro domande, alle battutine per smorzare il tutto e sinceramente lo apprezzavo da parte loro. Le parole che volevo pronunciare, mi sforzavo davvero molto di farlo, rimanevano come bloccate da qualcosa e non emettevano alcun suono. E se emettevano dei suoni, mi serviva un paio di tentativi per farmi capire.
Ma il giorno seguente, dopo una bella dormita. No, nessuna bella dormita, anzi, la voglia di dormire mi era venuta a colazione. Mi sentivo comunque già più a mio agio. Mi sentivo proprio come ai tempi delle vacanze estive delle scuole elementari, quando i miei mi mollavano sulla responsabilità dei miei zii. Loro badavano volentieri a me, ma ammetto che ero un bambino davvero impegnativo. Li facevo sempre preoccupare tornando nel tardo pomeriggio con qualche ginocchio sbucciato o vantandomi di come fosse stato spettacolare quella caduta dal ramo di un albero. Avevo decisamente esagerato quella volta in cui avevo cercato di punzecchiare un animaletto con un bastone che si era nascosto in una tana sotto un enorme albero. A quel animaletto ovviamente non avevo fatto niente di grave. Però... costò un intero lotto di passata di pomodoro. Mentre gli zii mi facevano il bagno nella vasca ricolma di sugo, raccontavo loro la vicenda sentendomi come un cavaliere che era giunto alla tana di un drago. "Il drago ha avuto la meglio sul cavaliere, eh!" mi dissero i miei zii ridendo con le lacrime agli occhi. Ma ora ci penso, credo che le lacrime fossero per l'odore.
STAI LEGGENDO
Soft Town
Mystery / ThrillerTim è stato affidato agli zii dopo la morte dei suoi genitori. Fra problemi adolescenziali e fatti misteriosi, Tim ed il suo nuovo gruppo di amici si immischieranno con qualcosa di più grande di loro.