Capitolo 3

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Oh, domani è martedì. Ci sei, no?

No, sono già venuto la settimana scorsa. Fammi riabituare, dai

Avevi detto che saresti venuto i giorni pari

Era una promessa d'amore causa Long Island

Ma perché, cos'hai da fare?

Ma niente, non mi va e basta

Ma che te ne frega

Ma non c'ho voglia, ti ho detto. Però, se ci prendiamo un pezzo di pizza insieme dopo, potrei pensarci

Se proprio devo farò questo sforzo

Che stronzo, vabbé, ci vediamo a giugno

Dai, a domani, bro

A domani, e ricorda che vengo solo per la pizza

Se, se

Il semaforo segnava il rosso mentre teneva il telefono nella mano destra.
Rileggeva quei messaggi che si era scambiato con Deddy la sera prima.
Glieli scrisse di notte.
In un momento di insonnia profonda.
La mente era involontariamente caduta su di lui e sulla sua comparsa di una settimana prima in quel cortile.
Mentre cercava di trattenere l'amico dal non distruggere con le parole Giulia.
Anche se invano.
Glieli aveva scritti nel tentativo di convincerlo a venire almeno un giorno a settimana a scuola.
Almeno uno.
Visto che l'accordo ne prevedeva 2 e lui non veniva neanche uno.
Un compromesso adatto ad entrambi.
Anzi.
A tutti e tre.
Non lo stava facendo per se stesso e in realtà non sapeva neanche perché lo stava facendo.
Ma l'aveva promesso a quella buffa ragazza.
Non poteva e non voleva rinunciarci.
Voleva fare qualcosa per lei.
Nel suo piccolo.
Senza immischiarsi però direttamente nella sua vita o cose simili.
Era una cosa che sicuramente avrebbe ridotto una sua preoccupazione.
E se quello era un modo per alleggerirla di un peso, di certo lo avrebbe fatto.
Ma cosa aveva fatto di tanto speciale quella ragazza per indurlo a fare cose che per nessun altro avrebbe fatto?
Bho.
Non se lo spiegava.
Aveva capito, però, che quell'anima, la sua anima, brillava.
Brillava di una luce rara.
Come rinchiusa in una campana di vetro levigato.
Coperta.
Offuscata dalla superficie.
Da cui sfuggono alcuni raggi di tanto in tanto.
Come la serranda abbassata la mattina.
Che riesci a vedere a seconda di come inclini la testa.
Di come ti muovi.
Ma soprattutto se apri gli occhi.
E lui era convinto che molte persone sugli occhi tenevano il prosciutto.
In quella settimana avevano passato un'altra volta il tragitto casa-scuola sull'autobus insieme.
Neanche l'avevano fatto apposta.
Era stato di nuovo il destino.
Stavolta Giovanni aveva davvero dimenticato le chiavi dell'auto a casa.
Giulia, invece, aveva appena saputo che Luca avrebbe balzato scuola quella mattina.
E così come qualche giorno prima, si misero ad aspettare il bus.
A qualche fermata di distanza.
Quella mattina, però, il mezzo passò in orario per entrambi.
Si sedettero proprio negli stessi posti del loro primo incontro lì sopra.
Neanche a farlo apposta.
Si risero in faccia contemporaneamente mentre entrambi pensavano a quanto fosse stato strano che si fossero rincontrati nello stesso posto casualmente.
Anche se alla fine non era una cosa così tanto improbabile ritrovarsi di nuovo sullo stesso bus quando abitavano letteralmente a 3 fermate di distanza.
Il ragazzo iniziò a a quello che si erano detti l'ultima volta.
Su quel muretto.
Anche sé quella volta decise di non farsi influenzare dai pensieri negativi.
Scosse la testa mentalmente e la sua mente sembrò dirigersi verso...
"Sei un angelo. Non hai idea di quanto mi sia scervellata per trovarlo"
"Ti era caduto l'altro giorno e non ho più avuto l'occasione di ridartelo"
"Non lo trovavo da nessuna parte. Mamma mia, davvero, grazie, Gio"
Disse lei, con un sorriso che avrebbe fatto sciogliere persino Lucifero.
Ciò che però lo sorprese davvero fu il gesto della ragazza.
Aveva velocemente allargato le braccia.
Come se le fosse venuto naturale.
Per poi vederla avvicinarsi a lui ancora più velocemente.
Come impaziente di ricambiare ciò che il ragazzo aveva appena fatto.
La confusione.
La sorpresa.
L'estasi di quel momento erano persino riusciti a fargli dimenticare il fatto che lo avesse chiamato come mai prima d'allora aveva fatto
"Gio"
Niente di così tanto inaspettato.
Le persone più vicine a lui lo chiamavano così.
La sua famiglia.
E forse, se erano fortunati, anche qualcuno su a Vicenza.
Per tutti gli altri lui era "Sangio".
Troppo intimo "Gio".
Lo sentiva intimo.
Un qualcosa che riguardava lui e appunto le persone che mai lo avevano abbandonato.
E se con qualcun altro gli avrebbe dato fastidio, con lei, lasciarsi chiamare il quel modo andava bene.
Tanto che neanche se ne era reso conto.
Anche se la dimenticanza non era nient'altro che dovuta al fatto che in quel momento Giulia avesse attorcigliato le sue braccia attorno al suo collo.
Mentre teneva la testa girata dall'altra parte.
Chissà con quale espressione sul volto.
Non la vedeva come una persona che si concedeva di fare queste cose con tutti.
Almeno in quelle tre settimane gli era sembrato così.
E anche quella volta il suo intuito non si sbagliava.
Era come se con quel gesto gli stesse dicendo che con lui se la sentiva.
Con lui non si vergognava.
Non era che non volesse farlo.
Era una cosa che forse aveva imparato a controllare.
Un impulso che magari avrebbero considerato fuori luogo.
Forse dentro era piena d'affetto da tirare fuori.
Affetto che forse aveva accumulato da chissà quanto tempo.
Quell'affetto che forse si conservava per non esaurirlo da quando nessuno gliene dava davvero.
Autodifesa.
Lei era tutta autodifesa.
E questa cosa gli era chiara.
Il fatto che però fosse proprio lui quella persona con cui si era sentita libera di fare ciò non faceva altro che riempirgli il cuore.
Si conoscevano da poco.
Ma si era fidata.
E anche se magari per qualsiasi altra persona non sarebbe significato nulla, per lui valeva più di qualsiasi altra cosa.
Quell'abbraccio.
Quel semplice abbraccio per il mondo intero.
Forse, invece, l'abbraccio più sincero, spontaneo, che invece loro due avessero mai dato.
Dopo qualche secondo Giulia si staccò.
Con quel rossore sbiadito sulle sue guance che piano piano stava andando sempre più via.
Mentre sorrideva.
Portò lo sguardo sul suo polso.
Che già aveva pensato di decorare con ciò che gli aveva restituito.
Quel bel bracciale che stava guardando emozionata.
Chissà per quale motivo...
"È un regalo?"
Si azzardò lui a chiedere, osservandolo come aveva fatto per tutti i giorni passati
"Beh, si, una specie"
Disse lei, sorridendo.
Forse per felicità.
Ma quello sembrava più il contrario.
L'amaro di quel sorriso si poteva scorgere da diversi chilometri
"E di chi?"
Glielo chiese cercando di non sembrare, ma soprattutto essere, troppo invadente.
E anche se fosse successo, di certo la ragazza non lo avrebbe mai pensato
"Il tuo caro compagno di Long Island, bello"
Disse lei e finalmente il ragazzo potette giurare di scorgere un pizzico di gioia nel suo sorriso
"E perché?"
Chiese lui, cercando di mantenere una delicatezza quasi spaventosa, paurosa, titubante dal dire qualsiasi cosa.
Qualsiasi cosa che avrebbe potuto ferirla.
Anche solo se di una scheggia
"Diciamo che in quel periodo ne avevo bisogno, ecco"
Disse lei mentre ci giocherellava con l'altra mano.
Senza alzare lo sguardo
"Di un bracciale?"
Chiese lui, ironico, sorridendo, facendola ridere leggermente
"No, cretino"
Disse la ragazza, sorridendo per ciò che aveva detto, contagiando anche lui
"Di affetto"
Continuò lei, dopo qualche secondo, abbassando lo sguardo inizialmente per poi incastrare i suoi occhi in quelli del ragazzo.
Con qualche spina al suo interno
"Solo in quel periodo, Giu?"
O forse la vera domanda era
"Quel periodo dura ancora adesso?"
O forse era
"E se si, da quant'è che va avanti?"
Pensava lui, dopo averla vista cambiare sguardo improvvisamente.
Voleva sapere, si.
Ma non voleva farle del male.
Non avrebbe proferito parola sull'argomento.
Improvvisamente qualcosa sembrò riportarlo alla realtà.
Il perforante suono del clacson di una delle macchine dietro di lui.
Era verde chissà da quanti secondi.
Dopo alcune imprecazioni contro la mano di chiunque stesse suonando quell'arma da distruzione dei timpani, schiacciò il più velocemente possibile con il piede l'acceleratore e sfrecciò via.
Fece qualche metro e si rese conto di avere ancora la chat con il suo nuovo amico aperta sullo schermo.
E neanche a farlo apposta, come se qualcuno avesse capito che per farlo tornare davvero alla realtà il soave suono del clacson non bastasse, proprio dal suo caro e buon vecchio compagno di Long Island gli arrivò una chiamata
"Giuro che se mi hai piantato in asso vengo sotto casa tua e ti costringo ad entrare"
Disse la sua voce metallica dall'altro capo del telefono, con un'accezione leggermente agitata
"Da quand'è che ci siamo scambiati i ruoli?"
Disse Sangio, ridendo un pò per il tono usato dal moro
"Da quando sono davanti al cancello di scuola da solo ad aspettarti con la paura che magari tu neanche ti presenti"
"5 minuti e sto lì, ma cos'è successo? Perché tutta questa fretta di vedermi"
"È che sto schiumando dal caldo"
"Fa davvero così tanto caldo?"
"Se hai un cappotto che metteresti soltanto per andare sulla neve con una felpa sotto, si"
Sangio iniziò a ridere, guardando invece dallo specchietto quella porzione di carne che usciva dalla manica della t-shirt che aveva deciso di indossare
"Dai, non sfottermi così"
Continuò a ridere, uscendosene dopo qualche secondo con
"Ma chi cazzo si mette felpa e cappotto a settembre?"
Alternando la sua risata di tanto in tanto
"Bro, scherzi? Settimana scorsa c'erano i pinguini per i corridoi tra un pò"
"Vabbé, resisti ancora per poco che sto arrivando"
"Si, si, secondo me sei ancora a casa"
"Ah, cavolo, mi hai sgamato"
"Quanto manca?"
"Che impaziente che sei, oh. Ti ho detto che ti arrivando"
"Muovi il culo"
Disse il moro, seguito da una serie di diversi squilli.
Segno che aveva attaccato.
Sangio scosse la testa incredulo.
Quel ragazzo era davvero incorreggibile.
Pensava.
Chi cazzo si metteva cappotto e felpa a settembre?
Si ripeteva, continuando a ridere.
Soltanto lui.
Chi altro sennò?
Davvero incredibile.
Quando poi se lo ritrovò davanti non potette fare altro che scoppiargli a ridere in faccia
"Ma vaffanculo. Io soffro e tu ridi"
Disse il moro, spingendo leggermente Sangio all'indietro
"Ma come non potrei, dai"
Gli rispose il ragazzo, indicando le condizioni in cui si trovava, ridendo, come ormai stava facendo ininterrottamente da diversi minuti
"Che stronzo. Mi fai venire a scuola e poi ridi anche di me. Che bravo amico che ho"
Sorrise al pensiero che nonostante si conoscessero da relativamente poco lo considerasse già un amico
"Andiamo a sederci lì?"
Propose il moro. dopo diversi secondi di silenzio.
Era il muretto.
Quel muretto.
Purtroppo entrambi lo conoscevano molto bene.
E se per uno era la prima volta che portava alla mente brutti ricordi, per l'altro, invece, ormai era come se ogni volta fosse un dejavu.
Come se entrambi avessero capito che non era il caso di tirare fuori l'argomento.
Chi per un motivo e chi per un altro.
Iniziarono così a chiacchierare e a parlare del più e del meno.
Giovanni si ricordò delle sue chiacchierate con Giulia la settimana scorsa e anche un piccolo dettaglio che non gli rimase indifferente.
Anche se non era nulla di così tanto rilevante.
Sfoggiò la strepitosa carta del té anche con lui
"Che poser che sei"
Disse lui, sentendo a quale team appartenesse il moro
"Senti, il té al limone fa schifo a tutti, non so come facciate a farvelo piacere, sinceramente. Sarete le uniche persone al mondo. Quello alla pesca è tre stanne più in alto"
Rispose il ragazzo, non lasciando chiaramente capire a Sangio a chi si riferisse, così glielo chiese
"Ma 'farvelo' chi?"
"Tu e Giulia. Sai chi è no?"
Disse lui ovvio dopo qualche secondo, guardandolo un pò confuso.
Sangio ricambiò.
Non per altro.
Soltanto per aver sentito quel "tu" vicino al nome di Giulia.
E un pò gli aveva fatto effetto.
Ma poi, decise di scongelarsi da quella posizione ed annuì.
Rendendosi conto che quella sua reazione sarebbe potuta sembrare strana agli occhi del ragazzo.
Che poi, cavolo, pensandoci era un pò stranito.
Quando mai agiva in modo diverso da come avrebbe voluto fare per paura di un ipotetico fraintendimento?
"Beh, per forza vi conoscete, vi ho visti che parlavate qui l'altro giorno, prima di... Insomma..."
Disse battendo con le mani qualche colpo sul muretto sotto di lui, lasciando che la sua testa si abbassasse per non proseguire il discorso.
E lasciargli intuire dove avrebbe, anzi, dove non avrebbe, voluto andare a parare.
Come se si fosse pentito di aver tirato fuori l'argomento soltanto dopo aver iniziato la frase.
Come se si stesse trattenendo dal non svelare qualcosa di troppo.
Quel troppo che lui, e tutto il resto della scuola, in realtà, purtroppo, sapevano
"E poi mi ha parlato un sacco di te e dei vostri discorsi sul bus la mattina. A meno che non stesse parlando di un altro Sangio, ma lo escluderei"
Disse Deddy ridendo un pò.
Era contento che i due si fossero conosciuti.
E anche se non l'avrebbe mai detto ad alta voce.
Forse qualcuno avrebbe potuto sentirlo.
Ma insieme erano davvero belli.
Giusti.
Adatti.
Erano tutte parole giuste per descriverli
"Ma poi si, adesso che ci penso mi ha detto che avete parlato anche del té"
Continuò sempre il moro, visto che l'altro non ne voleva sapere di rispondere.
Teneva soltanto un sorriso accennato con le labbra
"Eh, si"
Disse quando si rese conto che forse avrebbe potuto far fraintendere Deddy per la seconda volta quella mattina se si fosse mostrato imbambolato come stava
"Lasciatelo dire, avete proprio dei gusti di merda"
Disse l'amico, meritandosi un colpo sulla spalla da parte del riccio
"Comunque, oh, parli del diavolo..."
Disse di nuovo il moro, indicando un punto indefinito di quel giardino.
Sangio seguì la sua mano con lo sguardo e piano piano le immagini di quella ragazza sorridente ed una delle sue "amiche" iniziarono a farsi spazio nel suo campo visivo.
Neanche sapeva il nome dell'ochetta.
Sapeva soltanto che era quella che forse Giulia avrebbe dovuto prendere a schiaffi più forte.
Sentiva la sua voce con accento napoletano urlare il nome della ragazza da iniziò corridoio ogni volta che ci aveva messo piede.
E chissà quante altre volte lo aveva fatto in sua assenza.
Che schifo.
Pensava il riccio.
Più ci pensava e più sentiva la rabbia salire.
E forse a dargli fastidio era anche il fatto di non poter fare nulla.
Ma lui sapeva, sentiva, che prima o poi qualcosa sarebbe successo.
Non fece in tempo ad assimilare tutti i macigni che vagavano per la sua mente che
"Ciao, ragazzi"
Disse quella ragazza dai capelli nero corvino.
Non la conosceva, ma soltanto alla vista di come trattava Giulia intuiva che di buono in lei si poteva trovare ben poco.
Fu per questo che rimase leggermente senza parole quando vide il viso della ragazza avvicinarsi a quello del moro.
Per poi stamparci sopra un fugace bacio.
Quei due stavano insieme?
Davvero?
La riteneva davvero una cosa così improbabile che neanche ci aveva pensato.
Deddy al telefono qualche giorno prima gli aveva accennato di avere una ragazza.
Ma in realtà non gliene aveva parlato neanche tanto.
In quel momento, però, era davvero confuso.
Tanto da quasi dimenticare che di fronte a lui aveva invece Giulia.
Tutto l'opposto.
Non appena lo realizzò, puntò subito il suo sguardo su di lei.
Le fece un cenno con la testa.
Come per salutarla.
Accompagnata da un sorriso.
Che lei ricambiò un pò in imbarazzo
"Senti, amore... Stavo pensando, no..."
Iniziò quella ragazza, facendo un pò gli occhioni.
O per lo meno così sembrava.
Deddy fece segno di continuare con il discorso e lei non se lo fece ripetere due volte
"Dopo shopping mi accompagni a danza?"
Deddy si mise le mani sul viso, meritandosi uno sguardo un pò storto dalla ragazza
"De, mi avevi promesso che mi avresti accompagnato"
Disse lei, mettendosi le mani sui fianchi.
Come se quell'azione riuscisse a renderla più autorevole
"È che ieri sera l'ho dimenticato e ho detto che sarei andata a mangiare un pezzo di pizza con Sangio"
Rispose lui una volta levate le mani da sopra gli occhi, per poi indicare con la testa il riccio
"Ah, tu, piacere, Rosa"
Fece lei dopo aver fatto una piccola smorfia, alzato le sopracciglia e dopo aver fatto un sorrisetto tutt'altro che sincero.
Come se già avesse sentito parlare di lui
"Tutto mio, Giovanni"
Disse lui, allungando la mano.
Per cortesia.
L'ultima cosa che voleva era presentarsi a lei.
Poi avendo Giulia davanti tutto veniva moltiplicato per 1000.
La sua presenza lì, ancora con le guance rosse, non faceva che ricordargli tutto quello che le diceva per i corridoi.
Anzi.
Che le urlava.
La ragazza, che il riccio doveva ammettere essere molto bella nonostante ciò che pensava sul suo conto, sembrò essere più scettica di lui.
Nel giro di qualche secondo riuscì a squadrarlo varie volte dalla testa ai piedi.
Con fare altezzoso.
Prima di stringergli la mano per poco.
Che cosa patetica.
Pensava
"E quindi? Non mi puoi accompagnare?"
Tornò subito dopo lei al discorso, rivolgendosi al ragazzo
"Si, si, ma non posso venire a Viale Marconi"
"Ma come no, dai, quanto ci metterai?"
"Vorrei mangiare con calma"
Iniziò un botta e risposta tra i due.
Che fortunatamente però stava interessando soltanto la coppia.
Giulia e Sangio, invece, erano intenti a guardarsi di tanto in tanto.
Si ritrovarono persino a ridere ad alcune affermazioni del ragazzo.
Che sembrava voler fare tutto meno che accompagnare la sua ragazza a fare il suo costoso giro di shopping settimanale.
Se era fortunato e non era giornaliero
"Vabbé, fa come ti pare, guarda"
Disse lei, terminando quello scambio di frasi tra i due, che iniziava ad allontanarsi
"Ro, aspetta un secondo"
Disse lui, mentre cercava di raggiungerla a passo svelto.
I due ragazzi al muretto intanto diventarono spettatori di quel teatrino improvvisato dalla ragazza.
Videro Deddy avvicinarsi al suo orecchio e dire qualcosa che la fece sorridere un pochino.
Sorridere maliziosamente un pochino.
Subito dopo videro la mora afferrargli il viso ed iniziare ad unire le loro labbra in un bacio pieno di passione.
Nulla contro il bacio e contro tutta l'enfasi che ci stavano mettendo, ma neanche a farlo apposta, cercarono entrambi di reprimere una leggera risata per la situazione che si era creata.
Di nuovo.
Mentre Giulia aveva ancora le guance dipinte di un rosso fuoco.
Di nuovo
"Se non smettono prima o poi uno dei due mangia l'altro"
Decise Sangio di prendere parola e iniziare una semplice conversazione con la ragazza
"E se è Deddy probabilmente dopo non avrà più spazio per la pizza"
Disse Giulia dopo aver riso per quella sua battuta
"Allora? Cosa mi dice, esperta di spritz?"
La buttò lì lui, riferendosi a lei in terza persona scherzosamente.
In generale non è che parlassero esageratamente, ma neanche poco alla fine per essersi conosciuti soltanto due settimane prima
"Niente di interessante, stalker. Lei?"
Rispose lei, rimanendo vaga
"Tranne per il fatto che ho appena scoperto di abitare sopra ad un pub, anche io, nulla di interessante"
Disse lui la prima cosa che gli passò per la mente, ma sembrò quasi azzeccata quando inaspettatamente con quella frase catturò l'attenzione della ragazza
"Aspetta, come si chiama?"
Chiese lei diventando seria per un attimo
"Cosmo qualcosa... L'ho letto prima di sfuggita"
Disse lui socchiudendo un occhio per cercare di far concentrare meglio la sua mente
"No, vabbé, stai sopra al cosmopolis?"
Chiese lei, con un'espressione stupita.
In effetti, ancora non si erano detti dove abitavano e lui non le aveva mai accennato che erano soltanto a 3 fermate di bus di distanza
"Se si chiama così, si"
Disse lui, sorridendo un pò per la faccia sorpresa della ragazza
"Ma è a 5 minuti a piedi da casa mia"
Disse lei, mettendosi addirittura una mano sulla bocca per l'incredulità
"Infatti non capivo da dove provenissero tutte quelle parolacce e bestemmie ogni 5 parole ed ora è tutto chiaro"
Disse lui, cercando in quel modo un pò contorto di farla ridere.
Erano bastati pochi secondi per farla spegnere nuovamente.
Per coprire di nuovo quella luce che le usciva da tutti i pori
E se lì fosse successo qualcosa?
E se lui adesso non avesse fatto altro che ricordarle di qualche evento spiacevole?
E se tutte quelle sue supposizioni in realtà erano vere?
Cazzo.
Pensava.
Proprio quando era sul punto di aprire bocca per cercare di portare il suo cervello a pensare ad altro, i due che fino a qualche secondo prima si stavano scambiando il dna per le bocche si avvicinarono nuovamente a loro e inevitabilmente cambiarono discorso
"Tutto risolto. Io e te ci gusteremo una favolosa pizza in pace e a te, invece, porto a fare shopping domani"
Esordì Deddy, con aria soddisfatta per aver trovato una soluzione
"E a me nulla?"
Disse Giulia, ironicamente, tutto d'un tratto
"Quanto sono desiderato, mamma mia"
Disse, sospirando scherzosamente, facendo ridere tutti, il moro, continuando subito dopo riferendosi di nuovo alla sua migliore amica
"Io e te ci vediamo sabato da Luca, Lola"
"Oh, già, giusto. Mannaggia, che smemorata"
Disse lei, ridendo e passandosi una mano esasperata per la sua sbadataggine sul volto.
Proprio in quel momento, in lontananza sentirono il rumore della campanella segnare l'inizio delle lezioni
"Riccio, muovi il culo anche adesso perché tra poco vado in ipertermia"
Se ne uscì Deddy facendo ridere tutti poco prima di partire a razzo verso l'entrata
"Sei proprio un coglione, lasciatelo dire"
Urlò Sangio dopo qualche secondo per farsi sentire dall'amico che ormai era già a qualche metro di distanza da loro.
In risposta non ricevette nulla, se non un mitico dito medio da parte del moro.
Sangio trovò qualche secondo per salutare le ragazze e per raggiungere quello scappato di casa.
Inutile dire che la prima cosa che quest'ultimo fece fu liberarsi dalle grinfie del suo piumino extra imbottito.
Fortunatamente, o sfortunatamente per lui, visto che gli sarebbe toccato rimettere quell'aria da distruzione apposto, le ore passarono in fretta.
Così si trovarono a quel tavolo con un'enorme pizza davanti ai loro occhi molto più riposati rispetto al solito
"Brodi, non mi puoi dire che ti piace il ketchup sulla pasta, dai. Tutto, ma non questo"
"Eh, cosa posso farci?"
"E allora con quale coraggio critichi i miei gusti in fatto di thé?"
"Ma perché il té al limone fa schifo, la pasta al ketchup no"
"Io non ho parole"
"Tu dimmi... L'hai mai assaggiata?"
"No e mai lo farò"
"Non sai cosa ti perdi"
Disse il moro terminando l'ennesima conversazione su ciò che davvero interessava entrambi.
Il cibo.
Subito prima di addentare una fetta di pizza margherita.
Il riccio invece, era intento a mangiarne una capricciosa.
L'unica differenza, però, era che non smetteva per un secondo di pensare alla conversazione che aveva avuto quella mattina con Giulia.
Perché aveva reagito in quel modo?
Era tutto così confuso.
Lei aveva cambiato espressione da un momento all'altro.
Senza che lui aprisse bocca.
E ciò non faceva altro che metterlo ancora di più in difficoltà.
Dal loro primo incontro di tempo ormai ne era passato.
Non troppo, ma sentiva come se quella ragazza facesse già parte della sua vita.
Tanto da rendersi conto che piano piano iniziava sempre di più a prendere spazio nella sua mente.
Così, preso dalla curiosità, ma comunque consapevole di non poter andare dritto al punto, gli sfuggì un
"Settimana scorsa sei venuto"
Deddy alle parole del ragazzo rimase leggermente stupito.
Più che altro confuso.
Era chiaro che la scorsa settimana era venuto a scuola.
E sapeva perfettamente che Sangio lo sapesse.
E di certo non gli passò neanche per un secondo nella mente il fatto che quella domanda fosse soltanto il pretesto per estrapolare qualcosa dalla sua bocca.
Ad occhi inesperti potrebbe sembrare che il riccio stia usando il moro di fronte a lui.
In realtà, però, non era così.
Aveva riconosciuto in Deddy una persona pura.
E se l'aveva capito in così poco tempo, sapeva che non si sbagliava
"Si, perché in teoria era l'ultimo giorno prima che partissi e volevo salutare tutti"
In quel momento, la risposta del moro gli arrivò diretta come per fargli capire che forse quello non era il momento giusto per parlarne.
Così, approfittò dell'inaspettato cambio di conversazione e gli chiese, realmente curioso e un pò incredulo visto che la scuola era iniziata da molto poco
"Parti?"
"Si, casa di famigliari in Abruzzo"
Rispose lui, sorseggiando qualche goccio di coca cola dalla lattina
"E quando?"
"Domenica sera"
"E tu pensavi che l'ultimo giorno in cui saresti andato a scuola sarebbe stato martedì scorso, De?"
"Perché no?"
"Sarà dura convincerti a venire tutti i giorni"
"Non sarà dura, ma impossibile"
Disse il moro, alzando in aria la lattina e colpendo quella che Sangio teneva fra le mani, ironicamente.
Sembravano ultra 70enni con il loro amico d'infanzia a parlare dei loro figli alle 12.00 di mattina
"Ecco appunto"
Disse Sangio, tornando alla realtà
"Dai, bro, prometto che qualche volta in più vengo, dai"
Disse Deddy, sembrando quasi serio mentre lo diceva
"Ci crederò soltanto quando lo vedrò"
Disse Sangio, con aria di sfida
"Non ti deluderò"
Disse Deddy, imitando i toni intimidatori dell'amico, ironicamente, riprendendo subito dopo la parola
"Comunque, stavo pensando, no, visto che manca poco tempo che ci salutiamo prima della partenza, ti va di venire con me da Rosa a danza?"
"E perché dovrei venire?"
Disse subito il riccio, non capendo bene il motivo per il quale sarebbe dovuto andare lì
"Perché così passerai più tempo con il sottoscritto"
Disse il moro, facendo il grosso scherzosamente davanti all'amico
"Allora sono costretto a rifiutare"
Stette al gioco Sangio
"Che stronzo. Dai, Rosa ci tiene che stia lì mentre fa le prove per uno spettacolo che stanno preparando, ma ogni volta da solo mi rompo"
Provò a dire Deddy il vero motivo per il quale glielo avesse chiesto
"Emh, non so, brodi"
Disse Sangio, un pò indeciso.
Certo, non gli dispiaceva passare del tempo con il suo nuovo amico, però l'idea di rivedere di nuovo il viso di quella ragazza proprio non lo entusiasmava.
Anzi.
Per di più forse si sarebbe anche annoiato.
Chissà
"Dai, cos'altro hai da fare? Sentiamo"
Decise Deddy, così, di metterlo in difficoltà.
E ci riuscì visto che Sangio si trovò ad inventare una scusa sul momento
"Ma non lo so, brody, è che ci sono dei compiti per domani poi..."
"Ah, si? E se ti dicessi che ci sono certe fighe mezze nude a ballare soltanto davanti a noi, avresti ancora da fare i 'compiti'?"
Lo interruppe il moro, ridendo un pò per la battuta che aveva appena fatto.
Il riccio scosse la testa per risposta.
Sapeva che stava scherzando.
O per meglio dire, pensava che fosse così.
Sentiva di conoscerlo, ma se non fosse stato così.
Fu per questo che, anche se un pò indeciso sul da farsi disse
"De... Potranno essere 'fighe' e tutto il resto, ma per me la vera bellezza è altro"
Come per confermare ciò che pensava, Deddy gli scoppiò a ridere in faccia
"Coglione, ti sto dicendo una cosa seria, dai"
Provò a dirgli lui
"Va bene, scusa, continua"
Disse il moro ridendo appena.
Forse non capendo il perché di tanta serietà da parte del riccio.
Ciò che non sapeva era che quello era uno degli argomenti che più lo toccava.
Odiava sentir parlare in quel modo, anche se per scherzo, delle donne.
Odiava sentire sessualizzarle gratuitamente.
Come se fossero state bambole vendite ad una sagra di paese.
Pensandoci, però, dentro di sé sapeva che l'amico mai e poi mai avrebbe davvero pensato ciò che lui riteneva più schifoso.
E fu proprio per questo che in quel momento si sentì un perfetto idiota ad averlo giudicato così in fretta.
Decise di continuare con il suo discorso.
Magari non era necessario farlo.
Dallo sguardo del moro sapeva che la pensava come lui.
Aveva soltanto bisogno di sentirglielo dire.
Di sentir dire dalla sua bocca che la pensava proprio come lui.
"Dicevo che per me la vera bellezza è altro. È quella che una persona ha dentro. Quella che nasconde un mondo al suo interno. A me piacciono, sai, le tipe semplici, acqua e sapone... Quelle che..."
"Si, le sante nella vita, ma poi... eheh, zozzone"
In quel momento Deddy non gli stava facilitando il lavoro, ma sentiva quel velo di ironia che sempre lo cottrastingueva dietro alle sue parole.
Così, disse
"Dai, De, sono serio"
Ricevendo in risposta un
"Ma ci credo, infatti"
Finalmente.
Pensava.
Il riccio riprese la parola
"A me interessa la bellezza, si. Ma non quella che sta distruggendo la società. Quella che ogni singola parte di sé racconta qualcosa di quella determinata persona. Quella che include ciò che una persona ha passato ed è riuscita a superare. Questa per me è la vera bellezza"
Riuscì a concludere il suo discorso e potette giurare di vedere una piccola luce adesso nei suoi occhi
"La penso come te anche io, sai?"
Disse Deddy improvvisamente, come se gli avesse letto nel pensiero
"Però, io non rifiuterei se fossi in te, eh. Io non me ne sono mai pentito. Ma poi, le guarderesti soltanto mentre ballano. Mica te le devi sposare"
Disse lui ridendo, portando finalmente Sangio a tornare alla tranquillità di qualche minuto prima.
In effetti non aveva tutti i torti.
Pensava.
Infatti, iniziò a scuotere la testa divertito.
Non sapeva perché aveva reagito in quel modo.
Sapere che una delle persone che in quel momento gli era più vicina supportava ciò che lui cercava di combattere lo aveva mandato fuori di testa.
Si sentiva un pò in colpa per averlo giudicato in modo sbagliato.
Ma d'altronde, si, sentiva di conoscerlo da tanto.
In realtà però non era così.
Quindi, alla fine, cosa c'era di male nell'avere qualche dubbio?
Proprio nulla.
E finalmente se n'era convinto.
Decise così di dargliela vinta
"Vabbé, dai"
Meritandosi da parte del moro un sorriso seguito da un pugno amichevole sulla spalla
"E comunque, compiti di che che sul registro non c'è scritto nulla"
Disse lui, cambiando discorso
"Ah, quindi ci entri nel registro"
Disse Sangio, stupito un pò da quella notizia così eclatante
"Certo. Secondo te chi me le giustifica le assenze?"
Era sempre il solito Deddy.
Si.
Iniziarono a ridere.
Come per il resto dell'ora.
Tra un morso e l'altro grazie a delle stupidaggini iniziavano a conoscersi sempre di più.
Partire dalle cose più piccole per poi arrivare a parlare di quelle più grandi.
Velocemente arrivò il momento di andare a prendere Rosa per arrivare alla scuola di danza.
Decise di montare nei sedili posteriori.
Sotto consiglio di Deddy.
A sua detta
"L'ultima volta che qualcuno è stato nel posto davanti e lei dietro, diciamo che quel qualcuno non è finito bene, ecco"
"Ma è solo un posto"
Aveva detto lui
"Io lo so, dillo a lei se vuoi, anche se non so quanto ti convenga"
Così dopo le parole del ragazzo decise di aprire la portiera e di mettersi dove in quel momento stava.
Si guardava intorno e trovava quel posto per qualche motivo affascinante.
Non aveva niente di speciale, ma aveva quel qualcosa che lo rendeva unico.
Quello lui intendeva per bellezza.
E anche se in quel momento avrebbe ritenuto quel luogo l'esempio più adatto per spiegarlo, vedere la figura di Giulia accanto a quella di Rosa davanti al portone gli fece immediatamente cambiare idea.
La vera bellezza.
La sua vera bellezza.
Era lei.
Che dopo avergli rivolto uno sguardo fugace e leggermente sorspreso per il finestrino, cercò di sistemarsi quei meravigliosi capelli lisci le le cadevano lungo la schiena nonostante fossero già impeccabili.
Sorridendo un pò timidamente la vide avvicinarsi insieme all'altra ragazza, che invece si atteggiava facendo passi da pavone, verso l'auto in cui entrambi i ragazzi sedevano.
Improvvisamente, però, pensò
"Perché anche lei era lì?"
Forse anche lei stava accompagnando Rosa alle prove.
Ma se era così allora
"Perché aveva un borsone sulla spalla?"
I suoi pensieri, però, vennero interrotti dalla luce dello schermo del suo cellulare che teneva sulla gamba che mostrava l'arrivo in quel momento di una notifica di Whatsapp da un numero non salvato

So che sono l'ultima persona da cui ti aspetti un messaggio, ma mi hanno chiesto di dirtelo

I miei hanno entrambi cambiato numero e non hanno i contatti dei tuoi

Cena da noi sabato alle 20.00

Via Rossi 18

L

Era Luca.
Quel Luca.

Spazio autrice
Ciao a tutti. Come state?
Mi sono fatta perdonare?
Scusatemi davvero se per questo mese non ho pubblicato, ma come ho scritto diverse volte su Twitter (@Seicosibambina_ ) non avevo l'ispirazione necessaria per scrivere un bel capitolo.
Cercherò di aggiornare la prossima parte al più presto.
Sapete già cosa sto per dire. Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate un commento dandomi la vostra opinione e/o dicendomi i vostri pronostici del prossimo capitolo e, se vi va, lasciate una stellina.

Xoxo

G💕

L'ottava meraviglia del mondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora