sweet creature

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Il bar, improvvisamente, gli sembrò troppo affollato. Soffocante. Caldo. Una sensazione che conosceva bene iniziò ad espandersi dentro di lui. Sentì le pulsazioni del suo cuore aumentare, una dopo l'altra. Si passò una mano tra I capelli corvini, tirandoli all'indietro. Incontrò un paio di nodi e cercò di districarli, per distrarsi. Non prestava più tanta attenzione alla cura dei suoi capelli. Non l'aveva mai fatto, in realtà. Era lui che li curava al posto suo.
Il ricordo del profumo di banale vaniglia del suo bagno gli risvegliò i sensi.
Caldo. Folla. Non riusciva a respirare.
Si alzò dallo sgabello a cui era appoggiato e si scusò velocemente con James che, al suo fianco, rideva della battuta di qualcuno appena conosciuto.
Si fece largo tra la folla di corpi sudati e accaldati che ballavano e si strofinavano gli uni sugli altri al centro della pista. Spalancò la porta del locale, respirando una ventata di aria pulita.
Si appoggiò al muro, a pochi passi di distanza dalla porta.
Respira a fondo.
Con le mani imperlate di sudore, raccolse i capelli lunghi alla meglio, legandoli con l'elastico che aveva imparato a portare sempre con sè perché non possiamo mai sapere che piega prenderà la giornata, no Sir?
I jeans scuri strappati sulle gambe e sulle ginocchia e la sua giacca di pelle facevano contrasto con il muro bianco alle sue spalle. Si strinse meglio nella sua giacca, cercando di riprendere fiato. Il ricordo della sua voce con un accenno di malizia gli provocò una scarica di brividi lungo la schiena.
"Oh, al diavolo!" esclamò, con la voce affannata. Sbloccó il cellulare e digitò velocemente qualcosa sulla tastiera, prima di portarsi l'apparecchio all'orecchio, in attesa.
Uno squillo.
Rispondi.
Due squilli.
Ho bisogno di te, ti prego.
Tre squilli.
Non so perché lo sto facendo.
Quattro squilli.
Non rispondere.
"Sono le fottute tre del mattino, chi parla?" rispose la sua voce.
****
Remus dormiva.
Il suo insistente di una dolce melodia di pianoforte lo spinse ad alzarsi.
Doveva cambiare suoneria, si appuntò mentalmente.
Prese il telefono dal suo comodino. Strizzò gli occhi, a causa della luce improvvisa.
Senza neanche leggere il nome del contatto, cercò a tentoni il tasto verde, sbadigliando sonoramente.
"Sono le fottute tre del mattino, chi parla?" rispose al cellulare, sbadigliando ancora.
Una leggera risata soffocata.
"Non sei cambiato affatto."
"Che cazzo?!" esclamò Remus allontanado il cellulare dal viso per leggere il nome sul display.
Padfoot.
"Si può sapere perché cazzo mi hai chiamato alle tre del mattino?" continuò, ignorando i battiti del suo cuore in aumento.
"Volevo sentire la tua voce." rispose, con sicurezza Sirius.
Remus spalancò gli occhi per la sorpresa.
"A caso? Volevi sentire la mia voce e basta?" rincarrò Remus.
"Moony..." si lamentò Sirius.
"Che c'è?" continuò il biondo "Stai scherzando, Sirius? Mi hai svegliato nel mezzo della notte perché volevi sentire la mia voce? Quanto hai bevuto?"
"Abbastanza" rispose "Abbastanza da non avere paura di dirti che mi manchi."
Remus sospirò. Non era giusto così, però.
All'improvviso, le lenzuola aggrovigliate intorno alle sue gambe divennero molto più interessanti.
Mantenne il cellulare all'orecchio, anche se Sirius non stava parlando.
"Moony?" lo chiamò dopo qualche minuto di silenzio "Sei ancora lì?"
"Si."
"Prima, alla radio, è passata quella canzone."
Remus si lasciò cadere di nuovo nelle coperte.
"Di che stai parlando, Sirius?" mentì. Se la ricordava benissimo quella canzone.
"Sweet creature, sweet creature, wherever I go, you bring me home." mormorò Sirius, intonando la melodia della canzone.
Ti prego, non cantare.
"Sweet creature, sweet creature, when I run out of road, you bring me home" sospirò.
"Non è così, a quanto pare. Non ti riporto più a casa." disse acidamente Remus.
"Moony, sai che non è così!" rispose l'altro sulla difensiva "Lo sai che non è così!"
"Perché mi hai chiamato, Sirius?" ripetè, ignorandolo.
"Te l'ho detto. Mi manchi." rispose Sirius.
Remus si limitò a controbattere con un verso di scherno.
"Ti piace ancora quel cantante? Com'è che si chiama?"
"Harry Styles. Si, mi piace ancora."
I biglietti del concerto alla O2 Arena di Londra che Sirius aveva comprato come regalo per il suo compleanno erano appesi nella cornice che racchiudeva una fotografia di loro due scattata proprio in quell'occasione, mentre Styles dal palco intonava la loro canzone e Sirius lo attirava a sé per baciarlo.
"Era bravo. Si. Rilascerà un nuovo album?"
"Sirius, perché stiamo parlando del nuovo album di Harry Styles nel pieno della notte dopo sei mesi in cui non ti sei fatto sentire?" rispose Remus, scocciato "Sei uscito con James, vero? Torna da lui. Vai a casa. Non lo so, fa' qualcosa."
Era a tanto così da attaccargli il telefono in faccia.
"A quel concerto" iniziò Sirius. Remus si fermò e riavvicinò il cellulare.
"A quel concerto, ero felice. Non mi piaceva particolarmente, lo sai, ma andarci avrebbe reso felice te. Ho iniziato ad ascoltare le sue canzoni. Sono diventato un suo fan, sai? Mi ricorda te."
Remus deglutì a vuoto. Non sapeva cosa dire.
"Vorrei tanto baciarti come a quel concerto, mentre canti Sweet Creature."
Remus si allontanò di nuovo dal cellulare, appoggiandolo sulle lenzuola con il display verso l'alto.
Padfoot si leggeva sul display.
Sospirò, frustrato. Riafferò il cellulare.
"Cosa vuoi che ti dica, Sirius?" rispose"Cosa?!"
Sirius rimase in silenzio.
"Vuoi che ti dica che non ho smesso di pensare a te per sei mesi? E che proprio quando stavo iniziando a cancellarti dalla mia testa, ti sei presentato così dicendomi che ti manco e che vorresti baciarmi? Cosa dovrei dirti? Che ascolto quella canzone tutti i giorni perché è tutto ciò che mi rimane di te da quando te ne sei andato?"
Si pentì di averlo detto esattamente un secondo dopo aver concluso la frase.
"Senti, dimentica quello che ho detto, va bene?" aggiunse, strofinandosi gli occhi con una mano.
"Remus" lo chiamò "Dimmi solo una cosa e poi ti lascerò dormire."
Remus attese.
"È ancora la nostra canzone?" chiese Padfoot, allontanando la schiena da muro, irrigidendo tutti i muscoli del viso, in attesa. Aveva paura della risposta.
"Sarà sempre la nostra canzone. Buonanotte." rispose Moony e attaccò. Lanciò il cellulare ai piedi del letto. Si coprì la faccia con il cuscino e gridò.
"Odio amarti ancora, Pad." mormorò, poi, premendosi ancora il cuscino sulla faccia.

sweet creature; wolfstar Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora