Flashback

27 2 3
                                    

"Lydia Martin! Pensa per caso di essere a casa sua e di poter fare quello che vuole?!" fu la prima cosa che sentì. Aprii delicatamente gli occhi ma non ci riuscii. Avevo le palpebre troppo pesanti. Provai a sbatterle più forte ripetutamente. Funzionò. Vedevo una luce accecarmi ancora di più gli occhi, comparve poi una figura. Non riuscii subito a capire chi fosse. Sforzai ulteriormente gli occhi concentrando lo sguardo su un punto fisso. Vidi la prof. di Fisica guardarmi in modo preoccupato ma allo stesso tempo infastidito dal mio comportamento. Girai il capo sulla classe e capii di aver dormito in classe.
"Scusi..non succederà più" fu l'unica cosa che riuscii a dire per paura di dire qualcosa di inopportuno. La professoressa si rigirò verso la cattedra, così fecero i miei compagni. Sentii qualcuno toccarmi la spalla per poi sussurrarmi all'orecchio "Tutto bene? Hai scritto qualcosa sul banco mentre stavi dormendo" mi disse Scott. Guardai attentamente ogni punto del banco fin quando non vidi due lettere. S. S.
Mi chiesi il perchè l'avessi scritto e che cosa stava a significare. In pochissimo tempo suonò la campanella. Rimasi immobile ad osservare quelle due lettere. Non mi ricordo di averle scritte ne tanto meno di aver dormito. Chiusi gli occhi cercando di focalizzarmi sull'ora di lezione che si era appena conclusa. Vidi una scena avvenuta qualche settimana fa. Sentii una voce a me familiare.

"Per un secondo prova a ricordare qual è la sensazione. Tutte quelle volte che sei a scuola e vedi lui in piedi, in fondo al corridoio e tu che non respiri fino a che non lo abbracci.

Intanto sentivo il mio corpo muoversi ma non riuscivo a controllarlo. Non sapevo dove stessi andando

"O quelle volte in classe in cui non smetti di guardare l'orologio perché sai che lui è là fuori che aspetta solo te. Te la ricordi quella sensazione?"

Riaprì gli occhi. Vidi Stiles davanti la porta dell'aula. Sembrava mi stesse aspettando.

"Si che me la ricordo" dissi pensando tra me e me. O forse no. Non mi ero resa conto di averla detta ad alta voce.
Stiles mi si avvicinò.
"Lydia, tutto apposto?" mi disse con  tono allarmato sfiorandomi la spalla. Sentii dei brividi su tutto il corpo. Alzai lo sguardo e risposi solo con un "Si si, sono solo stanca" sforzando un sorriso.
"Si nota parecchio, ti accompagno a casa?"
"Non ti preoccupare, vado da sola"
"Ti accompagno lo stesso" mi disse sorridendo prendendomi per mano.
"Dio ma sei ghiacciata, vieni, ti porto subito a casa".
Andammo al parcheggio di fronte alla scuola. Mi fermai davanti la sua jeep. Qualcosa stava per accadere. Era tutto troppo tranquillo. Ma non ancora per molto. Iniziai a vedere tutto sfocato, non riuscivo a stare in equilibrio, sentivo il terreno muoversi. Cercai di appoggiarmi a qualcosa ma non ci riuscii, qualcosa me lo impediva. Avevo le gambe deboli. Riuscii ad aprire lo sportello ed entrare all'interno della jeep. Mi ritrovai lo sguardo di Stiles su di me. Si rese conto che stavo tremando. Senza dire nulla prese una sua giacca nei sedili posteriori e me la mise nelle spalle. Lo guardai e gli rivolsi un sorriso che lui ricambiò. Nessuno disse nulla lungo il viaggio. Dopo circa 15 minuti arrivammo a casa mia. Io scesi ma lui fu più veloce, mi si mise davanti chiedendomi se ci fosse qualcuno a casa. Io risposi di no, i miei erano entrambi a lavoro. Così si propose di restare a casa mia e dopo un pò accettai. Io entrai in casa, lui rimase fuori per prendere alcune cose all'interno della jeep. Dopo un pò salì..

*Stiles
... e la vidi lì, distesa sul divano, con un esile coperta coprirle le gambe fino a metà coscia. La tirai su di poco. Quant'è è bella. Non mi stancherò mai di dirlo. Quei capelli biondo-fragola che le nascondevano leggermente il viso. Quei occhi verdi che suscitano emozioni diverse ogni volta che li si guardano. Decisi di andarmene.

Già solo il fatto di averla accompagnata a casa significava molto per lui. Si mise a guida della sua amata e trascurata Jeep ricoperta più dallo lo scotch che altro.
Dopo circa 10 minuti iniziò a girargli la testa e ad avere nausea, le mani si staccarono automaticamente dal volante. Voleva, doveva, riprendere il controllo ma non ci riusciva. Era in panico. Cerco di chiudere due secondi gli occhi per calmarsi ma non funzionò. Anzi. Bastarono solo 2 secondi per farlo finire fuori strada e farlo sbattere contro un albero..

Hi guys! Rieccomi con questa nuova storia, spero vi stia iniziando a piacere, e niente, non so se continuerò quella precedente, poi vedrò. Fatemi sapere che ve ne pare, bye!

You found meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora