Vendetta

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Si dice che i giorni delle feste nascondano sempre un pericolo, a volte lo scampiamo, senza nemmeno accorgercene, nascosti nella nostra fragile sfera di ignoranza che ci può salvare la vita. Altre volte, invece, quella piccola sfera  scoppia, si frantuma in mille pezzettini e ci accorgiamo che il pericolo è nascosto dietro la porta, nel sottoscala, in una nicchia buia, o dentro di noi...

***

Appena Cameron Black mise piede in quella casa, venne accolto dal tepore del fuoco che scoppiettava nel camino e l'odore di frittelle alla zucca che sua mamma aveva tanto insistito per preparare, nonostante fossero arrivati in paese solo da un paio d'ore. Era la sera del 31 ottobre e la pioggia si abbatteva scrosciando sui vetri dell'antica casa vittoriana nella quale si era appena trasferito con la sua famiglia.

- Cam! Mi dai una mano ad apparecchiare?

Il ragazzo, ignorando totalmente la richiesta della madre,  corse su per le scale e si rinchiuse in quella che, aveva deciso, sarebbe diventata la sua stanza. Odiava quel posto. Odiava quella lugubre e squallida casa, odiava quel minuscolo paesino di pescatori di non più di 300 povere anime e, più di tutti, odiava i suoi genitori, che lo avevano costretto a lasciare la sua città, i suoi amici e tutto ciò che aveva di più caro al mondo e ora parevano lontani, circondati da un inestricabile groviglio di rovi. Lo avevano abbandonato. Dopo l'incidente a Orlando, non erano più gli stessi. Erano invecchiati nel giro di pochi mesi, e i loro sorrisi giocosi non rischiaravano più il loro volto diafano.

Il bussare alla porta risvegliò Cameron  dai suoi pensieri. Sulla soglia comparve Cassandra con in mano un vassoio pieno di muffin al cioccolato finemente decorati.

- Che c'è fratellino? Non ti piace la nuova casa?- chiese al ragazzo arricciando le labbra color ciliegia.

-Questa non è casa mia, Cassie!

-No, forse per ora è vero, ma lo diventerà con il tempo.- poi aggiunse -Dai, scendi in cucina, mamma e papà ti aspettano!

- Tu non vieni?

-Non ho molta voglia di stare in loro compagnia per il momento... rimarrò in camera mia a sgranocchiare qualche muffin.

Detto questo Cassandra se ne andò, lasciando Cameron solo ad affrontare i suoi genitori.

La cena si svolse in un silenzio assordante, squarciato solo dallo stridere delle forchette sul piatto e dal frastuono dei fulmini che illuminavano il cielo e gettavano ombre lugubri sulle pareti. Gli occhi dei suoi genitori erano due pozzi neri privi di emozioni che scrutavano il vuoto.

-Cosa c'è che non va?- chiese il ragazzo.

Nessuna risposta se non un singhiozzo soffocato di sua madre.

-Volete rispondermi!?- il ragazzo iniziava ad alterarsi. -Accidenti! È possibile che ve ne stiate sempre lì fermi come statue di sale!

Il giovane sbatté un pugno sul tavolo. Il suo bicchiere tremò per qualche istante e poi cadde per terra, spezzettandosi in tanti piccoli frammenti di cristallo luccicanti. Si alzò e corse in camera sua tremando.

La sorella lo aspettava sdraiata sul suo letto. Cam si sistemò al suo fianco. Quando Cassandra sentì il rumore della porta  della stanza dei loro genitori sbattere, un sorriso grottesco le scurì il volto. 

-È ora che paghino- disse.

Le scale di mogano scricchiolarono quando i due ragazzi scesero al piano di sotto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 08, 2015 ⏰

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