-Il risveglio-

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Mi sveglio. Tento di aprire gli occhi ma non riesco a vedere nulla senza i miei maledetti occhiali!

Li estraggo velocemente dalla tasca, li indosso e mi alzo da terra, la stanza è completamente bianca e senza porte: non riesco a capire quanto sia grande.

Comincio a guardarmi intorno e noto che indossiamo tutti delle maglie nere e dei pantaloni dello stesso colore, in seguito vedo che tutti noi abbiamo un numero scritto in rosso sia sulla maglia che sui pantaloni. Io ho il numero tre.

Cammino per la stanza e noto che in un angolo è seduto un ragazzo che  indossa una camicia di forza, mi avvicino e lo saluto, il mio saluto non viene ricambiato. Lo sguardo del ragazzo era freddo, sembrava pietrificato.

Mi allontano e subito una ragazza mi viene vicino,sulla maglia aveva il numero otto, comincia a parlarmi:

-Ciao! Mi chiamo Edith!- aveva un gran sorriso stampato in faccia,poi continuò. -Qual'è il tuo animale preferito?-

Colta alla sprovvista risposi:

-Ciao! Sono Jasmine. Il mio animale preferito é il gatto.

Edith: -Bene, vado a conoscere gli altri... ci vediamo.

La saluto e ricomincio a guardami intorno:

Eravamo dodici, avevamo circa dai quindici ai trentacinque-quaranta anni.

Vedo un bambino seduto per terra che piange, mi avvicino e gli dico:

-Stai tranquillo piccolo,non piangere, andrá tutto bene.-

Lui mi guardò e singhiozzando disse:

-No. Non andrá bene, ho perso i miei genitori e non tornerò più a casa!-

Ricominciò a piangere e subito una donna sulla trentina si avvicinò e disse:

-Ragazzina alzati! Mi occupo io del bambino, comunque io sono Marta.-

Mi alzai e cominciai a camminare verso un muro per stare un pò sola quando fui fermata dal bambino che mi disse di chiamarsi Rahoul, poi andò vicino a Marta e cominciarono a parlare.

Mi avvicinai ad un angolo libero e mi rilassai, stavo per addormentarmi quando fui svegliata da delle imprecazioni. Aprii velocemente gli occhi e li puntai nella direzione della voce che avevo sentito.

Era una ragazza alta, magra con dei capelli rosa, corti e rasati da un lato.

Stava urlando con altri due ragazzi, il numero quattro e il sei.

Edith si avvicinò a me e mi disse che si chiamava Antee e che era il capo dei bulli della scuola che frequentava.

Poi mi indicando un uomo mi disse:

-Lo vedi?-

Io: -Si, perchè è in ginocchio?-

Edith: -Dice che sta pregando Dio chiedendogli di farci tornare tutti a casa sani e salvi. Mi ha ha detto che se lo facciamo tutti insieme probabilmente saremo salvati.-

Io: -Tutte cazzate.-

Edith: -Sono d'accordo con te.-

Continuammo a parlare finchè una voce maschile interruppe il nostro vociare:

-Bene, ora che vi siete conosciuti vi spiego perchè siete qui: in questi ultimi mesi il tasso di suicidi nel mondo è aumentato moltissimo e vogliamo capire i motivi che spingono le persone al suicidio. Vi sottoporremo a diverse ed estenuanti prove ed uno di voi si dovrà suicidare per far sopravvivere gli altri, per farlo potete usare il coltellino che avete in tasca, l'ultimo di voi che sopravviverá potrá tornare a casa. Bene, cominciamo la prima prova: i vostri genitori sono morti! E anche i vostri amici! Siete soli al mondo! Ora vi lascio a voi stessi, e ricordate: uno di voi dovrá morire per salvare gli altri!
Ah, un'ultima informazione! Se provate ad uccidere gli altri vostri compagni verrete subito uccisi a vostra volta, quindi STATE ATTENTI A QUELLO CHE FATE!!

Dopo queste parole tornò il silenzio tranne per i rumori provenienti dal pianto di tutti noi.

Una ragazza dopo aver pianto fino all'ultima lacrima prese il coltello dalla tasca disse che era stanca di stare qui con tutti noi e che non aveva più nulla da perdere. Si alzò la manica della tuta e praticò tre tagli sul polso: una macchia cremisi cominciò a formarsi sotto alle gambe della donna che si accasciò a terra ed esalò il suo ultimo respiro.

Un fumo grigio scese dal soffitto, mi venne molto sonno, non riuscii a tenere gli occhi aperti e mi addormentai cadendo violentemente a terra.

Room of hellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora