Il ragazzo che aveva paura dei tramonti

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-Taehyung, Kim Taehyung  è il ragazzo che amo. Si tratta di una vecchia storia, vecchia quasi come il sottoscritto. Ricordo come fosse ieri quel giorno di maggio in cui lo incontrai per la prima volta; avevo vent’anni e la vita ancora mi sorrideva e non era la sola, anche lui mi sorrideva quel giorno fra gli scaffali della biblioteca. Avevo da poco iniziato l’università e avevo bisogno di alcuni libri, così andai nella biblioteca dov’ero solito fermarmi a leggere, conoscevo bene il bibliotecario, una persona rispettabile ed un simpatico vecchietto quella buon anima del signor Namjoon. Quel pomeriggio non era solo, con lui c’era suo nipote, un ragazzino timido dalla folta chioma nera che aveva ereditato dal nonno l’attitudine di sorridere. In vita mia ho imparato che spesso questo genere di persone sono quelle che hanno dentro un demonio, un male che le opprime fino a non farle più respirare, un demone che per agire indisturbato si nasconde dietro una vita apparentemente tranquilla. Anche Taehyung aveva un demonio ma forse io lo scoprii troppo tardi. Tornando alla biblioteca, il vecchio Nam aveva chiesto a suo nipote di darmi una mano con uno dei libri che non riuscivo a trovare, fu un’operazione davvero lunga setacciare ogni scaffale di ogni libreria di ogni corridoio ma alla fine avevo il mio libro. Ringraziai il ragazzo e me ne andai promettendo a me stesso di ritornare per poterlo vedere ancora. Non saprei dire cosa di lui mi avesse attratto così tanto ma in cuor mio sentivo il desiderio di stargli vicino eppure non sapevo nulla se non il suo nome, Kim Taehyung. Continuai a frequentare quella biblioteca assiduamente e ogni volta che ne avevo occasione finivo nel fissare Taehyung che gironzolava fra gli scaffali senza una vera e propria meta, girava e rigirava fra i libri, poi ne sceglieva uno e quatto quatto si nascondeva a leggerlo in qualche angolino. Un giorno però qualcosa di diverso accadde; dopo aver passato in rassegna tutti gli scaffali ed aver scelto un libro  al posto di disperdersi come era solito fare, si sedette di fronte a me ed iniziò a leggere. La sua espressione concentrata illuminata dalla tiepida luce estiva che faceva capolino dalla finestra è una delle più belle immagini di lui che io possa ricordare. Leggeva Romeo e Giulietta. Rimasi in silenzio tutto il tempo alzando lo sguardo di tanto in tanto, lui leggeva senza fermarsi neanche un secondo. Quando mancavano poche pagine alla fine chiuse il libro e mi guardò di sfuggita.
“Non lo finisci?” chiesi. Stette in silenzio per un po’.
“So come finisce, non è la prima volta che lo leggo.” Disse osservando un punto indefinito della stanza. Questa volta fui io a rimanere in silenzio.
“Non lo trovo giusto.” Riprese “So che la storia deve finire così ma non voglio! Se mi fermo prima, almeno nella mia testa, almeno per una volta, nessuno dei due morirà.” Era un ragionamento che non faceva una piega, ma all’epoca non lo capii. Lui percepì il mio dissenso e proseguì con la sua spiegazione.
“Immagina che vita noiosa fanno i personaggi di un libro, sempre costretti a rivivere la stessa storia tutte le volte, una storia di cui si sa già il finale, una storia in questo caso che fa male ogni volta. E se io mi fermo ad una pagina anche loro si fermano lì fino a quando io non continuo. Allora nella mia storia loro si ameranno per sempre.” Sorrisi. Lo trovavo un pensiero estremamente dolce, poteva sembrare infantile ma era più da adulti di quel che si potesse pensare perché Taehyung da Peter Pan ci si vestiva solamente.
“Chissà se anche noi siamo costretti a rivivere la nostra vita da capo come in un libro.” Pensai ad alta voce, lui finalmente si girò a guardarmi.
“Per questo leggo tano, almeno rivivrò tante storie e non solo la mia.” Annuì fiero della sua affermazione. Poi, come se ci fossimo accordati tacitamente, ci alzammo e andammo via.
Il giorno dopo Taehyung non c’era, il signor Nam mi disse che aveva finito le vacanze e che non lo avrebbe più aiutato in biblioteca. Ero triste al pensiero di non vederlo più.
Quel pomeriggio lo passai come tanti altri immerso nei libri dell’università, ma quando uscii dalla biblioteca fui accolto da una piacevole sorpresa.
“Voglio passare più tempo con te nella mia storia, non sarà un dispiacere se dovessi incontrarti di nuovo ogni volta, non vedrei l’ora di arrivare a quel punto del racconto solo per rivederti ancora e ancora.” Mi disse con un coraggio trovato chissà dove. Sorrisi.
“Anche io vorrei averti nella mia storia.” Risposi e così ci allontanammo insieme. Da quel giorno imparai a conoscere Taehyung e le sue stranezze, conoscerli e amarli, amarli e rispettarli. Indossava calzini neri e bianchi a giorni alterni, se lunedì metteva i calzini neri martedì doveva metterli bianchi altrimenti non usciva di casa, ogni tanto se aveva fame spremeva del limone in un piatto e ci bagnava dentro il pane per poi mangiarlo, se era triste si chiudeva nella sua stanza per ore ed ascoltava l’opera steso sul letto al buio. Queste sono solo alcune delle cose che faceva, ma quella che senza dubbio mi colpì era che Taehyung aveva paura del tramonto. Ogni volta che arrivava il crepuscolo chiudeva gli occhi o si nascondeva dove poteva, se eravamo insieme si appallottolava tremando fra le mie braccia. Non gli ho mai chiesto come mai fosse così terrorizzato dai tramonti, lo capii da solo tempo dopo. Taehyung era malato, ecco il demonio che si portava dentro e sapeva che molto presto se lo sarebbe portato via. Taehyung aveva ventuno anni e secondo i medici non avrebbe mai visto l’alba dei ventidue a meno che non fosse capitato un miracolo, ecco perché aveva paura del tramonto, più il tempo scorreva e più sapeva di essere vicino alla fine. Forse questo era anche il motivo per cui viveva ogni giornata in maniera piuttosto monotona, ogni giorno era quasi identico al precedente, sembrava di essere fermi nel tempo e a lui piaceva così. Capitava ogni tanto però che si svegliasse e decidesse di passare una giornata fuori dal comune, un giorno in mongolfiera, l’altro su una nave, l’altro ancora disperso in montagna  e così via.
Mia nonna diceva che il pianto rende gli occhi belli, Taehyung piangeva molto anche se non lo avevo mai visto farlo. Era molto geloso delle sue emozioni e le custodiva dentro sé come piccoli cimeli, non amava mostrarle agli altri.
Un giorno Taehyung si svegliò piuttosto di buon umore anche se sembrava abbastanza strano rispetto al solito; aveva indossato dei calzini blu e mi aveva pregato di andare in biblioteca con lui visto che non ci andavamo da tanto. Passammo l’intera mattinata a leggere in silenzio, lui divorava libri come fossero caramelle. Per pranzo andammo al mc e poi nel pomeriggio mi pregò di andare in spiaggia, così lo accontentai. Taehyung si sedette di fianco a me intrufolandosi fra le mie braccia mentre guardava il mare. Fu lì che venni a conoscenza della sua malattia, fu lui stesso a spiegarmelo. Non sapevo come sentirmi, ma il sorriso di Taehyung mi diede tutte le risposte di cui avevo bisogno.
“Questa è la fine della mia storia.” Sospirò “Sono soddisfatto di come ho vissuto fino ad ora.” Sorrise ed io rimasi in silenzio lasciandolo parare; la sua voce, il rumore del vento, l’odore del mare, il tramonto… per una volta Taehyung non sembrava spaventato, anzi, guardava il celo con gli occhi lucidi.
“Non sarebbe male rimanere così per sempre.” Sussurrò ed io lo strinsi maggiormente a me. Estrasse dallo zaino un libro, Romeo e Giulietta. Lo abbracciò riprendendo il suo discorso.
“Sai, Jungkook, sono così felice di averti avuto nella mia storia e sono contento di finirla con te, così non sarà un finale triste ma il più bello di tutti.”
“Già, il più bello di tutti.” Sussurrai tentando con tutte le mie forze di non piangere.
“Grazie, Jungkook.” Sussurrò chiudendo gli occhi e godendosi l’odore del mare. E così il ragazzo che aveva paura dei tramonti si spense fra le mie braccia come il sole pareva spegnersi sprofondando nell’acqua del mare.
Qualche giorno dopo ci fu il funerale, io ero in prima linea che osservavo il suo corpicino nella bara circondato dai fiori, Taehyung amava i fiori. Mi aveva conosciuto sorridendo e se ne è andato via allo stesso modo. Se lui era felice dovevo esserlo anche io, non gli sarebbe piaciuto vedermi triste. Amavo Taehyung e lui amava me, non ce lo siamo mai detti perché lo sapevamo già. Le nostre conversazione più belle erano i silenzi passati a guardarsi negli occhi, quegli occhi che del mondo avevano visto troppo poco. Amavo Taehyung, lo amo ancora e lo amerò fino alla fine della mia storia.-

I nipotini di Jungkook si erano addormentati al che lui sorrise e prese la cornice poggiata sul comodino, quella era l’unica foto che aveva in compagnia di Taehyung, sorrise. Il sorriso di Taehyung aveva saputo conquistare anche i suoi nipoti e sperava che magari, nei loro sogni, lui sarebbe passato per salutarli, Taehyung amava i bambini.

L’orologio scoccò le dieci, era arrivata anche per Jungkook l’ora di andare a dormire, poggiò la fotografia, spense la luce ed uscì dalla stanza.

-Buonanotte.-

Fine

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Fine

Il ragazzo che aveva paura dei tramonti  ~[Oneshot]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora