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Corro con una giacca di jeans in testa per proteggermi dalla pioggia scrosciante che sta cadendo sul campus, sono appena finite le lezioni e devo tornare a casa, se vivessi in dormitorio adesso non dovrei preoccuparmi di camminare per tornare a casa.
Vallo a spiegare ai miei questo.
Ovviamente l'ultimo autobus della giornata mi è appena passato davanti e ciò significa che se devo camminare non farò in tempo a cenare prima di andare al lavoro.
Adesso ho anche iniziato a fare degli extra una sera a settimana e nei weekend fino alle sei in un cocktail bar chiamato Zinc frequentato da tutti i fichetti del campus tra cui c'è anche il gruppo di William.
Dopo la cena a casa sua due settimane fa non ho più voluto avere nulla a che fare con lui.
Quale persona normale invita a cena una ragazza e poi si apparta con un'altra?
Se ripenso alle cose che stavano facendo sul mio viso sale un grandissimo imbarazzo.
È stato un bene che si sia dimostrato un fallimento dall'inizio, io non ho tempo per farmi distrarre da queste cose, dopo il ringraziamento ho gli esami di metà trismestre e voglio prendere il massimo.
Per questa estate c'è in ballo quel tirocinio pagato da Google nella Silicon Valley e per me sarebbe una opportunità imperdibile.
Devo mantenere gli occhi sul mio obbiettivo.
Continuo a correre come una pazza facendo lo slalom tra le macchine ferme al rosso quando ad un certo punto non sento chiamare il mio nome.
Mi giro e mi trovo davanti Jonathan Murdoch seduto in una Range Rover, con lui ho scambiato qualche parola la sera della festa e mi è sembrato molto simpatico.
"Andrea, giusto? "
"Hai per caso bisogno di un passaggio? piove tantissimo" Esito un secondo perché in fondo non lo conosco ma farei troppo tardi se dovessi camminare quindi faccio un cenno con la testa e salgo in macchina.
Mi arriva subito il tepore confortante del riscaldamento, è incredibile come faccia già freddo a metà ottobre, da noi in Texas neanche a Natale c'è questo clima.
"Come mai non ti ho più vista alle nostre feste?"mi chiede mentre mi muovo a disagio sui sedili di pelle della sua auto
" Probabilmente non mi ci vedrai mai più "
"William può essere un pò eccessivo a volte, ad essere sincero mi ha sorpreso che una ragazza tranquilla come te fosse attirata da lui, a lui piacciono quelle irrequiete,e parecchio esplicite un pò come Rachel"solo al sentire pronunciare il suo nome storco la bocca, da quando lavoro allo Zinc è venuta a pranzo quasi tutti i giorni per tormentarmi, rimanda indietro continuamente i piatti, versa cose a terra apposta per farmele pulire e non lascia mai la mancia anche quando spende davvero tanto.
"Già" affermo semplicemente continuando a fissare le gocce d'acqua che cadono sul finestrino.
Gli indico la strada dove abito e mi faccio lasciare davanti al mio residence.
Due ore dopo sto snobbano fra i tavoli dello Zinc cercando di soddisfare le richieste dei ricchi rampolli vestiti Ralph Lauren della mia scuola, sono tutti uguali:arroganti, boriosi e alcuni persino disgustosi, ti fanno la radiografia cercando di toccarti mentre servi ai loro tavoli perché non si capacitano del fatto che tu possa non volerli perché nella loro vita sono abituati ad avere tutto.
"Andrea, prendi le ordinazioni nella saletta privata e poi quando hai finito vai di là a prendere lo scopettone, qualcuno ha deciso di rovesciare una bottiglia di vino rosso per terra" Mi ordina Fred, il figlio del proprietario del locale e manager anche lui tanto arrogante e viscido quanto le persone che serve.
"E apriti un pò la camicetta, sai quante mance in più prenderesti?" Dio, vorrei non avere bisogno di questo lavoro così da potergli mollare un calcio in culo, ma invece l'unica cosa che posso fare è digrignare i denti, prendere uno degli iPad che usiamo per le prenotazioni e addentrarmi verso la saletta, appena entro sono già che mi troverò il solito gruppetto davanti e mi preparo psicologicamente ad essere umiliata.
"Buonasera, che cosa posso portarvi? " chiedo con la voce più professionale che possa tirare fuori
Ma appena mi avvicino a loro noto subito William seduto al tavolo con Rachel appicata sul suo braccio
"Ah... la nostra servetta personale,sono talmente sbadata che ho rovesciato il vino per terra,ti dispiacerebbe venire a pulire? "squittisce Rachel schernendomi, accarezza il petto di William che non ha nemmeno il coraggio di guardarmi in faccia, Jonathan mi sorride in modo incoraggiante.
Prendo le loro ordinazioni in silenzio,cercando di andarmene il più veloce possibile e vado a lasciare la comanda in cucina.
Appena arrivata faccio un respiro profondo e cerco di incoraggiarmi ricordandomi che questa umiliazione è solo passeggera, fra dieci anni quando sarò una donna di successo con la propria azienda riderò pensando a questo momento, mi guarderò indietro e apprezzerò tutti i sacrifici che ho fatto per arrivare dove sono.
Devo solo stringere i denti.
Prendo lo scopettone e pulisco il vino dal pavimento, appena alzo lo sguardo un secondo incontro quello di William che fissa tutti i miei gesti in silenzio.
È come se mi stesse, studiando, scrutando e cercasse di capirmi,questo ragazzo è una gigantesca incognita e non ho intenzione di farmi trascinare in questi casini quando la mia vita è già complicata.
Ignoro loro e la saletta per tutto il resto del servizio e alla fine quando vado a prendere i piatti sporchi mi sento prendere dal braccio.
"Fammi sapere se hai bisogno di un passaggio per tornare a casa Andy, tanto noi rimaniamo qui un altro po" mi chiede Jonathan
Gli sorrido e accetto volentieri, continua a farmi domande mentre raccolgo tutti i piatti dal tavolo e per tutto il tempo sento lo sguardo di William cucito addosso ma stavolta lo ignoro completamente.
Cosa crede? Di potersi scopare un'altra davanti a me e che poi io gli dia attenzioni?
"A domani" saluto sulla soglia della porta sbadigliando leggermente, non vedo l'ora di potermi fare un bel bagno caldo prima di dormire.
Cerco l'auto di Jonathan nel parcheggio senza nessun risultato
" perfetto un altro coglione che mi ha preso per il culo" penso sbuffando.
"Se stavi cercando Murdoch sappi che se ne è andato gli ho detto che ti avrei accompagnato io" dice William facendomi sussultare.
"E per quale motivo lo avresti fatto? " chiedo quasi oltraggiata
"Perché voglio portarti a casa io" dice in modo ovvio
"Io non sono un giocattolo e tu non decidi della mia vita, solo perché abbiamo cenato insieme una volta non significa che tu abbia libero arbitrio sulla mia vita" sbotto girandomi nella direzione opposta iniziando a camminare veloce
"E solo perché mi hai visto farmi succhiare il cazzo da un'altra non hai diritto ad arrabbiarti dato che non sei la mia fidanzata" ribatte lui
Touchè
"So che fai così ma in realtà ti faccio impazzire, ho sentito il modo in cui hai sospirato quando ti ho teso la mano la prima volta" sussurra con voce roca ad un millimetro dalla mia faccia, tutto nel mio corpo freme, lui si morde le labbra e continua a fissarmi.
Cerca il mio sguardo per cercare come un consenso a potermi baciare ma glielo nego spingendolo via da me
"Non ho bisogno di casini nella mia vita e tu hai tutta l'aria di esserne uno enorme" dico prima di scappare via.

SKULL AND BONE: Teschio e ossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora