sole d'inverno

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𝐐uando arriva il freddo, il viso pallido di Shirabu acquista colore. Le guance paiono pesche, così tonde e rosee, e la punta perfetta di quel naso piccolo e carino si tinge di un rosso delicato. Eita va fuori di testa.

Se Shirabu fosse suo riempirebbe quel viso bellissimo di baci. Con le labbra sfiorerebbe ogni singolo millimetro di pelle; ne assaporerebbe la morbidezza ed il calore, beandosi del profumo sublime — quell'odore fresco che lo avvolge e si lascia alle spalle dopo ogni passo. E il sapore. Quale sapore avrà la sua pelle? è il pensiero con cui Eita si addormenta la sera, la più dolce delle tentazioni che lo perseguita nel sonno, il desiderio che lo porta ad aprir gli occhi la mattina.

Un giorno — per caso e all'improvviso — le cose tra loro due potrebbero cambiare, e allora forse scoprirebbe la risposta alla sua domanda. E riempirebbe il viso che tanto ama di baci.

Non è altro che una bugia che racconta a sé stesso, camuffandola da vana speranza, solo un castello per aria che ha costruito con mattoni di sogni ad occhi aperti. E, mattone dopo mattone, il castello è ormai una reggia e tra le sue mura Eita si rifugia di continuo.

Lontano dalle fantasie su quella pelle morbida e profumata, nella vita reale, Shirabu lo odia.

Anche lui vorrebbe odiarlo. Vorrebbe odiarlo di nuovo, come all'inizio. Era molto più facile allora, prima che il suo cuore si ubriacasse di quel ragazzo; gli occhi chiari non significavano nulla, la frangetta irregolare era solo strana e non adorabile, e alla pelle e al profumo non faceva caso.

Ma ora osserva la figura nel cortile della scuola — il bel viso nascosto per metà da una sciarpa grigia — e pensa che non è possibile. Non può odiare Shirabu Kenjiro; e se davvero c'è stato un tempo in cui l'ha fatto, allora deve essere stato cieco e folle.

«Lo stai fissando» Tendo lo trascina con la forza lontano dai suoi pensieri, costringendolo alla realtà.

Affacciato alla finestra della sua classe, Eita sente il viso congelato dall'aria di dicembre.

Si passa con poca eleganza un dito sul naso infreddolito (la sua attenzione è rivolta ad un altro, di naso, molto più carino del suo).

«Lo so» sbuffa.

Non ha bisogno del suo amico che gli ricordi di quanto sia patetica tutta quella situazione, lo sa già. I suoi occhi sono continuamente alla ricerca di Shirabu, e vive della sua immagine.

«Se n'è accorto»

«Merda»

Due piani più sotto, uno sguardo ben più gelido di dicembre è puntato verso di lui. Eita si allontana dalla finestra come nulla fosse, fa due passi indietro, va a sbattere contro un banco.

«Non sei per niente discreto» Tendo ride, malizioso. «E prima o poi il nostro caro Bubu collegherà tutti i puntini»

«No, invece, è esattamente il contrario. Pensa che io lo odi»

Lancia un'occhiata fugace al giardino; Shirabu si allontana. Non merita la sua attenzione, uno come Semi Eita, non per più di uno sguardo.

Lo segue con gli occhi finché non scompare dentro l'edificio; un istante prima di perderlo di vista, scorge una chioma bionda al suo fianco. L'invidia gli sbrana lo stomaco.

Shirabu passa tantissimo tempo con Kawanishi. Condividono la stanza in dormitorio, li vede sempre insieme durante le pause, agli allenamenti del club sono spesso in disparte a confabulare tra loro.

Eita sa di non averne alcun diritto, ma è geloso. Geloso da morire. Kawanishi conosce tutto di Shirabu; ha la sua fiducia, la sua attenzione, il suo affetto. Condividono un mondo tutto loro ed Eita non è altro che un estraneo. Shirabu — con quel viso bellissimo, la punta rossa del naso, la pelle invitante — non gli appartiene.

𝐬𝐨𝐥𝐞 𝐝'𝐢𝐧𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 | 𝚜𝚎𝚖𝚒𝚜𝚑𝚒𝚛𝚊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora