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Li accompagnai alle loro camere che avevo fatto preparare, e li salutai augurando loro la buonanotte.
Jean era in camera accanto alla finestra e mi aspettava, preoccupato. Quando mi vide, mi si avvicinó.  Erano quasi le quattro del mattino. "Ero preoccupato. Stai bene?" Mi chiese, baciandomi sulla fronte. Annuii. Mi sentivo quasi svuotata, stanca. E sentivo, dentro di me, che era dovuto al sangue. Sapevo che me ne era stato tolto poco, ma il rituale che era stato fatto in qualche modo aveva avuto lievi ripercussioni anche su di me. Come se una parte della mia forza vitale se ne fosse andata. Sospirai. "Voglio solo andare a dormire. Ti racconto tutto domani mattina. " gli dissi, strusciandomi gli occhi.
"Cos'hai alla mano?" Mi chiese, preoccupato. "Alla mano?" Chiesi. Mi spaventai molto. La mano, il cui dito era stato punto, era argentata lungo tutte le dita,  una sorta di filamenti che si allungavano come tentacoli dalle falangi all'avambraccio, constatai sollevando la manica dell'abito.
Cercai di calmarmi. Non faceva male, non dava fastidio... "Se per domani mattina non sarà passato andrò a chiedere alla Sacerdotessa. Sto bene, davvero." Dissi, andando a  dormire senza cambiarmi, volendo solo risposare.
*
La mattina seguente mi svegliai tardi,  era quasi mezzogiorno; Jean doveva aver dato disposizioni sul non svegliarmi. Probabilmente in quel momento si stava occupando di questioni di palazzo. Stiracchiandomi, notai la mano destra - quella che la sera precedente aveva assunto quella strana colorazione- di un colorito roseo e nella norma, niente argento. La aprii e la richiusi varie volte, nessun fastidio. Mi alzai, mi tolsi l'abito della sera precedente e andai nel bagno. Mi lavai e mi rivestii, senza aspettare la domestica; gli anni passati con la zia mi avevano formata in quel senso, più autonoma anche su quel piano.
Era ora di pranzo,  quindi andai direttamente in Sala da Pranzo, dove mio marito e i miei undici cognati si erano accomodati. Alley era accanto a Aro e conversavano amabilmente. Lucas e Sirius erano impegnati in delle conversazioni di strategia militare con Sam e Jack, mentre tutti aspettavano il pranzo.
Si alzarono quando entrai; con un lieve cenno del capo li feci riaccomodare e mi sedetti a capotavola. Mio padre aveva abdicato pochi giorni prima, io e Jean saremmo succeduti al trono.
La sala era molto spaziosa e luminosa, con ampie finestre che davano la vista sulla vasta brughiera sul retro del castello. Notai che mio padre non era a tavola e, chiesto a uno dei domestici, venni informata che stava poco bene e che era nelle sue stanze ma che non voleva essere disturbato o ricevere visite.
Aggrottai la fronte, ma iniziai a mangiare. Il vociare della stanza non copriva i miei pensieri.
*
"Allora...a cosa devo questa visita, vostra Maestà".
Pur essendo pieno giorno, sembrava notte inoltrata.
L'uomo deglutì, e avanzò a testa alta. I suoi occhi si posarono su un ragazzo, dai capelli rossicci e gli occhi grigi, intento a limare la lama di una spada, che lo squadrò con disprezzo.
Al centro della vasta sala di quel castello diroccato, al limitare della foresta oscura, c'era una donna seduta su un trono ormai rovinato.
Sarebbe stata attraente,  per certi versi, se non fosse stato per quelle porzioni di pelle che ricordavano un serpente che le ricoprivano buona parte del viso e che sapevano di carne marcia. Il suo corpo era marciscente, tutta causa della magia oscura che se la divorava lentamente e inesorabilmente fin nelle ossa.
"Boiarona." Rispose il re, con un cenno del capo.
"Sono qui per fare un patto con te: la Stella in cambio della vita di mia figlia".
Boiarona scoppiò a ridere, Martin con lei, sempre intento con la sua spada.
Sghigazzando, gli rispose: "Mio caro Theoden, ah ah, tua figlia non può vivere se le strappo il cuore e me lo mangio.  Concordi con me che non è possibile sopravvivere.", disse, sbattendo le ciglia con aria lugubre, con degli occhi che avevano il colore dell'acqua palustre.
"Non sto parlando della mia Lea, ma di Alley" rispose Theoden, la mascella che si serrava nel tentativo di mantenere la calma.
"Alley? Alley chi...?" Rispose Boiarona, giocherellando con una ciocca di capelli che sembrava stoppa.
"L'altra Stella. Quella che c'è a palazzo. Vi prendete Alley e lasciate mia figlia in pace, e ve ne andrete lontano per non tornare".
"Ohh ma tu guarda, ahahah un'altra stellina, e secondo te mi faccio scappare l'occasione di averne non una, ma due?" Disse Boiarona, ridendo sguaiatamente.
"Se ti avvicini a Lea, ucciderò sia lei che Alley. Moriranno tutte e due, e tu non avrai niente. Niente!" Rispose Theoden, i pugni stretti e lo sguardo che lanciava lampi.
"TU! NON OSERESTI!" Gli gridò contro Boiarona, alzandosi minacciosa.
"Oh si, invece. Meglio morta per mano mia, mia figlia, che per mano tua, fosse anche l'ultima cosa che faccio!" Le rispose,  fiero.
"E ti assicuro - continuò - che dopo averla uccisa vi farò pentire di essere nate, vi farò pentire della sofferenza che avete portato al mio popolo e alle nostre terre! Vi farò bruciare tutte,  mischierò la vostra cenere all'acqua di fogna e di voi non resterà neanche il ricordo! È una promessa, Strega!" Le disse Theoden.
Boiarona, furiosa, gli scagliò contro una potente scarica elettrica dalla mano destra, ma il re si dissolse. Al suo posto,  un cespuglio di caprifoglio.
"AAAAHHHH QUELLA MALEDETTA SACERDOTESSA! QUELLA TROIA DI UNA CALLIA! " urlò, facendo prendere fuoco al cespuglio, che esplose fra alte lingue di fuoco.
*
Nella sua stanza gli occhi vitrei di Theoden ripresero colore, e tossì forte cercando di riprendere fiato.
La Sacerdotessa di Palazzo, Callia, era accanto  lui.
"E così ... uccideresti Lea?" Gli chiese, seria.
"Fosse l'ultima cosa che faccio!" Le rispose in lacrime, gurdando il pugnale di diamante sul comodino.

(2) Enchanted - ArgentumDove le storie prendono vita. Scoprilo ora