"Ragazze, stasera non potete proprio mancare!" Niall afferrò il pacco di pancarrè e lo aprì, ne prese due fette e le ricoprì di nutella. La MIA nutella.
Ormai eravamo abituate a vedere Niall per casa, come anche Liam, Harry, Zayn e perfino Louis. Da quando nonna era fuggita -letteralmente- con il suo colpo di fulmine di quasi ottanta anni, sottolineerei, la casa era rimasta nelle mani mie e di Skyler. Strano che ancora non era saltata in aria.
In realtà ce ne prendevamo davvero cura: facevamo la spesa, avevamo stipulato un calendario delle pulizie, cucinavamo e cercavamo di renderla sempre un po' più accogliente di quant'era già; avevamo perfino comprato qualche nuovo mobile, sostituendone qualcuno di nonna.
Mamma era stata felicissima della mia scelta di frequentare l'università di architettura, un po' meno della decisione di nonna di abbandonare tutti e trasferirsi alle Maldive, divertendosi senza di noi.
E mentre Skyler aveva trovato lavoro in un bar vicino casa, io ero riuscita a farmi inserire tra gli assistenti dei professori, prendendo una piccola borsa di studio che mi aiutava a pagare qualcosa. Inoltre, ero riuscita anche a prendere un impegno di baby-sitter, tenendo quando era necessario le sorelle gemelle di Louis. Fare la baby-sitter non era il mio sogno, ma avevamo urgenza di denaro e io avevo deciso di rimboccarmi le maniche.
E poi, in quel modo ero anche riuscita a farmi perdonare da Johanna per lo stupido episodio di quando ero appena arrivata a Londra. Cominciai così a frequentare casa Tomlinson, Louis e infine anche i suoi amici.
Passavamo molto tempo insieme, soprattutto quando uno di loro decideva di organizzare qualche festa. Queste occasioni avvenivano solo quando i genitori di qualcuno mancava qualche giorno e il più delle volte era Louis a darle, dato che la madre viaggiava quasi ogni mese per andare a trovare i genitori, al sud dell'Inghilterra, portandosi con sé tutta la famiglia, meno Louis ovviamente.
"Liam, diglielo pure tu!" Niall cercò aiutò nell'amico che, con un semplice ammiccamento, riuscì a convincere subito Skyler. Che stupida innamorata!
La prima volta che avevo visto Liam, Skyler era rimasta a bocca aperta: eravamo a casa di Louis e, mentre il ragazzo giocava alla playstation con Harry, avevano suonato alla porta. Skyler si era offerta di andare ad aprirla, ritrovandosi sul ciglio della porta il suo primo e unico colpo di fulmine. Ma di fianco a Liam c'era Zayn, che Skyler nemmeno notò, tanto che gli batté per errore la porta in faccia, facendogli sanguinare il naso. E forse il moro si infatuò di lei mentre si scusava in continuazione e lo disinfettava con un pezzo di cotone imbevuto, nel bagno di Louis.
"Va bene, tanto domani non ho lezioni importanti in università." sbuffai, cedendo alla fine anche al pezzo di tramezzino alla nutella che Niall mi stava offrendo in cambio di una risposta affermativa.Quella sera mi vestii comoda, le feste di Louis non prevedevano mai abitini sbrillucicanti e tacchi vertiginosi. Anche se alcune sembravano dover partecipare a qualche sfilata di alta moda o qualche concorso di Miss Mutanda di fuori. E ce n'erano davvero parecchie di questo stile.
Io avevo indossato un comodo jeans skinny celestino con dei strappi alle ginocchia, una maglia a maniche corte bianca sotto un'enorme felpa rossa, come le vans ai miei piedi. Skyler indossava un semplice leggings scuro con sopra una maglioncino panna che le arrivava giusto poco sotto la coscia.
La festa ormai andava avanti da qualche ora -anche la gente era diminuita nel salotto. Io, Niall, Zayn, Harry, Liam, Skyler e altre quattro persone stavamo giocando come stupidi adolescenti al gioco della bottiglia, seduti sul pavimento del salotto, quando all'improvviso notammo che mancava la materia prima.
"Vado a prendere altro alcol." urlai leggermente felice. Non ero ubriaca, semplicemente ridevo molto spesso, rumorosamente e senza alcun motivo apparentemente sensato. Aprii la porta della cucina con un colpo di sedere -perché ballavo, ancora non lo capivo visto che io facevo pena anche in quello-, mentre continuai a canticchiare a bassa voce la musica che rimbombava per casa.
Aprii il frigorifero, alcune ante della dispensa, ma non trovai nessuna bottiglia di alcol. Dove cavolo aveva nascosto la scorta, Louis?
"Ehy!" richiamai uno che teneva in mano un secchio -sicuro per il vomito. Il ragazzo alzò la testa con sguardo scocciato; in effetti non era un bel momento per distrarlo dal suo... vomito.
"Hai visto Louis, per caso?" chiesi, sorvolando sulla sua occhiataccia.
Il ragazzo ci pensò su per qualche secondo, poi disse che l'aveva visto salire al piano di sopra.
Almeno credevo fosse stato quello che aveva detto, visto che alla fine della frase aveva rimesso anche l'anima.
Spalancai gli occhi -e una finestra, giusto per far cambiare un po' l'aria- e andai alle scale, scansando alcuni ragazzi addormentati su di esse. Percorsi il corridoio illuminato da una luce fioca e finalmente arrivai davanti alla porta della camera di Louis: poteva essere solo lì.
Le feste a casa Tomlinson, seppur organizzate in poche ore, avevano uno scherma fondamentale: la cucina e il salotto dovevano essere ripulite degli oggetti di valore, sia economico che affettivo, ma soprattutto le porte del piano superiore -ovvero quelle da letto e anche il bagno- dovevano essere chiuse a chiave, per evitare chissà quale contaminazione nei letti della sua famiglia.
Appoggiai la mano sulla maniglia della porta e sperai vivamente che Louis non avesse compagnia. Sarebbe stata una scena raccapricciante.
Così mi feci forza e aprii la porta lentamente; anche se avrei battuto dei colpi, non li avrebbe sentiti per colpa della musica a tutto volume.
"Tomlinson? Tommo? Boo Bear?" faceva strano chiamarlo come le sue sorelle più piccole, ma non rispondeva!
"Sono qui!" e quando finalmente chiusi la porta alle mie spalle, notai Louis intento a cambiarsi.
Mi bloccai per un istante a studiare le sue spalle, seguite dalle muscolose braccia, finendo ad osservare il suo fondoschiena ben messo.
"Oi! Terra chiama Ireland!" Louis sorrise, prendendomi in giro, poi afferrò una maglia pulita dalla cassettiera e l'indossò.
Non aveva macchiato l'indumento con qualche cocktail e nemmeno si stava rivestendo perché aveva appena avuto un rapporto. Ormai lo conoscevo bene: Louis aveva una strana fobia del sudore, cambiava spesso gli indumenti perché aveva paura di puzzare. Che idiota!
E come conoscevo ormai perfettamente Louis, sapevo anche quali mobili ci fossero nella sua stanza. Per questo mi ritrovai sorpresa quando, avvicinandomi a lui, inciampai su qualcosa e caddi rovinosamente per terra. Io e il pavimento -e le brutte figure- eravamo una cosa sola.
Louis rise.
"Non ti reggi in piedi, quanto hai bevuto?" chiese venendomi in contro.
"E' proprio per questo che sono venuta a cercarti." mi rialzai grazie all'aiuto delle sue forti braccia. Mi persi per qualche secondo negli occhi così chiari di Louis. Li avevo amati dalla prima volta che li avevo visti.
"Non ho trovato alcol in nessun scapole." spalancai gli occhi e "Scaffale. Volevo dire scaffale." quasi urlai con voce stridula.
Non ero ubriaca, che cavolo stavo farfugliando?
Louis continuò a ridere, tirandomi poi verso il suo letto, dove ci accomodammo entrambi.
"Non credi di averne bevuto abbastanza per questa sera?" mi chiese con tono dolce e pacato.
Misi su un broncio sciocco, comportandomi da bambina. Quando volevo un favore, sfoderavo alcune armi segrete.
Louis, intenerito, mi sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sorridendomi.
"Sei adorabile." mi pizzicò il naso, "Ma non ti dirò dove ho nascosto le ultime bottiglie." e si alzò dal letto. Lo seguii con lo sguardo mentre attraversava la stanza e chiudeva la porta a chiave. Poi tornò da me, accendendo l'abat-jour.
"Che fai?" mi lamentai.
"La festa sta per finire, i ragazzi lo sanno, e visto che stavolta ci metteremo almeno due ore a ripulire tutto il casino, è meglio che tu dorma un po'." mi spinse con le spalle sul materasso, mozzandomi il fiato. Lo guardai preoccupata; non in senso negativo, ovviamente, ero solo confusa.
"Tu stasera sei troppo ubriaca per aiutarci. Quindi, adesso indossi una delle mie maglie e ti metti sotto le coperte. Puoi dormire qui, stanotte, i miei arriveranno per l'ora di pranzo."
Prese un'altra maglia dalla cassettiera e stavolta me la passò tra le mani. Guardai l'indumento per qualche secondo, poi fissai di nuovo Louis.
"Sei così ubriaca da non riuscire a svestirti?" mi provocò, un ghigno spuntò sulle sue labbra.
Scossi la testa divertita e mi alzai. Mi spogliai velocemente e indossai la sua maglia. Odorava perfettamente di Louis.
"Sei proprio bassa." scherzò, alludendo alla lunghezza della maglia che a me arrivava a metà coscia.
"Da che pulpito." risposi a tono.
"Ma ora a nanna. Ti prometto che non faremo casino." ammiccò e io colsi un doppio senso nella sua frase. Mi fece accomodare sotto le coperte e me le rimboccò, poi si avviò alla porta e spense le luci.
"Louis?" lo richiamai. Lui si girò curioso e grazie alla luce dell'abat-jour potevo vedere la rughetta che si era formata proprio sulla sua fronte.
"E il bacio della buonanotte non me lo dai?" usai un tono bambinesco che lo fece sorridere e tornare sui suoi passi.
"Buonanotte, Ireland." mi stampò un bacio sulla fronte e poi restò per un momento fermo sopra di me, con gli occhi fissi nei miei.
Diedi la colpa a quei pochi bicchieri di alcol per lo strano ritmo a cui aveva preso a battere il mio cuore, al mio respiro divenuto pesante, alle mie labbra attaccate a quelle di Louis.
Stranamente lui ci stese, ricambiando il bacio e approfondendolo. Si accomodò su me e mi tenne ferma per la testa, continuando a baciarmi. Mi feci forza e scostai le coperte dal mio corpo, uscendo le braccia e sfilando la maglia di Louis, che finì immediatamente sul pavimento.
Louis si staccò dal bacio per riprendere fiato e, sedendosi sulle ginocchia, sbottonò velocemente il pantalone. Io mi misi a sedere, uscendo anche le gambe dalle ingombranti coperte. Ed ero in intimo. Mi aveva visto talmente tante volte in costume alla piscina della casa di Harry che mi parve la stessa cosa.
Con foga spinse via le coperte dal letto, spingendomi contro il materasso e facendo scontrare ancora una volta le nostre labbra in un bacio più passionale e carico di voglia. Sapeva baciare davvero bene quel ragazzo!
"E poi?" Louis dice sottovoce, giusto per non farsi sentire dalle persone addormentate che condividono con noi la cella.
Mi sono chiesta mentalmente quale stupida pazzia abbiano dovuto fare questi per essere stati rinchiusi con noi, qui dentro. Alla fine io e Louis ci troviamo dietro delle sbarre finte solo per una festa idiota. Non credo che loro abbiano fatto qualcosa di più illegale.
Nascondo il rossore formatosi sulle mie guance per colpa del ricordo di quella sera e bofonchio qualche parola, imbarazzata.
"Non ci arrivi da solo?"
Sembra sia passata un'eternità da quando ci hanno chiusi qui dentro e invece sono trascorse poche ore. Almeno credo.
Mentre tutti gli altri dormono beati, la voce di Louis spezza il silenzio.
"Adesso sì." dice serio. Si mette dritto con la schiena e poi si colpisce la fronte con il palmo della mano. Lo guardo accigliata e confusa.
"E' per questo che dal giorno dopo non mi hai parlato più? Che non hai voluto più partecipare alle mie feste? Che hai preferito rinunciare a fare da baby-sitter alle mie sorelle?" sbotta all'improvviso. Il suo tono è cambiato, sembra quasi arrabbiato. Prende giusto qualche respiro e mi guarda dritto negli occhi.
"Non è vero che sono stata io a non parlarti più, come non è vero che non abbia voluto partecipare alle tue feste idiote successive. Il lavoro.... Quello sì, l'ho lasciato io: dato che tu il giorno dopo a quello che è... successo -sento nuovamente le guance andarmi a fuoco, ma decido di combattere l'imbarazzo e finalmente svuotarmi di questo peso che mi porto da allora-, hai trovato più facile far finta di nulla, ho deciso di renderti più semplice il compito, allontanandomi per sempre da te." spiego sinceramente.
Finalmente ho sputato il rospo. Non mi importa, visto che comunque è stato proprio lui a volere tutto questo.
"Io ho fatto finta di nulla? Io pensavo di aver sognato tutto! Insomma, dopo che... -mi guarda, gesticolando con le mani velocemente- hai capito, va! Dopo quello che abbiamo fatto, ti sei addormentata sul mio petto, ti ho spostato delicatamente e sono sceso di sotto per ripulire il casino, ma mi sono ritrovato Zayn con le ultime bottiglie di alcol pronto a berle tutte da solo. E gli ho fatto compagnia, ubriacandomi come non avevo mai fatto prima. Il giorno dopo mi sono svegliato nel mio letto, ma tu non c'eri più. Durante il giorno non ho fatto altro che pensarci in continuazione e, visto che mi era anche piaciuto tanto, non trovavo nemmeno il coraggio di chiedertelo! Avresti riso di me, se fosse stato solo un sogno!"
Io non credo alle mie orecchie: non può averlo detto sul serio.
"Ti è piaciuto tanto?" la mia voce esce più piccola e acuta del normale e quasi me ne vergogno, schiarendola.
"Sì, cioè... Penso. Mi sembrava tutto un sogno, per questo so che è stato davvero un buon sesso." continua, facendomi un occhiolino.
Buon sesso, ovvio. Lui è sempre Louis Tomlinson, devo ricordarlo. E comunque da allora è passato tanto tempo, non ricordo per niente l'effetto che avevano le sue mani sul mio collo, il suo respiro sulle mie gote, le sue labbra sulle mie, i suoi capelli che mi solleticavano la faccia mentre mi stringeva a lui... Oh, fanculo! Lo ricordo benissimo, invece!
"Ci stai pensando?" mi risveglio dal mio stato di trance. Louis mi coglie in fallo. "Stai ripensando a quella notte!" mi stuzzica e mi prende in giro come solo lui sa fare.
Ma prima che possa dargli anche solo uno schiaffo per farlo smettere, un poliziotto apre la cella.
"Johnson?" mi chiama e prontamente alzo la mano, come se fossi in una scuola, attirando la sua attenzione.
"Sei libera." dice successivamente.
Salto giù dalla panca più felice che mai, cambiando di nuovo umore quando mi rendo conto che non ha chiamato pure Louis.
"E lui?" indico il castano alle mie spalle e il poliziotto alza le spalle, non sapendo che fare. Certo, ha avuto i suoi ordini.
"Quando pagheranno la sua cauzione, sarà libero di andare pure lui."
Il poliziotto mi spinge fuori dalla cella, richiudendola a chiave alle nostre spalle.
"Ireland?" sento Louis richiamarmi e prontamente mi blocco, facendo sbuffare il tipo al mio fianco. E già so quello che vuole dirmi: non chiamare mia madre, so cavarmela.
Ma non è vero e ho deciso di pagare io la sua cauzione, per questa volta. Anche se spero non ce ne sia un'altra, o almeno non in prigione, intendo.
"Ricordati: non c'è due senza tre e il quarto vien da sé." mi sorprende. E io che pensavo di doverlo nascondere dalla madre... Mi regala l'ennesimo bellissimo sorriso, a cui io ricambio. So che per colpa sua finiremo di nuovo in un altro casino.
"Mi piaceva di più il non c'è due senza te." e lo penso davvero, perché non saremmo arrivati da nessuna parte se a fare i casini non fossimo stati in due. Noi due.
HELLO BABE
E niente, finalmente ho messo l'ultimo capitolo c:
So che non un granché di storia, ma avevo intenzione di
estrapolarla dalla mia testolina e così ho fatto.
Ringrazio chi l'ha letta, stellinata o aggiunta alla biblioteca, davvero grazie c:
E niente, ci vediamo alla prossima!
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Non c'è due senza te. || L.T.
FanfictionA parte qualche pomeriggio divertente o qualche festa altrettanto curiosa, mi vengono in mente solo due episodi in cui Louis mi ha messo nei casini con lui. "Sono due le volte che ti metti nei casini, trascinandomi con te." gli dico, seria. "Beh...