Dicembre

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Grigio. Vedeva solo e soltanto grigio d'altronde cosa ci si può aspettare da una giornata di dicembre, Alessandra aveva costantemente due pensieri da almeno una settimana: il primo era rivolto al colore del tempo di quei giorni, il secondo a quella stramaledetta giornata di dicembre al solo pensiero tese la mandibola e strinse i pugni, erano appena passate le 17:00 ma in una giornata di pieno inverno il sole dietro quelle nubi così dense era già tramontato da tempo, se ne stava seduta fuori il comando di polizia si era presa una pausa, d'altronde non c'era niente da fare, aveva liquidato velocemente una donna sopra la sessantina che voleva sporgere una denuncia ad un vicino per motivi futili a suo riguardo, così come un ladro se ne sgattaiolò fuori e andò dietro il cortile della questura, essere vice questore a 35 anni non era semplice ma soprattutto essere il vice questore Alessandra De Feudis non era semplice, odiata e temuta da tutti colleghi e non, a quel pensiero gli comparve un sorriso quasi sarcastico sul volto, in quel preciso istante senti dei passi dietro di se e poteva essere solo il commissario Fabiani l'unico che riusciva a parlarle senza ne ansie e paure, inizialmente questa cosa gli dava fastidio aver trovato uno che gli tenesse testa, ma con il passare del tempo in un certo modo gli faceva quasi piacere d'altronde, era l'unica persona con cui parlasse in un certo senso. "La signora Durante è appena andata via, era venuta per la solita storia del tizio che abita al piano accanto al suo, dice che il cane abbaia sempre e non la fa riposare, è sempre la solita storia, me ne sono occupato personalmente." "Ottimo." Il commissario fece un gesto gesto di assenso con il capo consapevole che il suo superiore non potesse vederlo. "È tutto, perciò io rientro, sbrigo quelle pratiche che mi hai dato questa mattina; volevo solo sapere se fosse possibile staccare un pò prima avrei delle cose personali da sbrigare." Alessandra si girò quel poco per vedere la faccia del suo sottoposto la riposta fù immediata e coincisa "Fabiani togli di mezzo tutte quelle carte che hai sulla scrivania e poi vai." Il commissario rimase un attimo allibito non era da lei concedere permessi o robe del genere, di fatto si aspettava un no categorico, "Ti ringrazio allora io vado." Alessandra mosse leggermente la testa al commissario quel gesto parve quasi un movimento di un serpente "C'è qualcosa che non va Fabiani?" "No, io semplicemente stavo pensando.." "So perfettamente a cosa pensavi, alla stessa identica cosa che pensano tutti, che sono un mostro." Fabiani rimase allibito da quella affermazione non riusciva a dire una sola parola neanche riusciva a pensare, ad un tratto si ritrovò ad essere quel ragazzino che aveva messo per la prima volta piede in questura, Alessandra proseguì "Non dirmi che non è vero?! Avete paura di me è così, le voci girano" il vice questore fece un sorriso bizzarro "L'unico a tenermi testa sei tu.." Fabiani non sapeva cosa dire si sentiva il cuore in gola e la testa gli pulsava come non mai. "Ti dirò una cosa" ci fu una pausa "È vero lo ammetto sono un mostro, bastarda ed egoista da fare schifo un pò come questo tempo, lo so da me" Alessandra iniziò a tremare sia dal freddo che dalla rabbia, per un momento gli passò in mente di prendere la pistola e sparare a quel tizio che aveva davanti troppo buono per i suoi gusti è troppo puro per la sua anima, "Non si nasce mostri Fabiani ci si diventa con il tempo." Alessandra iniziò a piangere sia dalla rabbia che dal dolore. Fabiani era la prima volta che in 8 anni la vedeva esternare dei sentimenti e per la paura e la tensione che si era creata aveva gli occhi lucidi anche lui, Alessandra proseguì il suo discorso piangendo "Sai che giorno è oggi, è il mio compleanno, il giorno che odio più di tutti, neanche mia madre mi fa più gli auguri da ormai quindici anni credo, a volte penso che sia morta, poi arriva questo maledetto giorno e mi ricordo che è viva e che faccio schifo anche a lei." Ci fu una lunga pausa, ormai era sera qualche lampione illuminava il cortile e si sentiva solo il vento gelido di dicembre. "Fabiani mi dispiace che la vita ti abbia fatto incontrare questo mostro.." ci fu un'altra pausa "Va a casa a quei fascicoli ci penso io." Alessandra superò il commissario e si incamminò verso il vialetto che portava nel retro della questura. Nicola rimase fermo lì senza proferire una parola non riuscì più a trattenere le lacrime così iniziò a piangere come Alessandra, non capiva il perché di quello sfogo, il perché gli avesse detto quelle cose così private, lei che in torno aveva un muro fatto di ghiaccio, Nicola aveva capito che dietro quegli occhi inespressivi, quei modi gelidi, c'era un passato che aveva cambiato il presente e lo aveva trasformato in qualcosa di marcio, ma aveva capito anche che dentro tutto quel marcio c'era anche del buono e forse quello era stato il primo passo.

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