Cαριƚσʅσ 4

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Dopo la proposta di Tom e la mia risposta affermativa, mi sono rinchiusa nella mia stanza con la scusa di avere un po' di influenza, non avevo voglia di vedere per i corridoi Gabriel e tanto meno Tom, che sarà sicuramente stato al settimo cielo. Mancavano solo quattro mesi alla fine del college, solo quattro e alla fine di questi quattro mesi avrei dovuto sposare il mio ragazzo. Perché sono così stupida, avrei dovuto dirgli di no, senza farlo illudere ancora di più, senza farlo pensare, sperare in una vita insieme e invece no, ho fatto l'unica cosa che non avrei dovuto fare. Che stronza! Mi ritrovo sul letto a gambe incrociate e con il computer su di esse a scrivere. Adoro scrivere, inventare fatti, momenti, avventure; quando avevo quindici anni ho scritto un libro, lo avevo fatto leggere al mio professore di letteratura che mi ha consigliato di studiare per diventare una scrittrice, ma ho sempre saputo che a fare solo la scrittrice non c'è molto futuro, per cui ho deciso di intraprendere la strada dell'editoria, diventerò un'editrice e prima o poi pubblicherò i miei libri. Tutti i miei racconti parlano di storie d'amore, di ragazzini che si innamorano perdutamente, il solito "cliché" direbbero in molti, ma sono quelle le storie che più mi fanno emozionare, che più mi fanno vivere a pieno i sentimenti che uno scrittore vuole trasmettere. Bussano forte alla porta e talmente concentrata nel mio computer, sobbalzo. Mi alzo velocemente posando il PC sulla scrivania e apro la porta.

«Ciao, dove sei finita?» chiede Gabriel. Gli avevo espressamente detto di lasciarmi in pace, ma credo non abbia recepito.

«Ho la febbre.» lo informo fredda. Mi posa delicatamente una mano sulla fronte, come a voler sentire se fossi davvero bollente oppure no.

«Sei gelida, non credo tu abbia la febbre.»

«Senti Gabriel, che vuoi?»

«Posso entrare? Ho un paio di ore libere se vuoi...»

«Certo, ma che stupida. Sei esattamente il tipo di ragazzo che pensa solamente con quello che in mezzo alle gambe. Ma vattene va.» cerco di chiedere velocemente la porta, ma con la mani destra la blocca, è ovviamente più forte di me, così riesce a riaprirla e con superbia entra nella camera chiudendosi alle spalle la porta color mogano.

«Dimmi qual'è il problema?» chiede curioso e alzando un sopracciglio.

«Tom mi ha chiesto di sposarlo e io ho detto di si.»

«Cazzo!»

«Avrei voluto dirgli tutto.» incrocio le braccia e inizio a vagare per la camere in attesa di una sua risposta. Vorrei che mi dicesse qualcosa, vorrei che mi baciasse, lo vorrei accanto a me, ma prima dovrei parlare con Tom.

«Se lo fai per me, non ti disturbare. Mi dispiace solamente per te, insomma sposarsi così giovani limita le prospettive.» mi blocco, come può dire così se è lui che continua a cercarmi, come può essere così freddo e distaccato?

«Ma allora che cazzo vuoi da me?»

«Niente, volevo solo divertirmi e non mi sembra che tu ti sia tirata indietro.»

«Vattene, sparisci dalla mia vista. Non ti azzardare mai più a cercarmi Gabriel, mai più.» lo caccio fuori a spintoni e con le lacrime che stanno per uscire dai miei grandi occhi. Credevo davvero che lui provasse qualcosa per me e io credevo che potesse...Lasciamo stare, ora devo solo riuscire a togliermelo dalla testa e pensare al college che sta per finire, poi vedrò quello che fare con Tom. Dopo pochi minuti Katarina si precipita in camera, getta la borsa sul letto e la giacca a terra.

«Tesoro, che succede?» mi chiede preoccupata, ci conosciamo da quando sono arrivata al college, è la mia migliore amica e sempre, dico sempre riesce ad aiutarmi.

«Ho fatto un casino. Sono una stupida, ma ora non ho voglia di parlarne.» mi accarezza dolcemente la guancia sinistra asciugandomi le lacrime, che scendono copiose sul mio viso.

«Vestiti che usciamo.» la guardo, non cerco nemmeno di defilarmi dal suo invito, annuisco e vado a farmi una doccia veloce. Mi precipito in bagno e mi affretto a spogliarmi per poi entrare nella doccia; inizio a far scorrere l'acqua. Terminata la doccia esco e guardo l'orario: sono le otto e quaranta, devo ancora asciugarmi i capelli, fare la piastra, scegliere cosa indossare e truccarmi, perciò inizio a velocizzarmi. Capelli asciutti, piastra fatta sono le nove e venticinque, corro all'armadio e sono indecisa se mettere un paio di shorts e una maglietta o un vestito. Opto per il vestito, mi arriva poco più sopra del ginocchio, è verde acqua e ha il pizzo sulle maniche, lo adoro. Ci abbino un paio di sandali e una borsetta entrambi bianchi. Ora mi manca solo il trucco. Afferro il mio beauty, prendo l'eyeliner e disegno una sottile linea, giusto per truccarmi un po'. Invio un audio veloce a Tom per informarlo dell'uscita improvvisa con Katarina, inventandomi che aveva bisogno di staccare dato che aveva litigato con Jordan. Non si sarebbe mai auto invitato sapendo che saremmo state solo io e lei.

«Sono pronta.» nel frattempo Kata aveva indossato una gonna aderente e un body leopardato. Le stava divinamente ogni cosa, anche un sacco della spazzatura, i suoi capelli a caschetto con la frangetta le donavano un look sbalorditivo, ma a dire il vero stavano così bene solamente a lei. Kata mi porge una mano e con dolcezza mi guarda sorridendo ricambio e ci avviamo alla porta. Questa sera non voglio pensare, ho bisogno di staccare e di stare bene, non voglio e non devo pensare a Gabriel, ma soprattutto non voglio ancora realizzare il fatto che tra pochi mesi sposerò Tom, prima di allora devo fare chiarezza dentro di me. Usciamo dal dormitorio ed esattemente di frotnte al campus c'è l'uber che Katarina ha chiamato, saliamo e subito ci dirigiamo verso la festa. Alle dieci e trenta arriviamo al parcheggio della casa di James, un ragazzo che ha organizzato questo party nella sua casa. È ricco sfondato e, a differenza di chi come me è povero in canna e dorme al dormitorio, lui ha una villa tutta per sé. È enorme, l'esterno è verniciato di bianco con alcune mattonelle che formano una specie di disegno astratto, nel retro non una, ma ben due piscine, la più grande ha anche uno scivolo. Entriamo e lo cerchiamo per salutarlo. Di fronte all'entrata c'è un piccolo salottino in cui si intravede una coppia di ragazzi che si baciano. Continuiamo e subito dopo troviamo la sala da biliardo, in cui al centro è situato un grande divano a penisola, su di esso non ci stupiamo di vedere James con una ragazza seduta a cavalcioni su di lui e completamente ubriaco. Lo salutiamo e lui ricambia, ma non sono completamente certa che ci abbia riconosciuto, quindi andiamo nella stanza accanto. È una specie di cucina, ma adibita a bar, al di là del bancone c'è un ragazzo che serve cocktail e punch, così io e Kata afferriamo due bicchieri, ma ho bisogno di qualcosa di più forte.

«Scusa, potresti darmi della vodka per favore?» chiedo educatamente al ragazzo. Senza dire una parola afferra da dietro di sé una bottiglia e mi prepara un bicchiere, lo afferro e me lo scolo tutto d'un sorso. Ogni bicchiere che finisco mi porta sempre più lontana dal pensiero di Gabriel, mi fa stare male, ma più lui mi respinge più io vorrei averlo accanto a me come quella sera alla festa. Finiti i numerosi bicchieri di vordka andiamo a ballare. La musica è talmente alta che non riesco nemmeno a sentire la mia amica che mi parla, quindi continuiamo a muoverci, una accanto all'altra, ad un certo punto attorno a noi si avvicinano alcuni ragazzi con cui iniziamo a ballare. Sento solo il battito del mio cuore che accelera sempre di più. Le canzoni rimbombano nelle mie orecchie e ora, più nulla ha importanza, Gabriel, ciò che mi fa provare, sentire, ora non sento più nulla, voglio solo divertirmi. Sento una mano sulla mia spalla destra, mi volto e incontro lo sguardo di una ragazza. Mi porge un bicchiere, lo afferro e, senza chiedermi minimamente cosa sia, bevo tutto d'un fiato. La testa inizia a girare, ma non posso fare a meno di ballare, per cui mi avvicino di più a uno di quei ragazzi e inizio a ballarci assieme. La notte è ancora lunga e io non ho intenzione di smettere di divertirmi.

✷* 𝒯𝐻𝒜𝒯   𝐵𝑅𝐼𝒟𝒢𝐸  *✷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora