Era una giornata come le altre, questo era quello che pensava Diluc quella mattina di autunno.
Le nuvole in cielo premettevano pioggia ma non avrebbe influito sulla sua tabella di marcia.Arrivato alla taverna iniziò a pulire i tavoli per poi preparare bicchieri e alcolici dietro al bancone.
Quello era uno dei giorni in cui sostituiva Charles, ogni tanto lo faceva.
Durante la mattina entrarono pochi clienti, come per il primo pomeriggio, poi verso sera iniziarono a farsi vedere più persone fino a che la taverna prese vita. Quella sera era particolarmente affollata ma ancora non si era visto Kaeya. Da quel che ne sapeva veniva ogni sera e le poche volte che non lo faceva era perché non era a Monstadt ma questo non era uno dei casi, era tornato il giorno prima, lo aveva saputo da Charles.
Era strano anche se non gliene importava molto, in fondo avevano tagliato i rapporti molto tempo prima.
Era molto tardi quando la taverna chiuse e mentre Diluc fece per uscire dalla porta notò come fuori stesse piovendo a dirotto.
Si depresse mentalmente mentre si rendeva conto che sarebbe arrivato a casa fradicio.Decise di provare ad aspettare e vedere se la situazione sarebbe cambiata ma dopo 45 minuti di attesa si era quasi messo a piovere più forte.
Scelse l'opzione di bagnarsi.Camminava a passo svelto sotto l'acqua fino a quando non intravide la mansione e fece una corsa per raggiungerla. Appena entrò si richiuse la porta alle spalle mentre un brivido lo percorreva dalla testa ai piedi, probabilmente si sarebbe preso un bel raffreddore.
In quel momento fece capolino Adelinde dalle scale con un asciugamano in mano che porse a Diluc, lo accettò volentieri.
Arrivò anche Elzer e sembrava avere una certa fretta di parlargli. La cameriera, intuendo la situazione, si congedò e lasciò la stanza.
Elzer si avvicinò al padrone di casa con un'aria piuttosto seria e parlò.
- Master Diluc oggi è stato recapitato un pacco isieme ad una busta alla sua mansione, non c'era nessun mittente, solo il destinatario, cioè lei. -
Detto questo lo andò a prendere e lo porse a Diluc.
- Grazie Elzer, adesso puoi andare. -
Diluc si avviò nella sua stanza e osservò quello che gli era stato appena messo tra le mani.
Era una scatola di piccole-medie dimensioni di forma rettangolare, impacchettata in carta marrone e legata da uno spago di iuta. Sotto al filo c'era una busta dello stesso colore della scatola su cui era scritto in corsivo ordinato "Per Diluc".Quella scrittura aveva un qualcosa di familiare ma non ci diede peso e aprì la busta che posò accanto illesa.
Al suo interno c'era un foglio scritto con quella stessa calligrafia."Scusa Diluc.
Non credo ci siano altri modi di iniziare questa lettera, non sai quanti tentativi abbia fatto prima di capire che alla fine il modo migliore era essere diretto. Non so se tu l'abbia già capito... in caso contrario sono Kaeya, la persona che probabilmente odi di più sulla faccia della terra.
Scusami se ti scrivo ma non credo che mi avresti ascoltato se fossi venuto a parlarti di persona, l'unico modo era questo, o almeno spero.
Non so se tu abbia già interrotto la lettura, ma se sei qui allora grazie e ti prego continua a leggere perché quello che devo dirti è molto importante.
È da quella lontanissima sera piovosa che non riesco a darmi pace su quello che ho fatto di sbagliato nella mia vita. Ho deluso tutti ma soprattutto te, la persona che consideravo un fratello. Sai... quella sera ero pronto a morire per mano tua, in fondo me lo meritavo, non so per quale motivo ne sia uscito vivo e non so se esserne grato o meno.
Quello che volevo fare con questa lettera era scusarmi per tutto quello che di sbagliato io ho fatto nel corso degli anni...
Sai... a volte non riesco a fare a meno di rimuginare troppo su cosa gli altri pensano di me... so come appaio dall'esterno, lavoro molto sulla mia immagine affinché appaia perfetta, ma non so se questo rispecchia l'opinione delle persone che mi stanno intorno, non so se mi capisci. Fatto sta che a volte mi verrebbe voglia di chiederlo e vedere se quello che dicono è la stessa cosa che penserei io di me stesso... o meglio, quello che penseri di me se non mi conoscessi.
In questa lettera mi sono tassativamente obbligato ad essere sincero con te, non voglio più avere segreti, voglio mostrarti il vero me stesso, per questo ti parlerò di alcuni dei miei pensieri più pofondi e che forse nemmeno io sapevo di avere.
In primis tra questi c'è la morte... mi chiedo spesso cosa ci sia dopo di essa, credo che molti lo facciano, ma credo anche che non tutti pensino realmente alla morte. Nel senso, uno pensa "Ma cosa c'è dopo la morte? Cosa si prova a morire?" E finita lì. Io invece ci penso in continuazione come un chiodo fisso, una mosca che ti roza attorno senza sosta, una tappa fissa dei miei pensieri... forse è per questo che passo così tanto tempo alla taverna tra vino e alcolici... forse per dimenticare tutto... questo.
Se dicessi a qualcuno di questa cosa probabilmente mi guarderebbe strano e girerebbe alla larga, insomma, non è una cosa normale, però spero che tu non lo faccia Diluc, se lo facessi tu farebbe veramente male.
Io ho... lavorato molto sulla mia immagine in questi anni, credevo che forse diventare parte dei Cavalieri riempisse quel vuoto che porto dentro da quando abbiamo litigato... quella volta... beh, hai capito, ma non è stato così, però mi ha dato qualcosa che mi facesse distrarre da tutto e tutti e con il quale sono riuscito a farmi una buona reputazione a Monstadt. Sono sicuro che tu l'abbia notato quindi saprai che mi atteggio da persona molto sicura di se stessa, che è bella e sa di esserlo e si comporta in modo tale da apparire affascinante agli occhi degli altri, beh, la verità è che io sono l'esatto opposto. Ironico vero? Il Kaeya donnaiolo, carismatico e sempre sicuro di sè, una persona insicura, timda e introversa.
Forse nemmeno tu lo sapevi questo.
Comunque, se ti sto scrivendo questa lettera è perché sto per andarmene, e se la stai leggendo sarò già andato.
Non voglio che tu ti dia la colpa di niente, anzi, la colpa è solo mia. Tu hai tutte le ragioni per odiarmi e le capisco perfettamente. Proprio per questo non voglio che quello che succederà diventi fonte di sensi di colpa. Fammi solamente questa promessa.
So che starai pensando "Se volevi che non influenzasse la mia vita potevi anche non scrivermi niente." ma non pensavo fosse giusto andare senza dire niente a nessuno... Sono patetico vero?
Comunque ti ringrazio per essere arrivato fino a questo punto... significherebbe molto per me, sai?
Mi piacerebbe ritornare ai vecchi tempi quando ancora ci consideravamo fratelli e ci trattavamo da tali, erano belli quei tempi... e mi mancano tanto, veramente tanto. Anche se so che per te non è lo stesso, ma come ti ho già detto, capisco benissimo le ragioni.
Nel pacco in allegato ti lascio la cosa più preziosa che mi sia rimasta e che credo fermamente debba avere tu.
Spero tu possa avere una vita felice, con una moglie e dei figli a cui insegnerai tantissime cose, spero tu possa trovare qualcuno da amare, cosa che io non sono riuscito a fare.
Ma più di tutti, vorrei poter ricominciare da capo e cancellare il mio passato per poter riscrivere la nostra storia e magari finire meglio di come siamo ora.
Volevo solamente dirti questo... anche se non so se ti interessa...
Addio Diluc... non credo ci rivedremo."Diluc era immobile.
Una statua di sale.
Una pietra.
Non sapeva cosa dire ma stava piangendo... non sapeva bene quando aveva iniziato, se dalla prima riga o dopo... fatto sta che stava piangendo come un bambino.
Con mani tremanti ripose la lettera nella busta e la mise da parte per poi scartare il pacco che conteneva un cofanetto di legno decorato.
Lo prese in mano e cautamente lo aprì.
In quel momento Diluc scoppiò completamente in un pianto disperato.
Al suo interno qualcosa che luccicava, qualcosa di liscio e freddo e abbastanza pesante.
Qualcosa che era veramente prezioso.
Una struttura di metallo che circondava una liscia pietra azzurra nella quale risplendeva cristallino un fiocco di neve.
Era la Visione di Kaeya.
E l'aveva data a lui.