STRANGOLAMI

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yoongi si siede. ha le gambe coperte e la gola pure. il cuore ce l'ha nudo come gli occhi. si sente un rumore dal bagno. le iridi non fanno un passo e yoongi continua a fissare la foto incorniciata sul muro di fronte a lui. si sentono dei passi e una voce si fa spazio nella stanza come se fosse la regina. come se nessuno potesse dirle di no. in effetti, poi.

yoongi non si muove. quando s'accorge di avere le mani tutte onde e brividi le nasconde sotto al tavolo. un lampo illumina la stanza nonostante il caldo sole fuori dalla finestra, e yoongi si riempie le guance di aria e forza per non chiudere gli occhi all'arrivo del tuono.

non chiudere gli occhi, figlio mio. non quando c'è la fine del mondo a guardarti dall'alto.

yoongi ci pensa, ogni tanto, a come sarebbe essere morto. ci pensa e più ci pensa più le pillole che si prende quel mostro la notte sembrano invitarlo. si prende i sonniferi, quello lì. poverino, non riesce a dormire? neanche yoongi chiude occhio da quando c'è lui nella sua vita. yoongi vorrebbe ridere, ma poi come lo copri un altro occhio nero? e allora c'è silenzio.

comunque, morire coi sonniferi non farebbe né schifo né niente. non proprio come vorrebbe morire lui, ma è da un po' che le cose non vanno come vorrebbe. ci si accontenta nella vita.

sotto la pioggia. morire sotto la pioggia sarebbe bello, per esempio. morire mentre sua madre piange sopra tutti i cieli sarebbe meraviglioso. sull'asfalto ruvido che non si decide nessuno ad aggiustare. morire mentre l'acqua affoga il mondo intero e non sentire niente. solo la voce dolce di sua madre, un po' rauca per i pianti ma comunque dolce. oh, sua madre. chissà come sta. le palpebre tremano e yoongi cerca di nuovo di non chiudere gli occhi.

questa volta il lampo non lo vede, ma il tuono arriva lo stesso.

magari sfasciare quella foto incorniciata del cazzo e fare del suo corpo un ammasso di sangue e pelle lacerata. farebbe male, però, e yoongi di soffrire non ha più voglia.

e quanti anni sono? tanti, cinque o sei. e come ci è arrivato lui lì? yoongi non lo ricorda. ma sia dannato il giorno in cui ha abbandonato quella donna meravigliosa che era sua madre per stare così, con uno così.

e ora? ora sua madre non c'è più. colpa sua, forse. prima la morte del marito e poi l'allontanamento del figlio. che poi, a dirla tutta, yoongi si era solo trasferito, era stato quello lì a non permettergli di parlare con sua madre. a non permettergli di fare molte cose, in realtà.

sarebbe brutto, bruttissimo, e un po' ingiusto, ma se sua madre fosse ancora lì yoongi un paio di cose gliele direbbe. forse più di un paio. le direbbe tante cose. che gli manca, che non ha più carezze e baci da quando la sua casa è morta, che i lividi sono color merda o color amore scaduto, senza via di mezzo. le darebbe un bacio, gliene stamperebbe uno sulla fronte e sulla guancia destra. e chissà per quante ore parlerebbe yoongi, non come ora, che apre bocca solo per urlare quando il mostro è fuori casa. forse, si dice, le direbbe un'altra cosa, oltre tutte le parole d'amore. mamma. mamma, uccidimi. come vuoi, un modo a caso, ma uccidimi. piano, sii gentile ché non riesco più a sopportare nulla. neanche la più leggera carezza.

ma sua madre non c'è, e yoongi è troppo fifone per ammazzarsi. lo ha sempre pensato. un po' troppo spaventato, un po' troppo codardo. e allora uno si accontenta. magari un giorno si ammalerà talmente tanto da morire su un letto d'ospedale e non vedere più la faccia di quel lurido. magari verrà ucciso da qualcuno a caso. come si dice? al posto sbagliato nel momento sbagliato? magari ad ucciderlo sarà lo stesso che gli dorme affianco la notte.

ecco, anche morire di notte mentre dorme non sarebbe male. peccato yoongi non dorma quasi mai. e va bene, uno si accontenta.

probabilmente nessuno lo ucciderà mai, hm. però di passare il resto dei suoi anni così non se ne pensa proprio. mah.

la porta dell'ingresso sbatte. yoongi si muove per la prima volta in- quanti minuti sono passati? un'ora intera? meno? comunque, si gira verso a porta chiusa. gli occhi sono fermi come lo erano prima. un po' nudi, un po' vuoti. poi si controlla le mani. un paio d'unghie sanguinano e un mucchietto di pellicine lo guarda dal pavimento.

si nasconde le mani sotto le cosce, così magari si sta fermo, e ritorna a guardare la parete.

menomale che non si sono sposati. menomale che non si possono sposare. i mesi che servirebbero per cercare di divorziare sarebbero più pericolosi di-

la parete è bianca. yoongi ha un'illuminazione. aveva un amico, tanti anni fa, che faceva arti marziali o una roba simile. aveva i capelli tinti di bianco e com'è che si chiamava? yoongi si incurva un po' con la schiena. ma che cazzo ha in testa? mica può chiedere a uno, che non vede da anni per di più, di ammazzarlo.

la voce della madre gli sussurra all'orecchio qualcosa e yoongi raddrizza la schiena. ha una bella postura lui. in realtà è pure carino, un po' più sopra la media forse. cucina bene, sa fare la maglia, ha fatto il conservatorio e sa suonare violino e piano. è educato, gentile e sorridente.

un po' ansioso da quando vive lì. prima pensava fosse per il trasloco. non sorride più di tanto ora, non sa a chi e per chi farlo. il piano è chiuso in una stanza della casa di sua madre, tra i ricordi e la polvere. e il violino è tanto che non lo suona. cinque anni? forse.

chissà se la testa un giorno gli scoppierà come le corde usate del violino quando non le cambiava. magari se ci spera tanto, un giorno succederà. non è così che funziona però. va bene così. un giorno lo lascerà comunque, 'sto pianeta. magari troverà il coraggio. magari riempirà la vasca e prenderà qualche sonnifero. non sentirà nulla. non ci sarà la pioggia, ma dall'altra parte ci sarà sempre sua madre. fa caldo con la sciarpa addosso, specialmente d'agosto. è agosto? può darsi.

yoongi si alza in piedi. le gambe non sembrano appartenergli. sente una sensazione strana alle ginocchia, ma non ci bada molto. smette di fissare la parete e la foto incorniciata e guarda verso destra.

il balcone. deve solo prendere un po' d'aria, fa troppo caldo.

cammina un po', col cappotto ancora indosso e la sciarpa a stringergli il collo. poggia le mani sulla ringhiera bianca e rovinata. giù c'è un bel giardino pieno di piante e fiori e magari il rosso non ci starebbe bene, anche se yoongi è bello. non sarebbe un bel vedere, forse. yoongi prende un respiro, anche se non sa ancora se sarà il suo ultimo o meno, e guarda giù. nella vita ci si accontenta, yoongi si è sempre accontento negli ultimi anni. ma è tardi, anche se non sa che ore sono. sua madre gli canta di notte le più belle ninna nanne e ogni mattina gli sorride mentre prende il sole in quello stesso balcone.

fa caldo. non c'è la pioggia, e neanche la notte. non ci saranno più lividi, tuoni e lampi. la vasca non verrà mai riempita e quel lurido non sputerà più. non ci saranno occhi neri, schiaffi, calci, minacce, strattoni.

c'è un corpo steso tra i fiori e le piante, sul terriccio. ci sono formiche e vermi ovunque. c'è puzza di merda e morte. forse anche del piscio del cane di qualcuno. aveva ragione yoongi a dire che il rosso non ci sarebbe stato bene, assieme a tutto quel verde. è brutto. lui però no. non lo è mai stato, e non lo è manco da morto.

dopo tutti quegli anni, l'unica a urlare ora è la signora del pianoterra. sua madre comincia lentamente a piangere, ma yoongi non può sentire le lacrime battergli sulla schiena per chiedergli qualcosa. chi sa cosa.

SPUTI E CANTI◞ mygDove le storie prendono vita. Scoprilo ora