Marciavanonella foresta pluviale brasiliana. Tenevano le armi basse, ma erano con tutti isensi allerta. Le dieci squadre di ricerca si erano addentrate in un tratto digiungla noto come "Foresta Maledetta": molte sparizioni erano avvenute in quelluogo, sia di indigeni, che di colonizzatori europei, che corpi di ricerca intempi più recenti. La zona era stata mappata in parte grazie ai satelliti e adalcune esplorazioni fluviali, ma l'entroterra, sotto la fittissima rete difoglie di alberi tropicali, era pressocché ignoto, e tutte le spedizioni cheerano state inviate per mapparlo, erano miseramente fallite: pochissimisuperstiti tornarono da quelle missioni, e tutti parlavano di un'orrenda bestiache aveva massacrato i propri compagni. E resoconti simili si avevano sin dallacolonizzazione europea, e leggende simili erano molto diffuse tra gli indigeniche abitavano sul limitare di quel tratto di giungla. Tuttavia, il compitodella loro missione non era mappare il territorio. O meglio, non eral'obbiettivo primario: avevano il compito di ritrovare la spedizione Von Klept,la quale non mandava segni di vita da due settimane. Alcuni avevano ipotizzatoche si fossero addentrati troppo nella giungla, e che la mancanza dicomunicazioni fosse dovuta ad un'assenza di segnale, ma questa supposizione sismentiva da sola, dato che la copertura satellitare era garantita ormai intutto il globo. Alcuni allora avevano ipotizzato un guasto ai loro mezzi dicomunicazione, ma anche questo era difficile, visto che avevano studiato deipiani B in caso di malfunzionamento delle comunicazioni. Poche altre ipotesirimanevano, e una meno plausibile dell'altra. Alcuni erano arrivati a suggerireche la leggendaria bestia assassina avesse massacrato la spedizione. Ci fu chiderise quest'idea stramba e paranormale, e chi invece l'appoggiò, anche sullabase delle "prove" di avvistamento di questa misteriosa creatura. Tra chi eraancora scettico e chi no, venne organizzata una nuova spedizione, incaricata diritrovare Von Klept e i suoi e riportarli indietro. Loro, o qualsiasi altracosa legata a loro avessero trovato. E, nel dubbio, vennero fornite loro armimolto particolari: proiettili di smeraldo. Infatti, le leggende dicevano che lacreatura possa essere ferita solo da una pietra verde lucente. Adesso, laspedizione di recupero Landers si trovava nella Foresta Maledetta da alcunigiorni, e avevano già mappato diversi chilometri di giungla. Avanzavano digiorno, divisi in dieci squadre, ognuna delle quali era distante cinquantametri dalle altre, in modo da coprire più terreno, per poi riunirsi di notteattorno alla quinta squadra, al centro della formazione, e montarel'accampamento. Di notte montavano anche molte lampade da campo intorno e trale tende, e almeno un uomo per squadra restava a montare la guardia per un'orae mezza, tenendo la luce montata sulla propria arma e le due montate sulproprio casco, puntando il tutto sulla foresta circostante. Infatti, alcuniresoconti dicevano che la bestia cacciava di notte, e ripugnava la luce, diqualsiasi genere. «Chissà che aspetto ha, questa leggendaria bestia assassina. Non vuoi saperlo anche tu, Malcom?!» Urlò qualcuno da dietro. «Come no, Trevor. Sono sicuro che tu invece stia morendo di curiosità. Attendo, perché la curiosità spesso uccide.» Rispose Malcom. «Muovetevi voi due e smettetela di punzecchiarvi vicendevolmente. Non siamo qui in gita.» S'intromise il caposquadra Mark. «Piuttosto, qualcuno lanci un fumogeno giallo e segnali la pausa pranzo. Marciare nella foresta con tutta l'attrezzatura mette fame.» Uno di loro sparò il segnale, e le altre squadre risposero. Quando pranzavano, di solito, ogni squadra restava dove si era fermata, senza riunirsi alle altre, come invece facevano la notte. Mentre gli altri mangiavano, il caposquadra aveva notato che Malcom si era messo in disparte. «Tutto bene?» Chiese. «Eh, sì, si caposquadra, tutto bene. È solo che, questa storia del mostro... mi sento come, come...» Disse Malcom. «Come all'interno di una creepypasta?» Completò Mark. «Sì. Anche lei le ascoltava su internet?» Rispose Malcom. «Ascoltavo?! Ah-ah, ragazzo, le ascolto ancora quando non ho niente di meglio da fare. Sono un ottimo diversivo per ammazzare il tempo.» Rispose il caposquadra con voce ilare. «E allora saprà benissimo che di solito non hanno un bel finale...» Iniziò Malcom. «Sì, su questo hai ragione.» Rispose Mark. «E allora come fa ad essere così tranquillo, pur con questa forse bestia assassina in giro. Di notte si sentono suoni strani intorno alle tende, e io ho la costante sensazione che qualcosa ci osservi, e ci segua, e che possa saltarci addosso e massacrarci non appena abbasseremo la guardia, o non appena ci avrà portato dove vuole lei, o non appena...» Stava dicendo Malcom. «O non appena ti calmi un attimo!» Lo interruppe il caposquadra. «So bene cosa stai provando, e l'ho provato anche io nelle mie prime spedizioni nella giungla. Forse è una suggestione hollywoodiana, forse sia tu che io abbiamo ascoltato troppi racconti horror, forse è la nostra mente che, non potendo andare oltre la vegetazione, inizia a fantasticare su cosa possa esserci oltre, e suggestionata da film, racconti e cose del genere, non immagina proprio l'infinito leopardiano. Ma qualunque cosa sia, io mi dico di stare calmo, e di godermi ogni momento della spedizione, perché se proprio devo restarci secco durante una missione lontano da casa, almeno voglio la consolazione di essere riuscito a godere appieno dei miei ultimi istanti, e non di averli vissuti con la costante paura della morte, perché la morte è una cosa che nemmeno percepiamo sensibilmente, visto che quando ci siamo noi, non c'è lei, e quando invece c'è, non ci siamo noi. Quindi è inutile temerla e tanto vale godersi ogni secondo, con la consapevolezza di aver già versato il tuo stipendio sul conto in banca e che quindi la tua famiglia non morirà di fame. Beh, cosa che non accadrebbe comunque visto che anche mia moglie ha un lavoro ben retribuito, ma hai capito cosa intendo.» Disse il caposquadra. «E ora forza, rimettiamoci in marcia: prima troveremo la spedizione Von Klept, prima ce ne andremo da qui.» Concluse, offrendo a Malcom la mano per rialzarsi. «Roger, fumogeno blu!» Gridò poi. Il segnale venne lanciato, e presto anche gli altri risposero. Le dieci squadre si rimisero in marcia, addentrandosi sempre più nella giungla. Quel pomeriggio non trovarono niente, e ora il sole stava calando. La quinta squadra sparò un razzetto, segno che ci si doveva preparare per la notte. Le varie squadre avevano iniziato a convergere verso il centro della formazione, accendendo le torce sui fucili e sui caschi. Quando tutti e cento furono riunisti, iniziarono a montare le tende, accendere i fuochi di bivacco e piassero delle piccole torce intorno al perimetro. Mangiarono e andarono a dormire molto rapidamente. «Ehi, hai sentito?» Chiese un soldato al suo compagno mentre facevano la guardia. «Si, ma probabilmente non era niente.» Poi, entrambi sentirono un fruscio. Puntarono velocissimi luci e fucili sul cespuglio. Qualunque cosa fosse, si fermò non appena vide le luci puntate, per poi scappare. «Non so tu, ma più restiamo in questa foresta, meno penso che le leggende sulla creatura siano solo leggende.» Disse il primo. «Anche io. E di sicuro anche i capi dell'esercito devono pensarlo. Voglio dire, guarda le attrezzature che ci hanno dato.» Rispose il secondo. «Ps, stai dormendo?» Chiese il suo compagno di tenda. «Con tutti questi rumori e te come compagno di tenda? Sarebbe una vera impresa.» Rispose Malcom con ironia. «La notte è buia e piena di terrori.» Rispose il suo compagno. «Ora basta col Trono di Spade Steve. È una bella serie, ma...» Stava dicendo Malcom. «...ma mai quanto Star Wars?» Disse Steve. «Anche. Ma basta anche citarla ogni due secondi. Potresti citare, che ne so, l'Attacco dei Giganti, per una volta.» Disse Malcom. «Si, è una buona idea, Eren.» Rispose Steve. «Sempre trovato banale come personaggio.» Disse Malcom. «E io non mi sento nemmeno di darti torto. Almeno, fino alla parte finale della serie.» Rispose Steve. «Oh, ma perché parliamo dell'Attacco dei Giganti nel mezzo della giungla con Dio-solo-sa-cosa la fuori?» Disse Malcom. «Per distrarci, forse? Io mi sento sempre meglio quando parlo di qualcosa che mi piace per ammortizzare la tensione.» Disse Steve. Dopo la notte rumorosa e la colazione, i gruppi si divisero nuovamente, riprendendo la formazione. Avevano sempre la sensazione di essere seguiti ed osservati, che qualcosa non li molasse un attimo, e stesse aspettando solo il momento giusto per saltare fuori dai cespugli. E tutti i soldati avevano questa sensazione. «Tsk, comandante, abbiamo trovato qualcosa. Sembrano ragnatele, ma di colore strano: un lime sporco, e sembrano fumare.» Disse qualcuno alla radio. Erano quelli del terzo gruppo. «Fate delle foto e provate a raccogliere dei campioni.» Mentre i soldati del terzo gruppo raccoglievano i campioni, qualcosa si mosse molto rapidamente tra i cespugli, molto vicino ai soldati. Per un attimo, qualcosa si vide anche spuntare: sembrava una pelliccia nera maculata da sopra la vegetazione, una zampa a punta sul terreno. Alcuni di loro si chiesero reciprocamente se lo avevano visto, quando il capo di quell'unità li richiamò tutti all'ordine, ordinando di proseguire. Tutte e dieci le squadre erano ormai vicine al fitto della giungla, nella zona dove i raggi solari arrivavano meno. «Dovremo stare più attenti da questo punto in poi.» Disse il comandante Landers. «Qui arriva meno luce, e se le leggende sono reali, e anche io, come voi, inizio a credere che lo siano, dovremo tenere gli occhi ben aperti.» Entrarono nel cuore della giungla, e qualcuno accese addirittura le torce montate sulle armi e sul caschetto. Il sole stava tramontando, quando un membro della terza squadra disse «Tsk, ho visto qualcosa muoversi dietro i cespugli. Era molto grande e molto veloce, e dubito fosse un grosso felino». «Tsk, ricevuto. A tutti, accendete le luci e iniziate a convergere verso il centro della formazione; sarà meglio accamparsi prima stanotte.» Rispose Landers. Varie luci iniziarono ad accendersi, e Malcom le vide come stelle lontane. «Forza ragazzi, andiamo verso Landers e la squadra uno.» Disse Mark. Ma, non appena si misero in marcia verso i compagni, udirono degli spari, e delle urla di terrore. «Tsk, qui è la terza squadra... ksk non sappiamo cos... è velocissimo, ksk... ci serve aiut...» La frase finì con un urlo disperato. La seconda e la sesta squadra, le due più vicine alla terza, corsero verso la posizione dei compagni in difficoltà, così come tutte le altre sette squadre. «Signore, c'è qualcosa che ci viene dietro!» Disse uno dei soldati della quarta squadra. «Corri e non fermarti!» Disse il caposquadra. Ma quel qualcosa avvistato dal soldato saltò fuori dai cespugli: un suono a metà tra un ruggito e un verso grottesco squarciò l'aria, mentre tenaglie da ragno e zampe da enorme pantera assalivano uno dei soldati. Da altre zampe, che spuntavano dalla schiena, e che sembravano quelle di un ragno, uscì un fluido denso, verdognolo, fumante e puzzolente, che finì in testa ad un altro soldato. Il fluido subito si addensò, mentre quella creatura scomparve in una capriola dietro altri cespugli, portandosi via i due soldati. Fu tutto talmente rapido, che gli altri ebbero appena il tempo di accorgersene. «A tutti, qui Wahlberg: qualsiasi cosa abbia aggredito la squadra tre ora sta attaccando noi. Si è già portata due dei miei uomini tra i cespugli. Terza squadra, quali sono le vostre condizioni?» Disse il capo della quarta squadra. «Siamo rimasti solo in quattro signore, gli altri sono stati presi da quella creatura. Stiamo correndo verso la squadra sei, e quella bestia ci sta alle costole!» Intanto, ad una cinquantina di metri di distanza, anche uno dei soldati dell'ottava vide qualcosa. «Signore, credo che sia meglio fermarci e tentare di stabilire un perimetro coi nostri razzetti. Potremmo piantarli per terra, così da tenere lontane le creature e guadagnare tempo!» Disse. «E diventare un bersaglio ancora più semplice? No, grazie!» Rispose il caposquadra. Poco lontano, videro le luci della settima, e iniziarono a correre verso di loro. Le due squadre si unirono e continuarono la corsa. «Voi quanti ne avevate dietro?» Chiese il capo della settima. «Due, voi?» Rispose il capo dell'ottava. «Anche noi. Dovremmo lanciare un razzetto.» Disse l'altro. «Sarebbe inutile: con tutti questi alberi rischierebbe solo di incendiare tutto.» «Tsk, a tutti, qui seconda squadra: ci siamo uniti alla prima e alla nona. Abbiamo iniziato a montare l'accampamento e abbiamo stabilito un perimetro con le luci da campo. Riunitevi e correte verso noi! Terza e quarta squadra, quali sono le vostre condizioni?» Si sentì alla radio. «Tsk, qui terza squadra: abbiamo incontrato la quinta e ci siamo uniti a loro, ma non abbiamo notizie della quarta.» Poi, anche la quarta squadra diede notizie: le parole erano soffocate da spari e urla. «...sembra mezzo felino e mez... ksk... i proiettili non lo feriscono... ksk... non sappiamo nemmeno quanti ce ne siano... ksk» La nona squadra e metà della seconda decisero di correre verso la quarta e salvare il salvabile. Intanto, la settima e l'ottava raggiunsero il perimetro. Intorno alle luci da campo, i cespugli si muovevano frenetici. «Stanno cercando un punto con poca luce dal quale attaccare.» Disse uno dell'ottava. Per fortuna, erano stati attenti a non lasciare punti bui. Poco a poco, anche le altre squadre ritornarono: la sesta squadra era stata dimezzata, e la quinta aveva perso tre uomini; della quarta ne erano rimasti solo tre. «Qualcuno ha notizie della decima?» Disse il capitano Landers. Tentarono di comunicare alla radio per tutta la notte, ma nessuno rispose. Il giorno dopo raggiunsero l'ultima posizione nota della decima squadra. Trovarono bossoli di proiettile, armi abbandonate, schizzi di sangue e quelle puzzolenti ragnatele verdi. La decima squadra era stata annientata da quelle creature. «Maledizione! Dovevo prestare più attenzione!» Disse Landers. «John, è colpa di tutti: ci siamo lasciati dietro dei commilitoni, e ciò è imperdonabile.» Disse il caposquadra Mark. Ripresero la marcia, stavolta più compatti. Il morale era ovviamente basso, e tutti si chiedevano cosa fossero quelle creature. «Nemmeno sappiamo cosa ci sta dando la caccia. Nemmeno sappiamo come sia fatto il nostro nemico, eppure sappiamo che è qui, che ci tiene d'occhio, non ci molla un solo secondo, e le nostre armi servono a poco e nulla. Siamo morti, siamo tutti con un piede e mezzo nella fossa!» Disse qualcuno, che poi venne zittito dai capisquadra. Più avanzavano, meno luce filtrava dagli alberi. E più loro si sentivano osservati, seguiti. Braccati. «Malcom, che c'è? Perché ti sei fermato?» Chiese uno dei suoi compagni. Malcom trasalì, come se fosse appena uscito da uno stato di trance. «No, niente. Tu non hai sentito nulla provenire dai cespugli?» Disse. «Oltre al fruscio? No. Ma non credo che sia stato quel qualunque-cosa-sia qui fuori con noi a provocarlo: forse era un serpente, o un altro animale che ha più paura di noi di quanta noi di lui» Rispose il compagno. «Perché, cosa hai sentito?» Aggiunse poi. «No, niente. Forse è solo tutta questa storia che mi rende più teso del dovuto» Rispose Malcom. Ma, da quei cespugli, era convinto fosse venuta una voce, una parola appena sibilata: "Ehnòm", ma forse se l'era solo sognato. Quella sera, si riunirono prima del solito, e piazzarono un perimetro luminoso intorno alle tende. «Smettila con questa storia della parola strana, Jet: sei solo nervoso per gli ultimi eventi. Se davvero reggi così poco la tensione, hai sbagliato lavoro» Disse qualcuno. «Voi non capite, ho sentito davvero quella voce. Diceva: "Ehnòm, Ehnòm. Ehnòm sta arrivando. Ehnòm sta arrivando". E nemmeno è stata la prima volta in cui l'ho sentita, da quando siamo qui...» Insistette Jet, prima di venire interrotto dal suo caposquadra: «Ora basta con queste storie da bivacco, Jet! Siamo tutti nervosi per la situazione in cui siamo finiti, ma siamo ormai vicini all'ultima posizione nota di Von Klept, e tra non molto ne saremo fuori. Quindi prendi qualcosa che ti calmi i nervi e dacci un taglio. Ed è un ordine». Poco dopo, mentre Jet era da solo Malcom lo avvicinò, raccontandogli che anche lui aveva sentito quella stessa parola. Entrambi convennero che ciò era strano: che due soldati di due squadre diverse, che marciavano a diversi metri di distanza l'uno dall'altro, sentissero la stessa parola nello stesso giorno. Là fuori c'era davvero qualcosa, qualcosa di inquietante, di sconosciuto e di mortale. Quella foresta era davvero maledetta. Il giorno dopo erano arrivati in uno punto con la vegetazione talmente fitta da costringerli ad accendere la torce, talmente era scarsa la luce del sole che arrivava a terra. Più avanzavano, più diventava difficile proseguire, e non solo per le piante fittissime: alcuni di loro finirono per calpestare ragnatele verdognole, altri inciamparono in scheletri o vecchie armi abbandonate. Erano finiti in una specie di cimitero di esploratori smarritisi nella giungla, e massacrati dalla stesa cosa che ora braccava loro. Inoltre, il fruscio intorno a loro diventava sempre più intenso. Jet e Malcom continuavano a sentire quella parola, sempre di più, sempre più forte: "Ehnòm, Ehnòm, Ehnòm". Stavano impazzendo! Poi, sentirono gli spari. Richieste di aiuto arrivarono da più squadre. Venne dato l'ordine di unirsi nella formazione unica e correre verso il fiume. Quando si riunirono, erano più che dimezzati. Corsero verso il fiume, senza fermarsi mai un attimo, senza pensare o metabolizzare quello che stava accadendo. Ora, l'intera foresta sembrava urlare quella parola: "Ehnòm, Ehnòm, Ehnòm, Ehnòm, Ehnòm...". Sempre di più sempre più forte. Qualcuno urlò, trascinato via da una ragnatela verde e maleodorante. Le tenebre proiettate dalle ombre delle piante inghiottirono la luce del casco. Qualcosa di grosso, peloso, ragnesco e felino allo stesso tempo, saltò fuori dalla fitta selva, prendendo altri due soldati. Qualcuno sparò, colpendo, forse, la creatura. Altre ragnatele arrivarono, altri di loro vennero trascinati nelle tenebre, mentre le loro luci si spegnevano. Né rimasero solo dieci: Jet, Malcom, il caposquadra Mark, e altri sette. Tutti gli altri erano stati portati nella giungla. Loro dieci, invece, avevano raggiunto il fiume. La vegetazione frusciava e si agitava, frenetica. Avevano le armi puntate, le divise si erano appiccicate alla loro pelle sudata. Poi, tutto si calmò per un istante. Una persona uscì dalla vegetazione. Era robusta, dalle spalle larghe e la pelle olivastra. Era a petto nudo. «Chi di voi riusciva a sentire quella bestia parlare?» Chiese. Tutti si guardarono confusi, tranne Malcom e Jet, che si scambiarono uno sguardo d'assenso. «Noi due» Dissero. «Venite con me, allora. Mi chiamo Vasco Mutapela, e sono un Metamorfo. E voi siete due Discendenti».
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La Foresta Maledetta
رعبDieci squadre da dieci soldati l'una vengono inviate a cercare una spedizione esplorativa scomparsa in una foresta che custodisce un segreto oscuro, che presto si farà sentire, una presenza costante e snervante. da predatori a preda, la missione di...