Sveglia, lavoro, casa.
Era questa la routine di Jeon Jungkook, ventunenne sudcoreano dai capelli scuri e dal corpo tatuato. Dall'aspetto potrebbe sembrare il tipico bad boy, intimidatorio e pieno di ragazze, ma non era così. Jungkook era tutto tranne che un cattivo ragazzo. Gli piaceva il latte alla banana, guardare film romantici e cantare, specialmente se le canzoni erano scritte da lui. Ogni superficie della sua camera era riempita con fogli sparsi, scarabocchiati o appallottolati, vestiti e libri che aveva aperto solo una volta e che poi aveva abbandonato, troppo pigro per concentrarsi e leggere. Non era mai stato un asso a scuola, odiava imparare su imposizione di altre persone, anzi odiava fare tutto se ad imporglielo erano gli altri, quindi dopo il diploma non aveva perso tempo e aveva cercato lavoro, messo un gruzzoletto di soldi da parte e si era trasferito in un appartamento tutto suo. Beh, più o meno. Jung Hoseok era il suo coinquilino da quasi due anni e non aveva ancora compreso a fondo il significato di "spazio personale". Non che a Jungkook dispiacesse, anzi era felice di avere Hobi accanto, anche solo sentirlo parlare della sua giornata lo metteva di buon umore. Non tanto per ciò che gli accadesse, ma per come ne parlava. Era più grande di lui di tre anni e, oltre a essere un commesso in un negozio di animali, faceva volontariato in un centro sociale come insegnante di danza. I ragazzi senzatetto, costretti a vagare per i quartieri più pericolosi e sudici di Seoul venivano presi in custodia dai gestori del centro e gli veniva dato vitto, alloggio e lezioni gratuite. Ognuno poteva scegliere di frequentare attività extra, come canto, recitazione o danza, ed era proprio in quest'ultima categoria che entrava in gioco Hoseok. Tre volte a settimana teneva una lezione di un paio d'ore ai ragazzi del centro, insegnandogli le coreografie non troppo difficili di gruppi kpop abbastanza famosi. Una volta gli aveva raccontato che cinque di loro erano scesi in piazza e si erano fatti riprendere da un loro amico con una vecchia telecamera mentre ballavano una delle sue coreografie, ricevendo applausi e complimenti dai passanti. Alcuni di loro avevano addirittura fatto visita al centro, donando una somma di denaro a scelta o offrendosi di prendere in custodia alcuni di loro. Hobi ne era felicissimo e le scintille nei suoi occhi mentre glielo raccontava avevano reso felice anche Jungkook. Erano come fratelli e più volte il minore si era ritrovato a considerarlo come "la sua vitamina", perché era capace di metterlo di buon umore anche dopo una giornata stancante a lavoro. Lavoro che avrebbe abbandonato volentieri, se avesse potuto, visto che fare il barman non gli piaceva per niente. Non che il suo lavoro precedente fosse meglio eh, sicuramente preferiva fare il barman e non il cassiere in un supermercato, ma non era il lavoro dei suoi sogni. Era stato licenziato due mesi dopo aver affittato la stanza nell'appartamento dove viveva Hoseok e, non potendo e non volendo tornare dai suoi genitori, si era subito messo alla ricerca di un altro lavoro. Per fortuna l'amico di Hoseok, Min Yoongi, era proprietario di un bar abbastanza famoso in centro e stava cercando un nuovo barman, visto che il precedente si era licenziato per aiutare suo padre in negozio. Jungkook non ci aveva pensato due volte a presentarsi per un colloquio. La paga era buona, lavorava solo di sera, così aveva tutta la giornata per scrivere, il locale era carino e Yoongi era un tipo molto gentile, anche se freddo e distaccato all'inizio. Anche il suo ragazzo, Kim Taehyung, si era rivelato essere un ragazzo molto carino e disponibile. Gestiva con lui il bar, si occupava principalmente dell'estetica, anche se gli aveva confessato che la sua passione più grande fosse la moda. Anche Yoongi aveva una passione per la musica come lui, tant'è che aveva deciso di istituire un paio di serate a tema, una karaoke e una con musica dal vivo, così da rendere il suo lavoro un po' più vicino a quello che era il suo sogno di lavorare a stretto contatto con la musica. Morale della favola, tutti e quattro si erano ritrovati a fare lavori per niente adatti a loro solo per sopravvivere. era triste, ma almeno sapevano di non essere soli. Jungkook non avrebbe mai voluto far parte del venerdì di musica dal vivo di Yoongi, ma quando per sbaglio il maggiore l'aveva sentito canticchiare una vecchia canzone degli anni 90 l'aveva letteralmente obbligato a salire sul palco e a cantare. Jungkook, timido e introverso qual era, aveva cercato di rifiutare in tutti i modi, ma dopo varie minacce e anche un paio di sberle da Hoseok, che concordava con Yoongi, si era ritrovato ad accettare. La prima sera cantò solo due canzoni. Era salito sul palco tutto tremante, con il cuore in gola, davanti a quelle che potevano essere forse cinquanta o cento persone. Niente di che direte voi, ma per una persona introversa parlare davanti a dieci persone è un'ansia, figuriamoci cantare davanti a cento sconosciuti! Ma quando aveva cominciato ad intonare la prima canzone, con gli occhi chiusi e le mani strette all'asta del microfono, tutta l'ansia era scivolata via. C'erano solo lui e la musica. Lui e il suo mondo. Lui e la sua ragione di vita. Sceso dal piccolo palco, aveva abbracciato Yoongi, dicendo che l'avrebbe rifatto con piacere, ancora e ancora. E così, Jungkook era diventato un ospite fisso al Friday Live Night. Ogni venerdi apriva la serata con due canzoni diverse, per poi lasciare spazio alla band e al DJ che Yoongi aveva assunto appositamente. Non era un segreto, però, che la maggior parte andava lì per ascoltare lui. Ed era questo il motivo per cui, un venerdì sera qualunque, Park Jimin fu trascinato dai suoi migliori amici Kim Namjoon e Kim Seokjin al White Night, con la promessa di ascoltare "un angelo sceso dal cielo" cantare. Era così che l'aveva descritto Seokjin. Jimin aveva ventitré anni, una lucente chioma bionda, tinta ovviamente, e una media universitaria impeccabile. Difficile a dirsi, ma Park Jimin era un vero secchione, e non lo era neanche per suo volere! La sua memoria infallibile gli permetteva di ricordare cose anche solo ascoltate o lette una sola volta, e molto spesso si ritrovava a passare esami su esami senza aprire libro. Prossimo alla laurea in letterature straniere, gli piaceva andare a divertirsi, magari in un pub o in una discoteca, gli piaceva trovare qualcuno da portare a casa, bere fino a fare schifo senza ricordarsi nulla il mattino dopo. Per questo, quando i suoi amici avevano insistito per portarlo a quella serata di musica dal vivo, era rimasto abbastanza deluso. Lui voleva andare a ballare, voleva divertirsi, voleva dimenticare, nascondere le ferite che portava nel cuore, cercare di colmarle con una notte di sesso, senza mai riuscirci. Notti per non pensare, notti in cui sperava di guarire le fin troppe ferite che gli erano state inflitte. Ascoltare un idiota cantare in uno squallido bar non avrebbe fatto altro che annoiarlo ancora di più.
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Still With You [KOOKMIN]
Fanfiction"Mi permetterai di rimettere insieme i tuoi pezzi, Jungkookie? Perché io ti sto permettendo di rimettere insieme i miei. Tu vuoi?" boyxboy accenni namjin, taegi smut