La bellezza, per le donne in ispecie, è un gran tesoro; ma c'è un tesoro che vale anche di più, ed è la grazia, la modestia e le buone maniere.Carlo Collodi, Cenerentola.
Il quotidiano mostrava, in prima pagina, una foto a colori del drago comparso nei cieli di Nuova Domino quel mattino. La qualità non era eccelsa, forse era stata scattata al volo da un cellulare, ma rendeva bene l'idea di cosa fosse apparso quella mattina all'alba. L'articolo spiegava che l'intera cittadinanza era stata coinvolta in quella che sembrava un' "illusione collettiva": il traffico era andato in tilt, causando ingorghi apocalittici con gli automobilisti che scendevano dalle auto per raccogliere le banconote sparse al vento. Illusione fino ad un certo punto, perché l'immagine del drago era scomparsa ma le banconote erano tangibili e soprattutto autentiche.
Anche senza quel biglietto capitatogli fra le mani, Atem avrebbe saputo dire con assoluta certezza che si trattava di un'opera di Seto Kaiba: spettacolarità e grandi investimenti di denaro erano parte della sua firma. Un magnate come lui, a capo dell'azienda attualmente leader nel campo dell'intrattenimento videoludico e della tecnologia, non perdeva nulla a lanciare al vento qualche milione in banconote.
Soprattutto se, stando a quello che riportava il quotidiano, rivendicava l'atto come sua iniziativa per promuovere la nuova, imminente uscita targata Kaiba Corporation in fatto di videogiochi: non si parlava di altro da mesi nell'ambiente dell'intrattenimento visivo, e il Dark Magicians stesso aveva deciso di organizzare un evento in concomitanza con l'uscita.
Ovviamente, l'unico a capire il reale messaggio di quell'apparizione era stato proprio Atem.
- Pare che lo spettacolino dell'altra sera non gli sia affatto piaciuto- sorrise il Faraone, ripiegando il quotidiano e spostandolo con due dita della mano sinistra – Forse l'ho indispettito-
- Tu sapevi che lui ti stava guardando?- chiese Mana, i gomiti puntellati sul bancone.
- L'ho fatto entrare io nel locale-
- Da quanto tempo va avanti questa sfida, ormai?-
- Dai tempi delle scuole dell'obbligo...credo. Ho perso il conto. Ci siamo sempre scontrati, ma mai in modo così...plateale-
E le mostrò il foglietto arrivatogli. Mana prese il pezzo di carta tra le sue dita gentili, scorrendo con le iridi verdi le parole su di esso scritte. Quel "A te la prossima mossa" era un chiaro segnale: la sfida era tutt'altro che conclusa, anzi era appena iniziata. E il terreno di gioco era vasto abbastanza da perdersi nei meandri delle menti umane.
- Hai paura?- domandò la ragazza, incerta. Una mano avanzò di sua spontanea volontà e si posò sul pugno chiuso di Atem, a riposo sul bancone, sfiorandolo con la punta delle dita ed attirando la sua attenzione. Il Faraone le sorrise, enigmatico come sempre.
- Paura, sì- ammise poi – Ma non per me-
- Uh? Cosa intendi?-
- Non ho idea di quale sia il suo reale limite. Non è la sua abilità ad impensierirmi, ma il suo egocentrismo, la sua voglia di primeggiare a tutti i costi. Potrebbe creare più problemi di quanto non si pensi. E questo...- e rimise sotto gli occhi di Mana il quotidiano – Questo è una chiara dimostrazione dei suoi reali intenti, e del fatto che nulla potrà desisterlo dal suo obiettivo. Neanche l'incolumità delle persone-
- In altre parole, temi che si faccia prendere eccessivamente la mano?-
- Non è un timore, il mio. È una certezza. E non parlo a vanvera, considerato quello che è successo in passato-
Il mazzo di tarocchi marsigliesi di Mana era ancora in mezzo a loro: la giovane l'aveva posizionato, immaginando che lui volesse consultarlo, ma non era ancora stato toccato, fino a quel momento almeno. Gli occhi verdi di lei si posarono prima sulla mano destra di Atem, che tagliò il mazzo in tre per poi riunire il tutto mettendo, in alto, il mazzetto al centro, poi spostò lo sguardo sull'indice e medio posati sul dorso della prima carta, poi sul suo volto impassibile e pensoso. Stava ponendo il suo quesito alle carte, e quando voltò la prima, come lei si aspettava, i suoi occhi non tradirono alcuna espressione.
In cuor suo già conosceva la risposta, ma voleva scoprire ulteriori pareri, e nel profondo sapeva che le carte non mentivano mai. La posò sul bancone, il silenzio tra i due rotto solo dalla musica che fuoriusciva dagli altoparlanti. Gli occhi di Mana si strinsero lievemente, ad osservare la torre scoperchiata da cui scaturiva una fiammata verso il cielo, una gigantesca Torre di Babele abbattuta dal fulmine divino.
La Maison Dieu, La casa di Dio o, più comunemente, la Torre. Simbolo di superbia e presunzione, punite con il castigo.
- Conosco Seto Kaiba troppo bene per non sapere cosa gli passa per la testa, in questo momento- concluse Atem, spostando la carta più a destra e indicando a Mana il mazzo.
- Cosa intendi fare?- domandò allora lei, incerta.
- Non voglio ostacolarlo, ma neanche aiutarlo. Dovrà capirlo da solo. E poi...non intendo privarmi del piacere della sfida. Seto ha lanciato il guanto tanti anni fa, io l'ho raccolto e continueremo con la nostra schermaglia finché ne avremo la forza-
- Non mi piace saperti in pericolo-
- Ma io non sono in pericolo-
- Sai cosa intendo-
- Non mi spezzerò. Non di nuovo-
- Lo so-
Entrambe le mani della ragazza si posarono sulla sua destra, gli occhi che si alzarono quando lui ricambiò la stretta e le sorrise ancora.
L'orologio a forma di ranocchia sul bancone segnalava le cinque e un quarto, e tuttavia Atem non aveva pensato all'apparizione nel cielo fino a quando non era entrato al Dark Magicians. Mentre Yugi passava in rassegna gli scaffali, alla ricerca di qualche interessante videogioco, il creatore del Pharaoh's Kingdom si era impegnato in una lunga discussione con Mana, ponendo quell'illusione collettiva come argomento principale. Mana era l'unica persona, tra le sue conoscenze, capace di andare oltre le superstizioni e le apparenze, forse l'unica persino di tenergli testa, e sebbene si fosse tenuta da parte e non avesse mai partecipato a quel genere di "giochi", anche lei provava sempre più interesse verso le meccaniche della mente umana, e l'essere appassionata di esoterismi contribuiva molto alla sua visione del mondo e degli eventi. A unirli c'era un profondo affetto che si era radicato nel corso degli anni, e le vicende dell'ultimo anno li avevano messi spesso in condizioni di cercarsi e ritrovarsi, lasciarsi per poi riprendersi subito dopo. Atem faceva spesso visita al Dark Magicians anche senza usare Yugi e il suo interesse per i giochi come scusa per farsi vedere, lui e Mana restavano a parlare insieme per ore.
- Pensi potremmo rivederci, una di queste sere?- le chiese a bassa voce, quasi non volesse farsi udire né da Yugi né dalle colleghe di Mana. La giovane si fece sfuggire un furbo sorriso, alzando gli occhi al cielo quasi stesse pensandoci sopra.
- E tutto quest'improvviso desiderio da cosa nasce?- gli chiese poi, tracciandogli qualche cerchio sul dorso della mano con l'indice destro.
- È forse un delitto o un crimine voler passare del tempo con una persona a me cara?-
- E dove mi porteresti, Faraone? Nel tuo...regno?-
- Ti riferisci al Pharaoh's Kingdom? Pensavo a qualcosa di diverso-
- Ma certo che mi riferivo al Pharaoh's Kingdom!- Mana rise, gettando la testa all'indietro, una risata dolcissima quella che suonava dalle sue labbra – È passato tanto tempo dall'ultima volta che sono stata lì, avevate la sala da biliardo ancora in ristrutturazione! E poi vorrei anche vedere come stanno tutti gli altri...-
- Io pensavo a me e te, da soli-
Mana non aveva mai imparato a controbattere a simili risposte, né a difendersi dall'intensità di quegli occhi; e in cuor suo era certa che lui lo sapesse, e lo facesse apposta a farla sentire così piccola e lusingata, forse anche desiderata. Molti l'avevano considerata solo per quel dolce viso innocente sul corpo di un'adulta, lui invece la voleva con sé perché davvero apprezzava la sua compagnia. Tra le altre cose.
- Ma se preferisci, potremmo fare anche così. Potremmo stare al Pharaoh's Kingdom, e poi entrare nel mio regno-
Mana non rispose. Abbassò ancora lo sguardo, celando i begli occhi verdi dietro le impertinenti ciocche dorate che le scivolavano lungo il viso. Alzò una mano e se ne spostò una dietro l'orecchio destro, ben sapendo che entro tre secondi le sarebbe di nuovo scivolata sugli occhi. Senza rifletterci troppo tempo sopra portò le dita sul mazzo, esitò per qualche secondo e voltò la sua carta.
Un uomo tra due donne, e un cherubino che volteggiava sulle loro teste, pronto a scoccare la freccia. Les Amoreux, gli Amanti, l'unica carta che aveva bisogno di davvero poche spiegazioni. Atem sollevò una mano per spostarle una ciocca bionda dietro l'orecchio: la punta delle dita le sfiorò la guancia sinistra, facendole chiudere gli occhi.
Fu lei la prima a porre a contatto la propria fronte con la sua, gli occhi socchiusi e un sorriso che le curvava le labbra. Atem le sfiorò il naso con il proprio, intenerito.
Fu di nuovo lei quella a cercare le sua labbra alla cieca e baciarle, accarezzandogliele morbida e dolce. Il Faraone sorrise ancora contro la sua bocca, una mano salita ad accarezzarle ancora una guancia.
- Ah-
Il lieve colpetto di tosse di Yugi gli fece riaprire gli occhi e lo distolse dal volto di Mana. Atem si voltò quel che gli bastava per vedere il suo fratellino, che attendeva pazientemente il via libera per completare il suo acquisto. Dietro di lui, impossibile dire se compiaciute o sorprese, le tre colleghe di Mana, sempre rigorosamente posizionate in ordine di altezza, li osservavano con grandi occhi colmi di divertimento: la più alta si attorcigliava una ciocca di capelli biondi intorno all'indice destro, la seconda si copriva il sorriso con il cellulare coperto dalla cover rossa, e la terza stringeva tra le mani una console portatile colorata di turchese, come i suoi lunghi capelli.
- Iooooo avrei finito!- esclamò Yugi, evitando a tutti i costi di incrociare lo sguardo con Atem, temendo forse qualche rappresaglia o una scarica di insulti per aver interrotto quel momento pseudo intimo. Mana stessa ebbe bisogno di qualche secondo per recuperare lucidità e annuì, riunendo di nuovo il mazzo e spostandolo in modo che non desse intralcio.
In fondo era bello anche osservarla così, a distanza mentre sbrigava il suo lavoro. La giovane ragazza dagli occhi verdi come un incantesimo era l'unica donna che, fino a quel momento, non era scappata via di fronte alle evidenti stranezze di Atem, anzi: le aveva accettate e l'aveva fatto sentire meno "speciale", meno mosca bianca di come era indicato.
In fondo, non c'era nulla di male a voler approfondire i meccanismi del mondo; ma se in tante l'avevano trovato strano, ai limiti dell'alienato ed ingestibile per quel suo così strano interesse, Mana non si faceva alcun problema, forse perché era lei la prima a voler comprendere il modo in cui il Faraone osservava il mondo.
- A te, Yugi! Passa a ritrovarci presto- lo salutò Mana, consegnandogli la busta contenente i suoi acquisti.
- Grazie mille, Mana! E grazie anche a voi ragazze, è sempre un piacere vedervi!-
- Grazie a te, Yugi!-
- Anche per noi è un grande piacere vederti!-
- Anche se ci piacerebbe fare altro con te...-
Quando il ragazzo trovò evidente difficoltà nel rispondere alle tre coloratissime colleghe di Mana, cominciando ad emettere suoni disarticolati e sconclusionati con il miglior sorriso da ebete in faccia, Atem prese in mano la situazione; o meglio, afferrò il fratello per la giacca e se lo tirò via con una scena degna di un fumetto, scatenando le risate delle quattro ragazze. L'unico momento in cui il Faraone si voltò fu solo per salutare Mana con uno sguardo complice.
- Ahi! Che male, che bisogno c'era?! So camminare da solo!- esclamò poi Yugi, una volta arrivati all'auto. Atem sbloccò la chiusura centralizzata e attese che entrambi prendessero posto e chiudessero le portiere, prima di avviare il motore.
- E da quando in qua riscuoti tutto questo successo col gentil sesso, mh?- domandò invece l'altro, senza tuttavia togliersi il sorriso.
- Ah, da molto più tempo di quanto tu creda! Sarai mica invidioso?!-
- Eppure mi sembravi piuttosto impacciato di fronte a quell'avance chiara come il sole...-
- Sì beh, è che mi hanno preso in contropiede! Avrei saputo rispondere, giuro! Non pensare di essere l'unico ad avere la prerogativa!-
- Ah-ha, ne hai ancora di strada da fare, fratellino...-
- Questo lo dici tu! Io almeno non ho bisogno di giochi di prestigio, mi basta la mia gioviale presenza e la mia gentilezza!-
- Ci infilassi, in mezzo, anche un po' di sale in zucca e decidessi di parlare chiaramente ad Anzu sarebbe un quadretto perfetto!-
- Si beh, questo discorso dovresti farlo a Judai, se proprio ci tieni! Non sono così disperato!-
- Judai non è disperato, Yugi. Mi spiace ammetterlo ma è proprio stupido-
La risata di Yugi scosse tutto l'abitacolo. Atem ridacchiò a sua volta, chiedendo mentalmente scusa a Judai per il divertimento concessosi alle sue spalle.
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La Teoria del Caos
General Fiction"Il battito delle ali di una farfalla in Brasile, può provocare una tromba d'aria nel Texas". Così il fisico Edward Lorenz spiegò, in una conferenza del lontano 1979, la Teoria del Caos, secondo cui il minimo cambiamento può significare una storia d...