The Dark Side

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The Dark Side

1. Capitolo:

La sala gremita e vagamente illuminata sembrava sul punto di scoppiare.
All'interno vi erano una miriade di corpi giovani e accaldati schiacciati l'uno contro l'altro che si muovevano a tempo della musica assordante.
L'aria consumata e impregnata d'alcol e fumo mi stava stordendo tanto che cominciavo a perdere il senso dell'orientamento.
Mi stringevo nelle spalle cercando con i gomiti di farmi strada nella folla. Le luci stroboscopiche mi impedivano di farmi un'idea chiara della direzione che stavo prendendo.
Mi maledissi mentalmente per essermi allontanata dal mio gruppo di amici e maledissi anche la mia vescica che dopo solo un paio di drink analcolici già implorava di essere liberata.

Sussultai quando improvvisamente percepii un paio di mani afferrare prepotentemente i miei fianchi tirandomi indietro. Inciampai a causa della forza che mi attraeva, ma la caduta fu arrestata dal petto di qualcuno alle mie spalle. Un forte odore d'alcol invase le mie narici disgustandomi. A quel punto la sconosciuta presenza dietro di me avvolse le sue braccia attorno alla mia vita intrappolandomi in una presa ferrea e soffocante.
Strinsi le mani sui suoi polsi cercando di liberarmi ma la sua forza superava di gran lunga la mia.

- Balla con me, piccola!-

Biascicò al mio orecchio.
Il ragazzo continuava a barcollare, sicuramente a causa degli alcolici che aveva assunto.

- Lasciami!-

Esclamai dimenandomi tra le sue braccia rudi ma egli ignorò totalmente il mio ordine.
Percepii un brivido gelido paralizzarmi quando le sue labbra premettero in un punto sotto la mia mandibola.
Il suo respiro pesante mi nauseava mentre egli lasciava una scia di languidi baci sulla mia pelle.
Sentivo le gambe tremare talmente tanto che temetti più volte che avrebbero ceduto. Istintivamente infilai le unghie nella sua carne cercando di liberarmi da quella gabbia umana.

- Oh, sei una piccola gattina.-

Ammiccò sogghignando.
Non sapevo fino a che punto potesse spingersi quel tipo. Delle immagini orribili cominciarono ad affollarsi nella mia mente. La sola idea di quello che avrebbe potuto farmi mi terrorizzava a morte.
La paura prese il sopravvento sulla ragione e agii secondo ciò che forse gli altri definiscono "istinto di sopravvivenza".
Così mossi l'unica parte del corpo che mi era possibile muovere.
Caricai il piede destro e, con tutta la forza di cui ero capace, pestai il suo piede sperando che, quei tre centimetri di zeppa che portavo ai piedi, gli avrebbero provocato abbastanza dolore da permettermi di fuggire.

- Porca puttana!-

Lo sentii imprecare.
Le sue braccia si sbloccarono immediatamente aprendosi al dolore che gli avevo appena inflitto.
Era il momento giusto!
Mi voltai subito incontrando un muro di adolescenti ammassati che ballavano.
Cercai di affrettarmi a farmi spazio tra i loro corpi ma, proprio quando mi sembrava di vedere la luce infondo al tunnel, mi sentii afferrare per un polso e trascinare nuovamente in quell'orribile buco nero.
Il mio molestatore era stato più veloce di me.

- Stupida puttana! Ora me la paghi!-

Minacciò pieno di collera.
Con uno strattone mi fece girare come una trottola in modo che potessi vederlo in volto.
Aveva un'aspetto trasandato.
La camicia era per lo più sbottonata e con delle macchie umide.
Il volto bastava a esprimere tutta la sua rabbia nei miei confronti. Fu allora che notai il suo palmo in aria pronto a colpirmi.
Mi ero rassegnata quando vidi una mano possente contrastare la forza del primo.
Un braccio forte mi spinse indietro prima che una figura imponente si piazzò proprio di fronte a me .
Lasciai scivolare lo sguardo lungo il corpo del ragazzo di fronte a me.
Una cascata di ricci scuri e disordinati cadevano sul suo collo, prima di lasciare spazio a delle larghe spalle fasciate da un'attillata maglietta nera.
La giovane figura si stringeva in una vita stretta ed era sorretta da due gambe lunghe con addosso un paio di Blue Jeans.

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