Prologo

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«Ciao.»

Hariel alzò lo sguardo interrompendo il proprio lavoro e incrociò un paio di occhi verdi che non lo lasciarono del tutto indifferente; erano luminosi e accattivanti, e - se ciò non fosse stato sufficiente a colpire chiunque li guardasse - folte ciglia scure ne evidenziavano ancora di più il colore chiaro.

«Ciao» rispose dopo un tempo fin troppo lungo.

«Hariel, giusto?» disse il ragazzo, sfoderando un sorriso che stese definitivamente l'altro.

Come faceva, quel tipo, a conoscere il suo nome? Non lavorava da molto in quel fast-food e di solito era chiuso in cucina a girare hamburger e friggere patatine; quel giorno, in via del tutto eccezionale, stava sostituendo una collega malata, anche se lui detestava servire i clienti.

«Dipende, tu chi sei?» domandò di rimando, con fare circospetto.

«Frequentiamo lo stesso corso di letteratura straniera.»

"Davvero? E come mai non ti ho mai notato?" pensò sospettoso, Hariel.

«Lo so, non mi hai mai notato. Ho appena cambiato alcuni corsi e a quello di letteratura straniera sono stato soltanto una volta.»

Ecco, dunque, svelato il mistero.

«Comunque, mi chiamo Bradley - ma puoi chiamarmi Brad - piacere di conoscerti» sorrise porgendogli una mano.

«Come fai a sapere che è un piacere?» ribatté stringendogliela velocemente.

«Ho solo espresso una speranza» rispose senza perdere il sorriso: di certo non era uno che si abbatteva facilmente.

«Dall'unica discussione alla quale ho assistito a lezione, ho dedotto che, forse, sei il migliore del corso» aggiunse Bradley.

«Me la cavo» rispose Hariel alzando le spalle e tornando a pulire i tavoli: quegli occhi lo destabilizzavano. Se voleva continuare ad avere una conversazione decentemente comprensibile, meglio non fissarsi su quelle iridi verdi.

«Pungente e modesto: due qualità che apprezzo molto» continuò l'altro.

«Ne sono felice» si spostò al tavolo successivo e Bradley lo seguì.

«Ascolta, so che può sembrare strano che uno sconosciuto si avvicini senza un motivo apparente, ma ti assicuro che io ce l'ho, e anche buono.»

«Questo lascialo decidere a me.»

«Certo. Il punto è che, avendo cambiato corso a semestre iniziato, ovviamente sono indietro con gli appunti e lo studio.»

«È comprensibile.»

«Dunque, mi chiedevo se potessi darmi una mano.»

Hariel si fermò di colpo e lo guardò. «Vuoi i miei appunti?»

«Se fosse possibile, sì. Sono disposto anche a pagarteli. Credimi, sono disperato!»

Hariel sospirò, tornando al proprio lavoro. «Non essere ridicolo! Non mi farei mai pagare per degli stupidi appunti.»

«È un sì?»

«No, è una constatazione» ribatté dirigendosi al bancone.

«E cosa posso fare affinché diventi un sì?»

«Domandarlo per favore sarebbe un buon inizio» rispose accennando un sorriso sarcastico.

«Per favore, potresti prestarmi i tuoi appunti di letteratura straniera?» domandò Bradley con estrema gentilezza... forse anche troppa!

«No» rispose Hariel guardandolo dritto negli occhi.

«Ma...»

«Ciao. Ora devo lavorare» e detto ciò rivolse la propria attenzione a un cliente che attendeva per ordinare.

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